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Campagna: Una nuova alleanza fra Trono e Altare? Non in mio nome!

A quegli eurodeputati italiani che hanno presentato al Parlamento Europeo una mozione “bipartisan” in difesa dell’esposizione del crocifisso;

A quelli che dicono “il crocifisso è un simbolo della nostra tradizione e della nostra identità”;

A quelli che dicono “l’Europa ha preso una deriva laicista e individualista”;

A quelli che dicono “alla sentenza CEDU difetta il buon senso”;

A quelli che dicono “il crocifisso non è importante, pensiamo alle cose serie”;

A quelli che dicono “il crocifisso non dà fastidio a nessuno”;

A quelli che dicono “la maggioranza degli italiani lo vuole”.

Il crocifisso nelle aule scolastiche non è un tema che appassiona i cittadini. In molte scuole italiane il crocifisso non c’è più da tempo, né si richiede – da parte di studenti, genitori o insegnanti – di rimettercelo. È una classe politica tanto illiberale quanto lontana dai problemi reali del Paese ad usare la battaglia sui simboli religiosi per restringere gli spazi di democrazia, negare il pluralismo, intimidire e zittire chi dissente, immiserire la vita civile. Noi non ci stiamo!

La battaglia sul crocifisso nelle scuole può apparire astratta e futile, ma gli attacchi personali e le minacce del sindaco di Cittadella alla famiglia italo-finlandese ricorrente alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono reali. È reale l’ordinanza del sindaco di Chiusa Sclafani sul mantenimento del crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici comunali “come espressione dei fondamentali valori civili e culturali dello Stato italiano”, e sono reali i 500 euro di multa che, in netto contrasto con la recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, rischia la preside del locale Istituto Comprensivo “Reina” per non averlo esposto nel suo ufficio. Così come è reale la pressoché totale assenza di solidarietà con chi subisce le imposizioni di autorità sui simboli religiosi, è reale la pretestuosa negazione in molte parti d’Italia della libertà di culto per i musulmani, è reale il razzismo promosso da politici e amministratori locali. Sono tutte facce della stessa medaglia. Noi diciamo no!

La difesa dei diritti fondamentali non può obbedire a logiche “maggioritarie”, né dipendere dagli orientamenti culturali della maggioranza della popolazione di uno Stato nazionale, né essere soggetta a considerazioni di “opportunità politica”. Ogni cedimento su questo punto indebolisce la lotta contro il razzismo e per l’uguaglianza dei diritti.

Noi denunciamo l’insipienza di una classe politica che lascia unicamente alle sentenze della magistratura la difesa dei diritti umani e civili, per poi lamentarne i presunti sconfinamenti nella politica stessa.

Noi salutiamo la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sull’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche come una vittoria del principio di laicità dello Stato e della parità di stima delle minoranze e un passo avanti sulla via pluralista, l’unica che consente di costruire uno spazio sociale e politico europeo fondato sulla libertà e sul rispetto reciproco, dove le diversità possano convivere. La lotta per la laicità non è circoscrivibile al solo contesto italiano, e ci auguriamo che la sentenza costituisca un precedente e un punto di riferimento importante per tutti i paesi del Consiglio d’Europa. 

Crediamo che, come è diritto inalienabile dell’individuo portare ed esporre indisturbato sulla propria persona, anche in ambito scolastico, i simboli della propria fede religiosa , allo stesso modo sia dovere dell’istituzione pubblica attenersi a una scrupolosa neutralità per farsi al meglio garante del diritto di ciascuno alla libera espressione di fede religiosa, di ateismo o agnosticismo.

Crediamo che, come l’individuo ha diritto di prendere liberamente posizione nei confronti dei simboli religiosi, allo stesso modo lo Stato si debba astenere da una sua interpretazione “ufficiale” di tali simboli, anche se sono i simboli della religione professata dalla maggioranza dei cittadini. Riteniamo comunque irrispettoso nei confronti di quel che rappresentano i simboli religiosi ogni loro riduzione a mera tradizione secolare, o addirittura a simbolo di uno Stato nazionale, ogni loro strumentalizzazione per incoraggiare il conformismo e mantenere posizioni di potere.

Crediamo che, come è diritto di ciascuno valorizzare nella società la propria identità religiosa, allo stesso modo questo non debba comportare in tal senso l’impegno dello Stato, che è Casa di tutti.

Per questo chiediamo che la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo venga sostenuta e applicata.

Primi promotori:

Luisa Bagiotti
Felice Besostri, docente di Diritto Pubblico Comparato
Maria Agata Cappiello
Francesca Lacaita
Lorenzo Marsili
Silvana Marzagalli
Liana Novelli Glaab
Cristina Ronzitti
Nicola Vallinoto, Movimento Federalista Europeo

Prime associazioni:

Il Dialogo
Associazione Italialaica
UAAR
Academia Philosophiae Naturalis
Rete Laica Bologna

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/galzignano-crocifissi-obbligatori/2114126

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/la-preside-non-espone-il-crocifisso-il-sindaco-e-pronto-a-multarla/1788147

Aderisci:

Adesioni dal 7 dicembre 2009: 590 persone , 6 associazioni

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