L’uranio impoverito che uccide e impoverisce
Mentre i ministri La Russa e Maroni sorridono compiaciuti della loro fiammante tuta da piloti, in attesa d’imbarcarsi sul nuovo jet militare Aermacchi M345 (come da decine di foto pubblicate sulle maggiori testate) vi informiamo che nel giro di 5 giorni l’Osservatorio Militare ci ha inviato due comunicati. Il primo annunciava la morte di Amos LUCCHINI, aveva 53 anni ed era un colonnello medico dell’esercito italiano impegnato in varie missioni internazionali. Il secondo si chiamava Andrea Orsetti aveva solo 26 anni e in quell’esercito sperava di trovare soddisfazioni che avrebbero appagato il suo desiderio di pace visto che gli era stato promesso che in missione ci andava solo per quella e invece, come Lucchini, ha trovato la morte. L’anomala presenza di metalli pesanti riscontrata nel suo corpo non lascia dubbi: il serial killer uranio impoverito ha colpito ancora. Lucchini è ufficialmente la vittima n. 167, Orsetti la n. 168, le fonti parlano di 2538 casi clinici. Noi si sta qui a snocciolare numeri come se fossero grani di rosari con la differenza che mentre quelli servono a meditare su una ventina di misteri, questi servono esclusivamente a ricordarci che in questa tragedia i misteri non ci sono, ma vengono costruiti ad hoc dagli uomini delle stanze dei bottoni. Commissioni d’inchiesta, proposte di moratorie contro il depleted uranium, interpellanze di governi che chiedono risposte, campagne, appelli accorati di genitori, mogli e figli dei morti e degli ammalati ad oggi non hanno ottenuto che qualche promessa e briciole d’illusioni mentre nelle zone di guerra si procede esponenzialmente ad avvelenare terra e aria con quelle polveri maledette lasciate libere di poter uccidere chi le respira. Coloro che voltano la faccia dall’altra parte sostenendo di essere antimilitaristi e dunque i soldati che vanno alla guerra si devono assumere le loro responsabilità, sappiano che tutti i proiettili inesplosi (centinaia di tonnellate) giacciono sul terreno pronti col tempo a rilasciare nelle falde e nell’aria il loro materiale cancerogeno che arriverà alle porte di tutti noi. Invitiamo pertanto i lettori, ancora una volta, a documentarsi sui devastanti effetti dell’uranio impoverito con particolare attenzione alle storie raccontate da chi direttamente o indirettamente si è trovato coinvolto.
Domenico Leggiero, responsabile dell’Osservatorio Militare, ex maresciallo dell’Esercito, da anni lotta contro l’ostinata tesi ‘negazionista’ sulla responsabilità del d.u. nelle patologie di parecchi soldati italiani rientrati dalle missioni in Bosnia, Kosovo e ora anche dall’Iraq. Non demorde e continua a sperare, man mano che i nostri governi si succedono, che un sussulto di dignità istituzionale, un minimo di civiltà diano il coraggio ai responsabili di ammettere gli errori tentando seriamente di porvi qualche rimedio, almeno per quanto riguarda l’attuazione di severa e doverosa prevenzione ed è perciò che chiede un immediato confronto con il ministro La Russa per trovare forme e sistemi idonei in tal senso oltre che protocolli di assistenza adeguati.
Che da lassù -sia in cielo che a palazzo Chigi- La Russa e Maroni l’ascoltino.
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