L'ONU adotta il divieto delle armi nucleari. Stati Uniti e altre potenze nucleari continuano il boicottaggio
All’Assemblea delle Nazioni Unite, venerdì 7 luglio, è stato votato a larghissima maggioranza il ‘Nuclear Ban’, un Trattato vincolante che mette fuori legge tutte le armi nucleari, sia le testate esistenti (in mano a Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele, Nord Corea) sia lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma nucleare. Il testo del trattato è stato approvato con 122 voti favorevoli, un voto contrario (Olanda) e un astenuto (Singapore). Dopo anni di lavoro per rendere il Trattato una realtà, pur se ostacolati dai paesi che possiedono armi nucleari e dai paesi NATO (Italia compresa), si può dire finalmente che c’è un Trattato che può permettere di liberarsi dalla minaccia nucleare. http://www.disarmo.org/ican/docs/5158.pdf
In linea con quanto dichiarato dall’ambasciatore francese Alexis Lamek “l’interdizione immediata delle armi nucleari è incompatibile con l’approccio progressivo del disarmo nucleare”, per i paesi contrari al ‘Nuclear Ban’ solo con Trattato di non proliferazione (Tnp) è possibile arrivare ad un disarmo multilaterale. Sebbene anche il Giappone non abbia partecipato al voto, Setsuko Thurlow, una sopravvissuta al bombardamento atomico di Hiroshima e attivista anti-nucleare, ha sottolineato che questo è l’inizio della fine delle armi nucleari, ma soprattutto ha esortato le nazioni a non tornare mai alla politica fallita della deterrenza nucleare rivelatasi fallimentare: “Se amate questo pianeta, firmerete il trattato” ha dichiarato. Infatti affinché il Trattato diventi giuridicamente vincolante il 20 settembre dovrà essere ratificato da almeno cinquanta nazioni ed entrerà in vigore nel momento in cui tali Stati manifesteranno il proprio consenso a essere vincolati dal Trattato. Le potenze nucleari confidano nell’art.34 della Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati riguardante gli Stati terzi che dispone che “Un trattato non crea né obblighi né diritti per uno Stato terzo senza il consenso di quest’ultimo”, e sul fatto che sia improbabile che il Trattato sia in grado di creare un diritto internazionale consuetudinario finché lo rifiutano. Tecnicamente però l’articolo 38 che codifica principi universalmente accettati può legare i non firmatari perché “Nessuna delle disposizioni contenute negli articoli da 34 a 37 vieta che una norma sancita da un trattato diventi obbligatoria per uno Stato terzo in quanto norma consuetudinaria di diritto internazionale riconosciuta come tale”. http://docenti.unimc.it/f1.marongiubuonaiuti/teaching/2016/15699/files/testi-normativi-di-riferimento-generale/convenzione-di-vienna-sul-diritto-dei-trattati
Un dibattito importante si è aperto a proposito del rapporto fra il nuovo Trattato e quello esistente sul controllo delle armi nucleari e il regime di non proliferazione (Tnp). La controversia riguarda se il ‘Nuclear Ban’ debba essere considerato complementare e sostenere il Tnp, oppure assumere che questo ha ormai dimostrato la sua inefficacia. In particolare all’art. VI in cui si stabilisce che “Ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale”. L’articolo è stato ritenuto “non esecutivo” dal giudice della Corte d’Appello del Nono Circuito della California a Luglio per la causa Nuclear Zero. La causa era stata portata avanti dalla Repubblica delle Isole Marshall (RMI) contro gli Stati Uniti nel 2014 perché violavano gli obblighi di cui all'articolo VI del Trattato di non proliferazione http://lcnp.org/RMI/ . Dopo 70 anni dai primi test nucleari nelle isole Marshall il grado di contaminazione è ancora così alto che gli sfollati non possono farvi ritorno perché le conseguenze del disastro avvelenano ancora il cibo, la terra, l’acqua, e rendono impossibile la vita. http://www.pnas.org/content/113/25/6833.full . Nella sentenza si legge che “il linguaggio indeterminato della disposizione non fornisce una regola” e che anche se gli Stati Uniti hanno sostenuto che l'articolo VI non è auto-esecutivo e quindi non direttamente esecutivo nei tribunali nazionali, il tribunale in questione ha definito tale problema irrilevante, cioè nulla nell’'articolo VI suggerisce che "è stato formulato per avere un effetto immediato nei tribunali nazionali. Dunque anche se con l’art. VI gli Stati Uniti si impegnano a perseguire misure efficaci per porre fine al nucleare per il generale e completo disarmo, tale direttiva deve essere eseguita dall’azione politica e non dai tribunali nazionali. Inoltre non vengono dettagliati tempi, luoghi e natura di tale disarmo così rimanendo una semplice promessa di azioni future”. http://www.nuclearzero.org/in-the-courts
Si capisce allora perché gli Stati nucleari non intendono firmare, ratificare o mai diventare parte del nuovo trattato perché incompatibile con la deterrenza nucleare, minaccia di sconvolgere il Tnp e il regime globale di non proliferazione. In realtà questi governi stanno finanziando nuove generazioni di armi nucleari. Se il presidente Trump, a proposito della nuova revisione della Nuclear Posture (NPR), ha dichiarato di voler assicurare che “il deterrente nucleare degli Stati Uniti sia moderno, robusto, flessibile, resistente e pronto, opportunamente adattato per dissuadere le minacce del 21° secolo e rassicurare i nostri alleati " http://www.heritage.org/arms-control/report/the-trump-nuclear-posture-review-next-steps , anche la Russia è al centro di un’ampia modernizzazione delle sue forze nucleari strategiche e non strategiche http://russianforces.org/
Possono, per ora, stare tranquille e continuare a beneficiare dei massicci finanziamenti statali le aziende della difesa che lavorano per aggiornare i piani di difesa nucleare. Fra queste troviamo le statunitensi Northrop Grumman, che sta sviluppando il nuovo bombardiere B-21; General Dynamics e Huntington Ingalls che costruiranno i nuovi sottomarini a propulsione nucleare lanciamissili balistici (SSBN); Aerojet Rocketdyne e Orbital ATK entrambe impegnate ad aggiornare i motori dei missili balistici intercontinentali Minuteman III. Per La Russia troviamo il Moscow Institute of Thermal Technology (MITT) che sviluppa sistemi a terra per missili balistici intercontinentale (ICBM); Tupolev per i bombardieri strategici con missili balistici intercontinentale Sarmat della Makeyev Rocket Design Bureau e NPO Mashinostroyeniya ; Rubin Design Bureau (sottomarini lanciamissili a propulsione nucleare) e Novator (missili).
Quanto il progresso tecnologico sia determinate nello sviluppo dei sistemi d’arma, compresi quelli inerenti la deterrenza nucleare (teoria basata sulla minaccia di distruzione reciproca), è dato dalla volontà di aggiornare le bombe B61 stoccate in cinque paesi NATO in Europa: Belgio, Paesi Bassi, Germania, Italia e Turchia. La nuova B61-12 costituirebbe di per sé una violazione del Trattato di non proliferazione nucleare. Questi paesi sono quelli che non hanno partecipato ai lavori di preparazione del Trattato di divieto delle armi nucleari presso l’ONU a alla votazione finale, tranne l’Olanda che poi ha votato contro. “Esclusi i sottomarini la B61 è l’unica arma nucleare statunitense dispiegata al di fuori degli Stati Uniti oggi (altro discorso riguarda l’installazione del sistema di difesa antimissilistico in Europa). Le armi sono parte di ciò che molti chiamano “colla” che tiene insieme la NATO. I programmi di estensione della vita sono fondamentali per la National Nuclear Security Administration (NNSA) che riceve 7 miliardi di dollari l’anno per mantenere e valorizzare le armi nucleari e le infrastrutture. Sono anche pronti a trarre vantaggio i laboratori di armi nucleari, in particolare Sandia (una consociata interamente controllata da Lockheed Martin) e Los Alamos National Laboratories, che stanno controllando la progettazione, la fabbricazione e le prove di B61-12” ha detto William Hartung, ex direttore del Progetto di Armamento e Sicurezza della New America Foundation. L’analista ha anche affermato che i laboratori nucleari ricercano sempre nuove idee per le armi nucleari, fanno parte cioè di un “programma per l’occupazione di scienziati nucleari”, e che oltre Bechtel e Boeing, Lockheed Martin ci guadagna doppiamente perché costruisce gli F-35 che trasporteranno tali armi. E’ chiaro che con l’aumento della precisione delle B61-12, combinato con gli F-35, la NATO è al servizio di un “lifting” nucleare che non può essere accettato dalla Russia.
Lo stoccaggio delle bombe B61 presso la base tedesca di Büchel ha riaperto il dibattito sullo status di “condivisione nucleare” e sul probabile successore del caccia Tornado che dovrebbe trasportarle. Attivisti del movimento contro la presenza di queste bombe in Germania hanno manifestato davanti alla base nel mese di luglio https://www.nukewatch.org/ e consegnato una copia del nuovo Trattato sul divieto delle armi nucleari al comandante della base. Ma è la notizia che la società di combustibili nucleari del gruppo Urenco (controllata da Germania, Regno Unito e Paesi bassi) con sede a Gronau, ad aver suscitato polemiche per aver accettato di fornire uranio arricchito alla centrale statunitense di Watts Barche che produce tritium per le armi nucleari statunitensi. L’operazione di approvvigionamento riguarda anche la produzione delle B61-12 http://www.hubertus-zdebel.de/us-nuclear-weapons-military-tritium-with-support-from-urenco/
In Italia, la cui presenza delle B61 è ampiamente documentata anche attraverso dibattiti parlamentari http://www.basicint.org/sites/default/files/italys_tactical_nuclear_weapons_0.pdf , si sono presentatei mozioni parlamentari da parte di alcuni gruppi “Discussione di mozioni sulla proliferazione delle armi nucleari“ http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/331323.pdf
Interessante ma preoccupante è il documento “Pericoli nucleari in aumento: Passi per ridurre i rischi nel Regione euro-atlantica” in cui vengono elencate misure per prevenire incidenti in un territorio sovrano. Le misure fanno parte di obblighi regolati da accordi bilaterali di cui si raccomanda anche una revisione. http://www.nti.org/media/documents/NTI_Rising_Nuclear_Dangers_Paper_FINAL_12-5-16.pdf
E’ di questi giorni la notizia del presidente Trump che, parlando dalla base militare in Virginia, ha presentato la nuova strategia difensiva americana che prevede l’aumento del numero delle truppe schierate in Afghanistan. Secondo Trump Afghanistan e Pakistan costituiscono “paradisi sicuri che permettono ai terroristi di minacciare l’America” per cui “dobbiamo impedire che le armi nucleari finiscano nelle loro mani. Gli Stati Uniti svilupperanno ulteriormente la loro partnership strategica con l’India”. Così facendo spinge l’India contro il Pakistan, entrambi dotati di armi nucleari, creando ulteriori pericolose tensioni oltre a quelle non ancora concluse con la Corea del Nord e con la Russia.
Ha dunque ragione l’intellettuale statunitense Noam Chomsky quando descrive la strategia di accerchiamento in corso ai confini con la Russia da parte della NATO (Usa): "Ma gli Stati Uniti potrebbero mai accettare sui propri confini quanto sta avvenendo su quelli della Russia? Sarebbe pensabile un dispiegamento di missili Nato al confine con il Canada e il Messico? Verremmo tutti inceneriti. Questo ulteriore potenziamento della Nato ritengo che costituisca una strategia, una provocazione geopolitica molto pericolosa. Concordo in questo con quanto sosteneva durante la Guerra Fredda George Kennan, secondo il quale il “deterrente nucleare” avrebbe creato le basi di un confronto terminale per l’esistenza dell’intera umanità.
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