La "storia della conservazione della natura"
Abbastanza affine alla storia dell'ecologia è la storia della conservazione della natura, soprattutto perchè è stata animata da studiosi di ecologia vera e propria. Sono stati loro a sollecitare i governi, nazionali o locali, perchè emanassero disposizioni per la conservazione della natura -- per la costituzione di parchi in cui fosse possibile proteggere ecosistemi vegetali o animali o rocce di particolare rarità e valore naturalistico, per la protezione di animali in via di estinzione, di zone umide, per la lotta contro gli incendi, spesso dolosi, eccetera.
La parte meglio esplorata della storia della conservazione della natura riguarda gli Stati Uniti, dove sono stati creati parchi e riserve già nella seconda metà del secolo scorso, poi con Teodoro Roosevelt all'inizio di questo secolo, poi durante il New Deal di Franklyn Delano Roosevelt (8)(9)(10)(11)(12).
Tali iniziative di conservazione della natura si sono scontrate fin dall'inizio, con gli interessi speculativi delle compagnie turistiche, delle compagnie petrolifere e minerarie e di quelle interessate al taglio del legname. Da questo punto di vista hanno anticipato molti aspetti e metodi delle successive lotte di contestazione ecologica, iniziate negli anni sessanta.
Alcuni libri (13)(14) sono apparsi sulla conservazione della natura nell'Unione sovietica, specialmente nel periodo leninista e della prima pianificazione.
Molto è stato studiato e scritto (15)(16)(17) sulle iniziative italiane e sulle prime associazioni "naturalistiche", nella prima fase più attente agli aspetti naturalistici ed educativi che a vere e proprie lotte contro interessi economici e privati che, peraltro, cominciarono a manifestare la loro avidità già nei primi decenni di questo secolo.
Purtroppo manca una storia sistematica della "Commissione per la conservazione della natura e delle sue risorse", del Consiglio Nazionale delle Ricerche, presieduta da A. Ghigi e poi da G. Montalenti, e divenuta, negli anni 1970-1980, fino al suo scioglimento, importante e scomodo punto di ascolto delle proteste ecologiche.
Un interessante capitolo della storia della conservazione e della difesa della natura, ancora in gran parte da esplorare, riguarda le iniziative in questo campo dei governi fascisti, specialmente del fascismo in Italia e del nazismo in Germania. Le ideologie dei due fascismi davano enfasi al ruralismo e alla natura, tanto da indurre alcuni studiosi a riconoscere un carattere "fascista" nella stessa "ecologia" che, del resto, era stata fondata, come si è prima ricordato, da Haeckel considerato un anticipatore del razzismo tedesco (18)(19). Il che ha dato una specie di legittimazione a associazioni "ecologiche" neofasciste e neonaziste, comunque mascherate e sempre più visibili dopo lo "sdoganamento" del neofascismo da parte della democrazia e la diffusione della teoria che "l'ecologia non è né di sinistra né di destra".
Mi sembra che si possa inserire qui il vasto capitolo della storia delle iniziative per la protezione degli animali, contro le pellicce, contro la caccia, per condizioni di vita e di allevamento degli animali meno violente e anche il complesso dibattito sulla sperimentazione su animali. Si tratta di un complesso di battaglie, nate in gran parte in ambito radicale, che coinvolgono anche aspetti filosofici e etici -- il diritto degli animali, come risparmiare la sofferenza agli animali -- oltre che di vera e propria conservazione contro l'eccessiva sottrazione di animali dai loro habitat.
Inutile ricordare le violente polemiche che in Italia, su questo tema, in particolare sul tema della caccia, hanno diviso anche gli studiosi, le associazioni ambientaliste e i partiti. La letteratura sulla storia di questi movimenti è abbastanza vasta e si trova anche in forma di libri, ma gran parte va ricostruita attraverso i giornali e la stampa, un vasto materiale che si estende nel corso di circa trent'anni.
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