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Un luogo dove si sono effettuate oltre 450 esplosioni nucleari in atmosfera e sottoterra

Semipalatinsk: una tragedia sovietica

Nella zona russa di Semipalatinsk (Semey in Kazakistan) per quarant'anni si moriva per esperimento, si moriva come cavia, senza saperlo, perchè Stalin voleva sapere cosa succedeva agli uomini esposti alle radiazioni nucleari.
29 febbraio 2004
Jas Gawronsky (jgawronski@europarl.eu.int )
Fonte: La Stampa web 4.02.03

Nella zona russa di Semipalatinsk (Semey in Kazakistan) per quarant'anni si moriva per esperimento, si moriva come cavia, senza saperlo, perché Stalin voleva sapere cosa succedeva agli uomini esposti alle radiazioni nucleari. Non molto diverso come comportamento del peggiore nazismo. Un luogo dove si sono effettuate oltre 450 esplosioni nucleari in atmosfera e sottoterra e sono morte tra atroci dolori decine di migliaia di persone. Rischio nucleare

Vladimir Saul sembra normale, forse un po' a disagio in quella camera dell'ospedale oncologico di Semipalatinsk nel Kazakistan settentrionale, dove i suoi quattro compagni di stanza, bambini come lui fra i 10 e i 15 anni, portano sulla faccia strazianti segni di deformazioni. Lui è un po' pallido, certo, quasi bianco, ma i suoi tratti raffinati sono regolari, gli occhi sereni, è sicuro di sì, della sua voglia di vivere. Eppure il medico ha parole inesorabili anche per Vladimir: "E' un caso gravissimo, ancora pochi giorni di vita". La madre, accovacciata anche lei sul letto, non reagisce, la sentenza la conosce già, non ha più disperazione da spendere. Ma il bambino, mi domando, se capisce il russo del dottore, si è già abituato alla morte? Lui non sa che è solo uno delle centinaia di figli di quelle migliaia di vittime di una delle più grosse mostruosita' ancora non del tutto rivelate del '900. Una grande notte per l'umanità durata 40 anni in cui nella zona di Semipalatinsk si moriva per esperimento, si moriva come cavia, senza saperlo. Perchè Stalin voleva sapere cosa succedeva agli uomini esposti alle radiazioni nucleari. Voleva studiarli mentre morivano dei dolori più atroci, del cancro più spaventoso.

E' una tragedia e un crimine ancora più immane per il silenzio in cui è passato, per uno scientifico cinismo, e che fa impallidire altri drammi nucleari come Hiroshima o Chernobyl. Durante quei 40 anni, nella regione di Semipalatinsk, grande quanto la Francia ma con soli due milioni di abitanti, dove Stalin volle creare il più grande sito di sperimentazione nucleare del mondo, sono state detonate più di 456 esplosioni nucleari prima nell'atmosfera e poi, dopo il trattato del 1963 che le proibiva, sottoterra, equivalenti a più di 5000 bombe di Hiroshima. Alla guida del progetto Stalin aveva nominato il famoso capo del Kgb Laurenti Beria, che il 29 agosto 1949 assistette trionfante ma da postazione sicura alla prima esplosione nucleare sovietica, di una bomba al plutonio. Nessuno si preoccupò che già quel primo mostro atomico causasse un inquinamento, una dose di morte superiore a quanto era stato programmato: durante la notte, un vento inatteso trasportò letali scorie radioattive 500 chilometri più lontano del previsto. I residenti delle zone sotto esperimento venivano allontanati prima della detonazione e poi riportati alle loro case pochi giorni dopo, a vivere nelle radiazioni, proprio per controllare come reagiva il loro organismo.

Morivano? In quanti morivano? Dopo quanto?

Era fondamentale saperlo per la potenza sovietica. E saperlo con la massima precisione: nel villaggio di Kainar vennero lasciati nell'esplosione una quarantina di uomini giovani e forti. Morirono tutti, la potenza della nuova arma era confermata. Una commissione d'inchiesta del governo kazako ha accertato che 1 milione 600 mila persone sono state contaminate, 67 mila in modo molto grave, 40 mila sono morte. E altre continuano a morire. Come diceva Stalin "la morte di un uomo è una tragedia, quella di migliaia è un dato statistico". Le denunce kazake sulle deformazioni genetiche e sui tumori per i governanti di Mosca erano provocazioni, loro cercavano di far credere che tutto dipendeva da conseguenze ereditarie dovute alla povertà della dieta kazaka, dall'abitudine di bere tè troppo caldo. Alla fine non riuscendo a convincere nessuno proibirono semplicemente ai dottori kazaki di attribuire alle radiazioni la causa di qualsiasi malattia. Ma ancora adesso parlare di quelle radiazioni sembra imbarazzare, il governo attuale non ha ancora resi pubblici molti dati su quello che per decenni è stato uno dei segreti più gelosamente custoditi dal Cremino. Esplosione nucleare

Tutto si è consumato nelle segrete carte dei 30 mila scienziati della città di Kurchatov (nome di uno dei padri dell'atomica sovietica) costruita apposta per il progetto. Da là guidavano gli esperimenti nucleari sulla zona di Semipalatinsk. Quel paese forse scelto perchè era già un posto desolato, un piccolo centro per il commercio delle pelli sperduto ai confini dell'impero russo. Dostoevskij venne esiliato qui a 28 anni in una povera casa scricchiolante, oggi trasformata in museo, posto ideale per scrivere un dramma come "I fratelli Karamazov".

Adesso Semipalatinsk si può di nuovo vedere, prima era stata fatta scomparire al mondo dai sovietici. Ora con qualche permesso ci vanno anche i turisti, e i pastori pascolano felicemente le loro bestie in quelle erbe che possono portare ancora in tavola il mostro radioattivo.

Ma l'altro mostro di oggi è la fame.

Durante i 40 anni in cui divenne il centro del nucleare sovietico, tutta la regione viveva economicamente di questa attività in cui erano coinvolte 400 mila persone. Quando i militari sovietici, nel 1989, si ritirarono a Mosca, con i loro scienziati e i loro segreti, scoppiò una crisi economica senza rimedio. La fame talvolta è peggio del nucleare, tanto da spingere, non importa se si poteva morire, a saccheggiare quel che era rimasto delle installazioni nucleari, soprattutto chilometri di cavi di rame contaminato che poi si potevano rivendere ai cinesi.

Semipalatinsk ha cambiato nome, si chiama Semey, ma è ancora come sovietica: gli ampi viali delle palazzine decorate dei funzionari moscoviti che uccidevano con l'atomo. Sullo spiazzo antistante l'ospedale, lungo il fiume Irtysh che traversa la città, hanno parcheggiato un curioso cimitero-collezione di busti di Marx, Lenin, Bulganin, Voroshilov. Anche l'ospedale oncologico riporta ai sovietici, a come si moriva coi sovietici: la macchina per radioterapia sembra una sedia elettrica, c'è una unica apparecchiatura per raggi X del '69, 50 dottori e 300 fra infermiere ed assistenti che non riescono a far fronte al lazzaretto di 20 mila malati l'anno, da far stare in 280 letti. Vivono il martirio dell'atomo usato per la gloria del socialismo, nel palazzo a fianco ci sono quelli per cui il martirio è già finito, sono i bambini-mostro con un occhio o due teste conservati sotto formalina ed esposti nel museo. Ma anche il ventre della terra è stato martoriato dall'atomica dei soviet, nella zona delle montagne Degelen dove c'era il più grande sito di sperimentazione nucleare sotterranea del mondo: 186 gallerie indipendenti scavate nella roccia. E non solo la terra nuclearizzata ma anche l'acqua: il Lago Balapan, il cosiddetto Lago Atomico, creato nel 1965 da un esplosione nucleare da 130 kilotoni. E' un cratere largo 400 metri, che doveva fungere da serbatoio ed è ancora riempito d'acqua che, scherzi della natura, sembra limpida e invitante. Tutt'attorno grandi massi bruciati dall'esplosione e resti di costruzioni, torri con diverse stanze in cui testare di tutto di fronte al nucleare: qui: un aereo da caccia, là un macchinario, vari arnesi e anche animali. Le cavie umane, stavano solo qualche chilometro più in là. Il viaggio in macchina attraverso la steppa desolata da Semipalatinsk al Lago Balapan dura due ore. Ma è un viaggio nel "day after". Pneumatici abbandonati, sacchi d'immondizia, carcasse di animali, parti di automobili, una pompa di benzina in disuso, qualche cimitero, che qui sono come dei villaggi miniaturizzati di piccole casette dai minuscoli mattoni bianchi. Sull'orizzonte lontano, un'altra scia di polvere come quella che solleviamo noi, ed è l'unico segno di vita, di traffico che abbiamo incontrato, il lampeggiatore e la sirena che ci accompagnano fanno luce e rumore nel nulla. Un nulla dove la natura sembra cancellata anche se dicono che qui a primavera la steppa fiorisce ancora. Per ora la steppa mostra solo i segnali arrugginiti o nuovi coi simboli della radioattività e i divieti ad andare oltre. I nostri accompagnatori tirano fuori i contatori Geiger: la radioattività è ancora molto superiore al normale ma per qualche minuto la si può sopportare, si può andare al lago ma a piedi, dopo aver calzato ghette di plastica che poi butteremo via, "per non riportare in città polvere contaminata".
Evitare la contaminazione a ogni costo, così pensiamo, mentre in lontananza un pastore pascola i suoi cavalli e poi si contaminerà con le loro carni. Come salvare la gente e la terra di Semipalatinsk? Dove trovare i soldi? Kazaki e russi si rinfacciano oggi la responsabilità del disumano che è successo, delle morti e delle miserie che ne sono seguite. Ma se la Russia di Putin è l'erede dell'Urss, ancora da Mosca dovrebbe dipendere il destino spezzato dal nucleare di queste terre.
Che sono pronte a ridiventare la pattumiera atomica del mondo: pur di sopravvivere accetterebbero di affittare i territori più inquinati per conservare detriti radioattivi di altri reattori nucleari, e coi soldi guadagnati magari salvare le zone meno contaminate. Per avere una speranza.

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