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Taranto deve allearsi con gli attivisti della Basilicata per vincere

Stop Tempa Rossa

PeaceLink aderisce al movimento che si è creato per scongiurare ulteriori rischi di inquinamento dovuto all'estrazione degli idrocarburi e al trasporto tramite petroliere. A rischio non c'è solo il mare ma anche l'acqua che beviamo
29 giugno 2014

PeaceLink aderisce al Movimento Stop Tempa Rossa che ha prodotto una articolata piattaforma programmatica che mette in evidenza i pericoli di inquinamento del mare commessi al trasporto tramite il porto di Taranto di ben 2,7 milioni di tonnellate all'anno provenienti dalla Basilicata. Tempa Rossa è infatti un giacimento petrolifero situato nel cuore della Basilicata.

Un oleodotto collegherà le installazioni petrolifere della Basilicata alla Raffineria di Taranto, suo terminale di esportazione. Tempa Rossa in numeri

Il progetto Tempa Rossa a Taranto è comunque ancora "incagliato" per questioni che dovranno passare dal Consiglio Comunale in quanto esso necessita di una variante al piano regolatore: "Rimangono - scrive Domenico Palmiotti sul Sole 24 Ore - quindi un punto interrogativo i tempi di approvazione del prg portuale considerato che il via libera della Regione Puglia, competente sugli strumenti urbanistici, ha bisogno anzitutto della variante al piano regolatore generale da parte del Comune di Taranto. Quest'ultima, a sua volta, va approvata dal Consiglio comunale e pubblicata per eventuali osservazioni. Tuttavia, prima di procedere, il Comune vuole sapere cosa deciderà la Regione Puglia sulla Vas. Ecco perché il ministero delle Infrastrutture ora sta pensando ad una strada diversa per "disincagliare" le opere di "Tempa Rossa".

Come si può notare conterà la pressione dei cittadini e la loro capacità di creare alleanze con gli attivisti che in Basilicata si battono contro lo stesso progetto.

La questione tocca non solo il rischio di inquinamento del mare. Tocca anche la questione della tutela dell'acqua potabile di Taranto, che proviene dalla Basilicata, in particolare dal Pertusillo

La geologa Albina Colella, docente dell’Università della Basilicata, ha evidenziato i rischi di contaminazione dell'acqua.

Questione posta anche da Maria Rita D'Orsogna nel suo articolo sul Fatto Quotidiano.

Secondo l'ARPA Basilicata nell'acqua del Pertusillo (destinata anche ai rubinetti dei tarantini) si evidenziano "alcune criticità quali la presenza spot di idrocarburi totali". Ragion per cui le acque del Pertusillo sono potabilizzabili mediante trattamento chimico-fisico e di disinfezione.

Note: Questa è la sintesi della conferenza stampa del 28 giugno 2014 che ha annunciato la costituzione del Movimento Stop Tempa Rossa.

«Il trasporto complessivo di ben 2,7 milioni di tonnellate all’anno di petrolio Tempa Rossa, porterà dei rischi sotto l’aspetto ambientale ma anche sotto l’aspetto degli incidenti, sia in mare con sversamenti di greggio, sia sulla terra ferma con i possibili incendi ed esplosioni che interesseranno i due serbatoi che verranno costruiti». Le parole di Daniela Spera, portavoce del Movimento Stop Tempa Rossa, che mette insieme mondo ambientalista e cittadini, descrivono quello che potrebbe essere lo scenario che attende mar Grande. «Il progetto viene dalla Basilicata (Valle del Sauro) e prevede l’estrazione di petrolio dal giacimento Tempa Rossa, lo stoccaggio all’interno della raffineria di Taranto e quindi il trasferimento alle petroliere che arriveranno nel porto, minimo 90 (140 stimate) in più l’anno». Il documento presentato dal Movimento Stop Tempa Rossa riporta le criticità che l’aumento del traffico di navi cisterna potrebbe comportare. La maggior parte degli sversamenti – si legge (la fonte riportata è ISPRA 2011 Sversamenti di prodotti petroliferi: sicurezza e controllo del trasporto marittimo) – è avvenuta in Grecia (30%), Italia (18%) e Spagna (14%), cioè nei porti che hanno registrato il maggior numero di scali. Secondo il movimento, la necessità di prolungare il pontile per l’attracco delle navi nel porto di Taranto, conferma l’elevato transito di petroliere previsto.

In mar Grande è già presente un campo boe dell’Eni, posizionato al centro della rada e proprio in prossimità delle coltivazioni di cozze, così come il pontile petroli della Marina Militare in zona Chiapparo: la rottura di una tubazione per il rifornimento nella base Nato – come ha denunciato Peacelink – ha provocato nelle scorse ore lo sversamento di gasolio. I mitilicoltori, già provati dalle conseguenze dell’inquinamento – scrive l’associazione ambientalista – effettueranno dei controlli per verificare eventuali danni. Per scongiurarne altri, il Movimento Stop Tempa Rossa alza la guardia: le petroliere portano ricchezza solo all’Eni – denuncia – alla luce di un ritorno sul territorio in termini di occupazione locale praticamente nullo. E l’amministrazione che fa? «Il no del gruppo di maggioranza nel Consiglio comunale – secondo Daniela Spera – è un no incerto, in quanto altro non fanno che chiedere qualcosa in cambio all’Eni e noi non possiamo accettarlo: non vogliamo che Taranto sia svenduta per pochi spiccioli».

Il Movimento Stop Tempa Rossa «è apartitico e trasversale e chiede il blocco del progetto per evitare che il nostro mare venga ulteriormente contaminato, annientando definitivamente le risorse del territorio. Questo progetto va a chiudere il porto di Taranto ad altre prospettive: turismo e commercio».

Nicola Sammali
Fonte: http://www.progettoalchimie.it/movimento-stop-tempa-rossa-troppi-rischi-per-mare/

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