Alla Marlane si moriva come mosche
I due primi operai a morire, quasi insieme, erano molto giovani, trentenni. Negli anni '80 cominciarono ad accorgersene tutti che qualcosa non andava. Ma i dirigenti, e anche i sindacalisti, rassicuravano. Qualche tempo dopo iniziarono a intimidire gli operai, e più tardi le vedove. Anche quando ci si ammalava gravemente ci si doveva rassegnare o andarsene, perché i dirigenti rifiutavano di spostare gli operai dalla tintoria, il reparto più pericoloso: avrebbe significato ammettere l'esistenza di rischi. Intanto il lavoro di alcuni operai era anche quello di interrare veleni, come il cromo esavalente, a due passi dal mare. E' stato così per anni. Nessuno ha fatto nulla, nessun partito, nessuna amministrazione, nessuna autorità.
Il processo di primo grado per omicidio colposo plurimo e disastro ambientale, in corso al Tribunale di Paola contro 11 imputati, sta per concludersi. Il dibattimento era iniziato tra mille difficoltà. Sembrava che non dovesse partire mai, dati i problemi di notifica a causa di spostamenti di domicili e altri escamotage, chiaramente diretti a rallentare il processo e a far prescrivere nel frattempo i reati.
Proprio il timore che non si sarebbe arrivati a un asentenza di condanna, prima della prescrizione ha convinto molte delle parti lese a ritirare la costituzione di parte civile e ad accettare i risarcimenti offerti dalla Marzotto. Le prime indagini del resto, come oggi riconoscono i giudici della Procura, erano iniziate troppo tardi - nel 1996 - e grazie alla tenacia di un operaio come Luigi Pacchiano.
Ora il Pubblico Ministero ha richiesto condanne per 62 anni di carcere. Tra gli imputati anche il conte Pietro Marzotto e il presidente del gruppo (ex vicepresidente di Confindustria Veneto) Antonio Favrin, difesi da noti avvocati come Guido Calvi e Niccolò Ghedini.
CHI DOVEVA AMMINISTRARE E PROTEGGERE
L'ex sindaco del comune di Praia a Mare (Carlo Lomonaco) è uno degli imputati principali, per il quale il PM ha chiesto la condanna più pesante (10 anni). Era stato responsabile del reparto tintoria e dello smaltimento delle acque reflue.
Dopo l'insediamento di un nuovo sindaco, gli avvocati nominati dal Comune hanno denunciato la preoccupazione che il processo presti scarsa attenzione al disastro ambientale (cfr. video della conferenza stampa).
L'aggressione durata decenni contro il territorio di Praia a Mare e la salute della sua popolazione ha prodotto danni terribili, che si manifesteranno ancora tra molti anni. Come in altri posti - altrettanto belli - sarà difficile trovare la strada per cambiare insieme, affrontando e risolvendo le gravi inadeguatezze di chi doveve amministrare e proteggere, le contraddizioni, i sensi di colpa e di rivalsa. Aggressioni così feroci all'identità di una comunità, con la complicità quasi sempre anche di chi ne fa parte, si dovrebbe rigettarle subito anche per questo.
Pagina facebook dedicata al processo:
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o44793:f-1
Francesco Cirillo ha seguito anche in passato vicenda e processo
http://illavorodebilita.wordpress.com/2014/09/24/verso-la-sentenza-marlane/
Sindaco e avvocati in conferenza stampa (febbraio 2014)
https://www.youtube.com/watch?v=VSUH98TXHJc
"Non potevano non sapere" (maggio 2014)
http://blog.libero.it/Napolipasquino/12805118.html
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/23/morti-sul-lavoro-chiesti-60-anni-di-carcere-per-i-vertici-della-ditta-tessile-marlane/1130480/
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