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Conto Energia, capiamo cosa sia

Viaggio nel misterioso mondo del sistema degli incentivi del fotovoltaico
22 gennaio 2016
Gianmarco Tedesco

Concludiamo oggi la nostra panoramica sul “mondo” relativo all’energia fotovoltaica. Non posso, infatti, non dedicare un articoletto (che di suo è già poco) alla questione del “Conto Energia”; vale a dire a quel meccanismo di incentivazione della fonte solare che, negli anni, ha subito notevoli evoluzioni.

 È indispensabile, secondo me, parlarne dal momento che dietro a questo meccanismo di incentivazione si è spesso celato l’interesse di persone la cui coscienza, eticamente opinabile, ha “spinto” verso l’utilizzo di questa risorsa rinnovabile più per un mero interesse affaristico che per difendere una nobile causa; vale a dire la produzione energetica in modo sostenibile.

Un po’ come l’articoletto precedente, anche questo potrebbe apparirvi noioso (dal momento che vi sono alcuni riferimenti normativi), ma vi chiedo di avere la pazienza di leggere, quanto meno, le conclusioni che meglio  riassumono il significato di tutto quanto detto; andate avanti a leggere anche se vi sembra che ci stiate capendo poco.

Vorrei che al termine dell’articoletto, possiate maturare una maggiore coscienza energetica che vi porti quindi a valutare autonomamente quale debba essere la migliore applicazione del fotovoltaico e quali potranno essere gli sviluppi che questo potrà avere negli anni.

Diremo in anticipo che, in Italia, si è incentivata la produzione di energia rinnovabile grazie allo sviluppo di tre misure di incentivazione che sono: certificati verdi (che ha interessato per lo più l’eolico), il conto energia (che ha incentivato per lo più il solare fotovoltaico) e la tariffa omnicomprensiva (che si è focalizzata sull’incentivazione di altre forme di produzione energetica rinnovabile)

Il primo conto energia riassume i DM del 28/07/2005 e del 06/02/2006. Come si vede, la forte anomalia prodotta dal primo conto energia era quello di “premiare” l’incremento di potenza installata da fotovoltaico, infatti si vede che, sopra i 50 kW installati, l’incentivo era di ben 49 cent€/kWh prodotto (e sono bei soldini). Immaginate infatti che un impianto siffatto lavori in media 1500 ore/anno e quindi con un impianto di soli 51 kW, si producono all’anno 76.500 kWh di energia (circa un quinto del fabbisogno energetico pro capite per usi domestici) per un introito di ben 37.500 € (in un anno).

Incentivi "Primo Conto Energia" (2005-2006)

Questo ha rappresentato una ghiotta opportunità per i “furbetti del fotovoltaico” di acquistare, Effetti negativi del primo conto energia

per pochi euro, ettari di terreno (sottraendoli pertanto all’agricoltura), coprendoli con distese di pannelli fotovoltaici con l’obiettivo di sviluppare un impianto la cui potenza fosse di poco superiore ai 50 kW. Questo ha alimentato un sistema per il quale, questi furbetti non solo vedevano rientrare il loro investimento iniziale lucrando su una tecnologia ancora “giovane” (e pertanto a basso rendimento) ma allo stesso tempo guadagnavano ingenti somme di denaro derivanti dal sistema incentivante. Gli incentivi, quindi, non solo non andavano a finanziare lo sviluppo di tecnologie fotovoltaiche più efficienti ma  andavano a riempire le tasche di questi signori (improvvisatisi ambientalisti) la cui unica filosofia era: installare più potenza, produrre più energia, guadagnare più soldi. Si è assistito a vere e proprie trasformazioni di economie agricole in economie del fotovoltaico, senza chiedersi però cosa ne sarebbe stato di quelle economie terminato il periodo degli incentivi.

Alla luce di questo, vi dò una mia visione del fotovoltaico; mi piace pensare alle rinnovabili emergenti, come appunto il fotovoltaico, come un piantina che sta appena spuntando, giovane, tenera, che ha bisogno della giusta quantità d’acqua; né poca e né troppa. La stessa cosa è (secondo me) il fotovoltaico il quale ha bisogno di incentivi (per dar modo di fare crescere la tecnologia per potersi un giorno autosostenere senza il sistema incentivante, come succede oggi per l’eolico) ma non ha assolutamente bisogno di essere coperta d’oro dal momento che, altrimenti, non si dà modo alla tecnologia di efficientarsi, ma la si confina solo in un contesto puramente remunerativo.

Comunque, la durata degli incentivi era ventennale e pertanto chi doveva fare l’affare l’ha fatto e la Puglia ha rappresentato un fulgido esempio di come vi sia stata una conversione sociale dell’economia contadina in economia del rinnovabile dove si è investito smisuratamente, senza una vera cultura o coscienza critica, nel fotovoltaico.

Conclusione n° 1

Bisognerebbe incentivare l’installazione di basse potenze spingendo verso la costruzione di impianti fotovoltaici che producano energia sufficiente a garantire il fabbisogno elettrico dei singoli edifici e non incentivare distese di ettari di fotovoltaico la cui produzione energetica è scarsa e lautamente incentivata

Il secondo conto energia meglio, noto col nome di “Conto Energia 2007” (DM 19/02/2007), ha cambiato notevolmente (ed in meglio) le logiche di attribuzione degli incentivi per due motivi: ha incentivato maggiormente potenze installate più basse (a differenza del primo conto energia) ed ha introdotto il concetto di integrazione dell’opera in un contesto architettonico, premiando maggiormente la completa integrazione dell’opera a livello architettonico.

Incentivi "Secondo Conto Energia" (2007)

Il terzo conto energia, entrato in vigore col DM 10/08/2010, recepisce le misure correttive del secondo conto ma introduce un maggior dettaglio nelle potenze incentivate, mantenendo sempre la logica di premiare maggiormente un’integrazione architettonica dell’opera.

Vi faccio notare come, col passare degli anni, a parità di potenza incentivata, l’incentivo sia minore (come è giusto che sia) visto che (ci si auspica) la tecnologia fotovoltaica dovrebbe essere sempre più efficiente. Si segue la logica per la quale la piantina, crescendo, ha bisogno di sempre meno aiuto per continuare a crescere.  Incentivi "Terzo Conto Energia" (2010)

Una delle importanti novità introdotte dal terzo conto energia è l’incentivazione dell’energia autoconsumata. Pensate all’impianto fotovoltaico domestico come ad un qualcosa di attaccato alla rete elettrica nazionale ed immaginate di produrre energia fotovoltaica e di consumarla per far funzionare i vostri elettrodomestici. Se dovesse iniziare a piovere (e il sole dovesse quindi sparire) l’impianto non produrrebbe più energia ma per consentire alla lavastoviglie, al PC, alla TV (dove Renzi afferma di voler difendere i bambini di Taranto) di funzionare, si avrebbe bisogno di prelevare energia dalla rete; analogamente se dovesse essere una giornata fortemente soleggiata (preferibilmente invernale) e l’impianto producesse più di quello che viene richiesto dagli elettrodomestici, si avrebbe lo possibilità di vendere alla rete l’energia in eccesso.  È la semplice logica del “dare-avere”.

Questi sistemi fotovoltaici, denominati “grid connected”, sono quelli che personalmente reputo i più intelligenti dal momento che spingono verso l’autoconsumo dell’energia prodotta. Essi non alimentano meccanismi affaristici ed hanno anche un triplo vantaggio in termini economici: si risparmiano soldini visto che non prelevo energia dalla rete nazionale (bensì la produco col fotovoltaico), vendo energia alla rete (quando ho un eccesso di energia) e per di più vengo anche incentivato a produrre in questo modo; cosa si vuole di più?  Configurazione "grid-connected"

Il quarto conto energia (DM  05/05/2011) definisce i criteri di incentivazione tutt’oggi in vigore.  Esso, infatti, ha previsto delle correzioni al sistema incentivante (correzioni al ribasso col passare del tempo in cui si richiede l’incentivo, mentre la tariffa resta costante dal momento di entrata in esercizio dell’impianto) introducendo, a partire dal primo semestre 2013 una tariffa omni-comprensiva che spinge proprio all’autoconsumo dell’energia prodotta dall’impianto come mostrato in figura. Incentivi "Quarto Conto Energia" (2011)

Pensate che un impianto fotovoltaico domestico, di potenza mediamente pari a 15 kWp, che lavora mediamente 1.500 ore/anno usufruirebbe di un incentivo pari a 8.000 € (circa), ipotizzando che venga autoconsumato il 50% dell’energia prodotta si avrebbe un ricavo da autoconsumo pari a 2.300 € per un totale 10.300 € di incentivo all’anno. Questo a mio parere è un ottimo modo di intendere l’energia fotovoltaica.

Conclusione n° 2

Gli ultimi conti energia hanno segnato la giusta direzione nel corretto incentivo verso forme di produzione realmente sostenibile. Il fotovoltaico del domani è quello che si sviluppa con piccoli impianti domestici finalizzati all’autoconsumo dell’energia prodotta

Giusto per dovere di cronaca, altrimenti qualcuno me lo farà sicuramente notare, vi è stato un quinto conto energia che però ha terminato i suoi incentivi il 6 Luglio 2013 (lo si può considerare un conto energia a termine); attualmente il sistema incentivante è sempre il quarto conto energia la cui durata degli incentivi è sempre 20 anni.

So di avervi tediato, perdonatemi, vi dico l’ultima cosa come già accennatovi in precedenza, il vero successo del fotovoltaico si raggiungerà solo quando terminerà il sistema incentivante; pensate ad un papà che dà la mano al bimbo che sta iniziando a camminare, se gli darà sempre la mano egli non imparerà mai.

Conclusione n° 3

Il fotovoltaico potrà “camminare da solo” quando svilupperà: efficienza e buoni sistemi di accumulo che gli consentiranno di produrre più energia e di accumularla quando non richiesta e di riutilizzarla durante le ore notturne

A tal proposito sono abbastanza ottimista a riguardo dal momento che analizzando l’andamento delle efficienze delle celle si vede come, soprattutto negli ultimi anni, vi sia un incremento delle efficienze tecnologiche ed anche una diversificazione delle tecnologie rinnovabili.

Evoluzione delle efficienze delle celle fotovoltaiche

Spero possiate aver compreso la mia prudenza quando leggo articoli come “Gli occupati del fotovoltaico superano quelli dell’Oil&Gas” (http://www.qualenergia.it/articoli/20160114-stati-uniti-occupati-fotovoltaico-superano-oil-and-gas-renewable-portfolio-standard) , vi è da capire se il fotovoltaico sia una bolla oppure no. Il rischio, non del tutto scongiurato, è che questa bolla possa scoppiare nel momento in cui cesserà tutto il sistema incentivante e che questi occupati possano andare perduti perdendo quindi milioni di posti di lavoro.

Vi chiedo quindi, e lo dico agli insegnati, indagate la notizia, comprendetene rischie e retroscena, sensibilizzate i ragazzi ad una lettura critica di qualsivoglia articolo. Io, da ingegnere, sono moderatamente convinto che il fotovoltaico ce la possa fare soprattutto alla luce delle ultimi miglioramenti tecnologici.

 

 

 

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