Ilva & Cisma: documenti, fanghi e polverino
La storia dei rifiuti Ilva verso la Sicilia, e verso altre provincie italiane, ha una ragione precisa che va analizzata prima ancora di comprendere la portata del traffico stesso. Se Ilva è il siderurgico più grande d'Europa è elementare che sia l'attività industriale che produce, oltre che acciaio, più rifiuti in Europa, e che quindi diventi allo stesso tempo la discarica più grande. In realtà nel corso dei decenni ha gestito più aree adibite a discarica, più o meno lecite, dove è stato stoccato di tutto: fanghi, polverino, scaglie, copertoni, traversine, liquami, polveri, sottoprodotti; alcune di queste aree sono state soggette anche a sequestri da parte della Guardia di Finanza. Il vero motivo del collasso dei rifiuti dell'Ilva sta nel fatto che negli anni passati questa enorme mole di rifiuti pericolosi e non pericolosi non è stata gestita nel migliore dei modi e visti anche i vari sequestri in alcune aree possiamo dire che queste aree non sono state gestite nel massimo del rispetto delle norme ambientali; se poi a questo si aggiunge anche il fatto che sino a un paio di anni fa nessuno si è posto questo problema, neanche al Ministero dell'Ambiente con i vari ministri succeduti come Stefania Prestigiacomo, Corrado Clini, Andrea Orlando e Gian Luca Galletti, allora non puoi non aspettarti la bomba ecologica più pericolosa d'Europa in casa tua.
La conferma di questa "non gestione" dei rifiuti sta nel fatto che le AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) varate per l'Ilva di Taranto, quella del 2011 e il riesame del 2012 poi, in maniera decisamente inspiegabile e clamorosa, non hanno prescritto nulla in merito alle criticità ecologiche presenti nelle aree dello stabilimento ed anche in aree esterne ad esso asservite. Per iniziare a vedere i primi passi verso la risoluzione di questo enorme problema ecologico, oltre che i primi passi anche le prime rimozioni dei sigilli nelle varie discariche sequestrate, abbiamo dovuto attendere le prescrizioni del DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana) del 14 marzo 2014, e successivamente il piano rifiuti prot. n. 4/U/11.12.2014, approvato con decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che impartisce ad Ilva appunto prescrizioni che a loro volta forniscono ai gestori le modalità di smaltimento delle varie aree adibite a discariche.
In questo articolo del 10 marzo 2017 abbiamo indicato le diverse province italiane interessate in questi ultimi anni dai rifiuti Ilva, siti del territorio nazionale "vittime"dirette di queste nuove prescrizioni a cui l'Ilva ha dovuto far fronte: a Ostuni (BR) e a Crotone sono arrivati fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque di impianti delle cokerie (codice CER 190812); a Nocera Inferiore (SA) sono giunti pneumatici che erano stoccati in una area sequestrata; a Modugno (BA), sempre con trasporto stradale, sono arrivate acque oleose prodotte dalla separazione olio/acqua, reflui dei canali di scarico dello stabilimento (codice CER 130507); a Lugo (RA) sono arrivate le traversine ferroviarie dismesse che erano accantonate da anni in un'altra area gestita da Ilva che ne conteneva circa 25 mila tonnellate, anche questa area sequestrata; ad Orbassano (TO) vengono portate le temutissime polveri degli elettrofiltri MEEP del reparto agglomerato che contengono diossina; infine Melilli (SR) nel corso degli anni 2015 e 2016 sono arrivati polverino d'altoforno (CER 100208), fango di acciaieria (CER 100214), e fango di altoforno (CER 1002014).
Andiamo quindi nel particolare del traffico dei rifiuti che dall'Ilva di Taranto, per mezzo di trasporto navale, raggiungevano il porto di Catania e poi la discarica Cisma Ambiente di Melilli.
Nei documenti che il gestore invia al MATTM (Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) ed in particolare nelle relazioni trimestrali del gestore Ilva, troviamo l'elenco delle prescrizioni inerenti i rifiuti ed il loro smaltimento nelle aree adibite a discarica. Già da qui si potrebbe fare una osservazione al sistema rifiuti: queste prescrizioni sono elencate ed aggiornate su un documento del gestore e non su un documento redatto dall'ente di controllo (Ispra o Arpa Puglia) che periodicamente mette nero su bianco sullo stato di attuazione della prescrizione; ma poi ricordandoci che ad oggi, marzo 2017, l'ultimo aggiornamento di Ispra sullo stato di attuazione delle prescrizioni AIA Ilva è relativo all'ispezione di luglio 2016, pensiamo bene che tra controllore e controllato non c'è poi tanta differenza in termini di efficenza documentale, ma questo è un altro discorso. La prescizione relativa al traffico di fanghi e polverino verso la Sicilia è la UP3, questa deve essere attuata entro il 30 giugno 2017, e nella relazione trimestrale di gennaio 2017 Ilva dichiara che lo smaltimento è ancora in corso. Teniamo anche in considerazione che a dicembre del 2016 il ministro Galletti fu costretto ad annunciare lo stop dei rifiuti Ilva verso la Sicilia a seguito del blitz dei siciliani che bloccarono i camion carichi di rifiuti nel porto di Catania dopo che i mezzi uscirono dalla moto nave Eurocargo Livorno per proseguire il viaggio verso la Cisma Ambiente di Melilli. Quindi dove viene smaltito questo materiale oggi in virtù della prossima scadenza della prescrizione UP3?
Cosa recita questa prescrizione?
UP3 - Gestione dei materiali costituiti da “fanghi acciaieria (ACC)”, “fanghi d’altoforno (AFO)” e “polverino d’altoforno (PAF)”. Entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, va avviata la gestione dei materiali costituiti dal cumulo. Entro 36 mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, deve essere concluso l’intervento complessivo di gestione dei materiali. Scadenza 30/06/2017. E cosa ha dichiarato Ilva a gennaio 2017? "Le attività di smaltimento sono in corso".
Il motivo dell'arrivo dei rifiuti speciali non pericolosi, così classificati da Ilva, a Melilli è prettamente legato a questa prescrizione e a confermarlo sono gli stessi documenti dell'azienda. Il seguente è uno relativo alla richiesta documentale chiesta al Gestore dal Gruppo Ispettivo (Ispra/Arpa Puglia) a seguito della visita ispettiva di dicembre 2016.
Ma quando è iniziato il traffico navale tra il porto di Taranto e la Sicilia? I primi documenti risalgono al 19 aprile 2015, giorno in cui la moto nave Rita BR salpa dal porto di Taranto per approdare il giorno dopo in quello di Augusta con 9150 tonnellate di polverino di altoforno (CER 100208), anche in questo caso il destinatario era la Cisma Ambiente di Melilli. (Rapporto di Ispezione in allegato). A seguito di questo carico e nel corso del 2015 e per tutto il 2016 il traffico è proseguito con la moto nave Eurocargo Livorno che nel porto di Taranto imbarcava gli automezzi carichi del rifiuto speciale e che poi dal porto di Catania proseguivano per la disarica Cisma. Come già detto a dicembre questo traffico fu interrotto.
Come già specificato i codici CER relativi ai rifiuti conferiti alla Cisma sono attribuiti a rifiuti speciali non pericolosi, parliamo del polverino d'altoforno (CER 100208), fango di acciaieria (CER 100214), e fango di altoforno (CER 1002014). Ma è davvero così? O meglio, quanto può essere pericoloso per l'ambiente, e di conseguenza per la salute dell'uomo, anche un rifiuto speciale non pericoloso conferito in una discarica e stoccato non secondo le regole e non rispettando le norme ambientali? Cosa contengono in realtà questi rifiuti? Una risposta l'avremo quando saranno pronti i risultati delle analisi private commissionate dalle associazioni siciliane che prelevarono polverino dai camion, un'altra risposta l'abbiamo nell'immediato con alcune analisi fatte su questi rifiuti dalla stessa Ilva ed addirittura dalla stessa Cisma per conto di Ilva.
Da una prima lettura delle analisi chimiche è evidente che in questo tipo di rifiuto, classificato come speciale non pericoloso, risultano essere presenti notevoli quantità di metalli ed altre sostanze: Piombo, Zinco, Bario, Arsenico, Mercurio, Nichel, Cromo, Vanadio, Idrocarburi totali, Oli minerali, Naftalene, Solfati, Cloruri. Chi controllerà nella discarica di Melilli se questi rifiuti saranno stoccati a regola d'arte? Qualcuno potrà dire: "ma la discarica ha l'AIA, è tutto a norma, è tutto in regola". Si certo, oltre alle analisi chimiche nei documenti in allegato troviamo anche le varie autorizzazioni della regione siciliana, tutto a norma, tutto in regola, ma come possiamo fidarci del "tutto a norma" secondo documenti e autorizzazioni se meno a meno di 24 ore dalla scrittura di questo articolo questa stessa discarica è stata sequestrata e sono state arrestate 14 persone che risponderanno ai reati di "traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina, con l’aggravante del metodo mafioso, usura, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e traffico di influenze illecite"?
Tutta la documentazione in allegato, ed altra prodotta in merito a questo argomento da Peacelink, sarà inviata nelle prossime ore alla Procura della Repubblica di Catania, alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, al comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania e alla Procura della Repubblica di Taranto. Vogliamo sapere se i contatti avvenuti tra Ilva e la Cisma Ambiente sono avvenuti nella legalità e nel rispetto delle norme ambientali. Vogliamo sperare che il nostro lavoro e che la documentazione prodotta ed inviata alle istituzioni possa far luce sulle responsabilità di tutti coloro che in questo traffico di rifiuti sono stati attori principali.
Chiediamo Giustizia per le terre violentate dai reati ambientali!
Documenti in allegato disponibili in download: Autorizzazioni Cisma Ambiente, Documenti Ilva (Relazione trimestrale e Documento richiesta documentale), Rapporti di prova ed analisi del rifiuto speciale, Rapporto Ispezione Rita BR e varie.
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