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Ilaria Alpi avrebbe scritto di Ilva che non vuole i documenti pubblici

Ilva chiede riservatezza a Ispra sui documenti ispettivi
20 marzo 2017

Il 20 marzo ricordiamo la morte di Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio nel 1994 insieme al suo operatore video mentre conduceva una inchiesta sul traffico dei rifiuti in Somalia: rifiuti tossici e di armi. Siamo convinti che oggi Ilaria avrebbe raccontato senza timore anche dei traffici dei rifiuti in Sicilia dove a seguito di una indagine, solo pochi giorni fa, sono state arrestate 14 persone ed è stata sequestrata una discarica che gestiva i suoi affari con metodi mafiosi. Ma purtroppo oggi abbiamo a che fare con penne che non scrivono e con chi invece scrive esercitando abusivamente la professione del giornalista, compiendo quindi anche un reato penale, in barba a quei giornalisti professionisti seri, fortunatamente ce ne sono ancora, che esercinato dignitosamente il loro lavoro nonostante i loro editori.

Il Procuratore Capo di Catania è molto chiaro nell'esporre la situazione alle telecamere delle televisioni: "la Cisma trattava i rifiuti speciali in maniera assolutamente non consona alle prescrizioni ambientali e importava rifiuti che provenivano dall'Ilva di Taranto benchè ci fossero delle precise prescrizioni che impedivano il trattamento dei rifiuti che non fossero prodotti nell'ambito della stessa regione siciliana". Solo qulche mese prima a seguito delle proteste dei siciliani che vedevano arrivare fanghi e polverino nella loro terra il Ministro dell'Ambiente Galletti dichiarava quanto segue: "Non c'è pericolo di inquinamento. La premessa importante è che sono rifiuti non pericolosi e questo esclude ogni tipo di inquinamento". Un netto abisso tra le due dichiarazioni in virtù del fatto che dopo anni di indagini la Guardia di Finanza, la Direzione Distrettuale Antimafia e i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito gli arresti e il sequestro della discarica ipotizzano i reati di traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina, con l’aggravante del metodo mafioso, usura, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e traffico di influenze illecite.

In questa quadro totalmente imbarazzante e compromettente per una istituzione come quella del Ministero dell'Ambiente (in un altro paese il Ministro si sarebbe dimesso un minuto dopo l'annuncio degli arresti) c'è l'Ilva di Taranto che pensa di gestire la documentazione relativa all'attività dei suoi impianti come se fosse un principato o un califfato autonomo che deve rispondere ad una sua legislazione interna e dove il Gruppo Ispettivo composto da Ispra ed Arpa, che periodicamente esegue le ispezioni, deve attenersi a queste leggi esclusive e che, secondo il loro modus operandi, ignorano nella realtà la legislazione europea e quella italiana che dalla prima ha preso le direttive.

A dicembre 2016 la visita ispettiva nello stabilimento Ilva di Taranto è molto impegnativa. Il Gruppo Ispettivo oltre alle ordinarie visite ed ispezioni sugli impianti per verificare il rispetto delle prescrizioni AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) chiede ad Ilva di fornire particolare documentazione in merito alle prescrizioni introdotte dal DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana) del 14 marzo 2014 e che sono relative alla gestione interna dei rifiuti ed allo smaltimento di diverse aree, interne ed esterne allo stabilimento Ilva, in cui sono stoccati da anni diverse tipologie di rifiuti; inoltre alcune aree erano state poste sotto sequestro dalla Guardia di Finanza e solo dopo il 2014 venivano rimossi i sigilli dalle autorità giudiziarie per far consentire lo smaltimento dei vari cumuli. (In questo articolo si elencano le varie province italiane raggiunte dai rifiuti Ilva a seguito di questi smaltimenti).

Ma cosa chiede Ilva al Gruppo Ispettivo in questa visita ispettiva? Riservatezza, non pubblicate quei documenti. E quali sono questi documenti? Diversa documentazione relativa alla gestione dei rifiuti tra cui anche quelli relativi al traffico dei rifiuti speciali invitati in Sicilia alla Cisma Ambiente che la Procura di Catania ha rivelato essere gestita da gente del clan mafioso dei Santapaola. Non si comprende perchè il personale Ilva che riceve l'ispezione chieda ai funzionari che stanno verbalizzando di tenere riservata la documentazione; non si comprende, davvero, in virtù di quale legge Ilva faccia una richiesta simile. Ilva in amministrazione straordinaria statale chiede ad un organo istituzionale del Ministero particolare riservatezza ignorando le leggi in vigore che nello stesso verbale vengono menzionate dal personale del Gruppo Ispettivo. Ciò che richiede Ilva è nei seguenti documenti, disponibili in download in forma integrale ed originale. Anche questa documentazione viene inviata alla Peocura della Repubblica di Taranto e si aggiunge a quella già inviata alla Procura della Repubblica di Catania, alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, al comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania.

Per la cronaca, ad oggi, 20 marzo 2017

- sono stati resi pubblici solo i verbali delle ispezioni e gli allegati richiesti dal Gruppo Ispettivo. Non sono ancora note le relazioni relative a questa visita ispettiva avvenuta tre mesi fa, a dicembre 2016.

- lo stato di avanzamento delle prescrizioni AIA sono state certificate da Ispra solo in merito alla visita ispettiva di luglio 2016. Dopo 8 mesi non conosciamo lo stato di attuazione delle prescrizioni ed i loro relativi lavori.

SCARICA I VERBALI INTEGRALI DELLA VISITA ISPETTIVA ILVA DICEMBRE 2016

Verbali ispezione

Visita ispettiva

 


Note: Articoli correlati su argomento Ilva - Cisma

Ilva & Cisma: documenti, fanghi e polverino (documenti in download)
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Rifiuti Ilva ad Ostuni, Nocera Inferiore, Crotone, Melilli, Modugno, Lugo e Orbassano
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In Sicilia i fanghi dell'Ilva di Taranto. Cumuli nei parchi sequestrati dalla Guardia di Finanza
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