un caso estremo dall'estremo oriente

Le Fattorie della Bile

La storia delle "fattorie della bile" ha inizio negli anni '70, quando la specie animale degli orsi "della luna" diventa specie protetta perché in via d’estinzione.
8 settembre 2006
Chiara Catapano (Animals Asia Foundation support group)

Avete mai sentito parlare di luoghi, chiamati “fattorie della bile”, situati in Cina, Corea e Vietnam? Fattorie della Bile


La loro storia ha inizio negli anni 70, quando la specie animale degli orsi detti_della luna, perché ornati di una splendida luna crescente bianca sul torace scuro, diventa specie protetta perché in via d’estinzione, dunque non più da cacciare nelle grandi foreste del continente asiatico. Siffatta specie da oltre tremila anni forniva un tradizionale medicamento, alla medicina cinese.
La bile d’orso infatti, è una sostanza terapeutica con proprietà antinfiammatorie e per ottenerla, gli orsi venivano da sempre cacciati. Non potendo più ammazzare gli orsi, ecco cosa si escogita: la messa in atto di “fattorie” evitando così lo sterminio e ottenendo una produzione infinitamente superiore di bile. Inizia da qui il calvario degli orsi della luna. Dopo essere catturati con trappole che spesso causano loro terribili mutilazioni, vengono chiusi in gabbie di ferro grandi quanto il loro possente corpo, che li immobilizzano per sempre, permettendo la “mungitura”della bile per ben due volte al dì con rudimentali cateteri conficcati perennemente nelle loro cistifellee. Fattorie della Bile
Queste creature subiscono sofferenze inenarrabili, le loro membra si atrofizzano un po’ alla volta per l’immobilità assoluta e con un’agonia che può durare anche vent’anni, subiscono tali torture giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a morire per tumori o infezioni croniche prodotte dai cateteri conficcati nella carne. Fattorie della Bile Altri non ce la fanno: le infezioni, la sofferenza psichica, le deformazioni ossee date dalla pressione delle sbarre, le piaghe da decubito, la denutrizione li uccidono più rapidamente.. Ma la maggioranza di questi animali, molto resistenti, sopravvive per decenni a questa inaudita tortura Molti orsi vorrebbero porre fine alle atroci sofferenze suicidandosi, ma ciò gli viene impedito, segandogli i denti, strappandogli gli artigli, lasciando loro solo la possibilità d’impazzire a vita.

Fattorie della Bile

La storia del salvataggio degli orsi cinesi inizia nel 1993, quando una coraggiosa donna inglese di nome Jill Robinson si recò a visitare uno di quei luoghi conosciuti come “fattorie della bile”. Mentre il proprietario del posto, mostrava orgoglioso al gruppo di visitatori la preziosa sostanza terapeutica, Jill si allontanò per scendere nella zona proibita: un seminterrato buio dove si trovavano gli orsi.
Una volta abituata alla oscurità, lo spettacolo che apparve ai suoi occhi, fu tremendo e cambiò per sempre la vita di questa donna: una ventina di orsi erano imprigionati in strettissime gabbie simili a bare. "Avevano il corpo pieno di piaghe e un catetere infilzato nell'addome: alcuni, resi pazzi dal dolore, sbattevano il cranio contro le gabbie fino a procurarsi orribili ferite; altri, si erano spaccati i denti mordendo il ferro. Dalle sbarre vidi spuntare una zampa gigantesca e, inconsapevole dei rischi che correvo, volli toccarla. Allungai la mano, l'orso me la strinse dolcemente. Allora gli promisi che sarei tornata e che l'avrei salvato". Fattorie della Bile
Mantenere fede a questa promessa diverrà, da quel momento in poi il principale obiettivo della vita di Jill Robinson.
Nasce così, nel 1998 ANIMALS ASIA FOUNDATION. La Robinson, che ne è la fondatrice, inizia un lavoro febbrile di relazioni diplomatiche, negozia con i vari dipartimenti governativi cinesi per porre fine a questa pratica crudele; intanto apre a Chengdu un’oasi di salvataggio, cura e recupero degli orsi riscattati dalle fattorie. Fattorie della Bile Jill lavora anche in stretta collaborazione con medici tradizionali avversi all’uso della bile d’orso promuovendo la ricerca scientifica per diffondere l’uso della forma sintetica dell’acido biliare degli orsi, l’acido ursodesossicolico. Il 24 luglio 2000, Animals Asia Foundation, in una conferenza stampa tenuta insieme ai delegati del China Wildlife Conservation Association di Pechino e al Sichuan Forestry Department, annuncia la firma di un accordo per la liberazione di cinquecento orsi dalla loro vita di sofferenza nelle bear farms. L’accordo è sanzionato dal Governo centrale di Pechino. Con la sua associazione Jill sta tutt’oggi trattando con il governo cinese per ottenere il risultato massimo: la chiusura definitiva di ogni singola fattoria della bile entro il 2008, anno delle Olimpiadi. Fattorie della Bile
Dall’ottobre del 2000 ad oggi 41 allevamenti in Cina sono stati chiusi e 205 orsi sono stati affidati alle cure di Animal Asia Fondation con ottimi risultati, anche se il progetto di liberazione degli orsi è ancora alle prime battute se si considera che in Cina ci sono ancora 208 allevamenti e che con il Vietnam e la Corea sono circa 10000 ancora gli animali in cattività.
Gli orsi arrivano al centro di salvataggio di Animals Asia Foundation in condizioni scioccanti: molti di loro hanno subito mutilazioni, tutti sono denutriti, piagati, con terribili infezioni all’addome, incapaci di reggersi in piedi, terrorizzati.
La prima urgenza è quella chirurgica: il ventre torturato e infetto deve essere subito operato e la cistifellea completamente asportata. Fattorie della Bile Poi, inizia il programma di fisioterapia e le cure con antibiotici, ricostituenti e cibo fresco. È commovente osservare come, nella maggioranza dei casi, il recupero di questi mansueti giganti sia rapido: basta qualche mese per osservarli mentre timidamente muovono i loro primi passi e tentano di giocare per la prima volta nella loro vita. .
Tutte queste operazioni naturalmente hanno un costo molto elevato anche se il centro non riceve alcun finanziamento pubblico: Jill può continuare a salvare gli orsi solo con l’aiuto dei privati, di tutti noi.
La fine della vergogna delle fattorie è appena iniziata, ma è una speranza che si fa realtà, dal momento che la fondazione si sta sempre più espandendo e in tutti i continenti si vanno formando gruppi di persone che dedicano parte del loro tempo e delle loro energie per cercare di ridare a queste martoriate creature la libertà ed il diritto ad una vita senza torture.
I gruppi sono impegnati a raccogliere fondi per ampliare l’ oasi di recupero affinché possa ospitare un numero di orsi sempre maggiore e promuovere azioni di salvataggio e di sensibilizzazione nel mondo asiatico. Si prevede, per il prossimo inverno, l’apertura di un centro si salvataggio in Vietnam pronto ad ospitare i primi 200 orsi liberati.
Ma non è possibile guardare all’Asia con orrore e chiudere gli occhi su tutti i massacri, le crudeltà ed i maltrattamenti che ogni giorno anche nel nostro “sensibilissimo” mondo occidentale vengono perpetuati ai danni degli animali. Gli orsi delle fattorie proprio perché un caso estremo, possono diventare un simbolo, il punto di partenza doloroso e sconcertante per una riflessione profonda e critica sulla modalità con cui tutta la così detta “società civile”, gestisce il dominio e l’ utilizzo indiscriminato del mondo animale.

Note: Chi vuole informazioni più dettagliate, sottoscrivere la petizione per la chiusura delle fattorie o fare un’offerta, può collegarsi al sito web:
www.animalsasia.org
o inviare una e-mail all’indirizzo info@animalsasia.org .

A Napoli è attivo un support group impegnato nella sensibilizzazione del fenomeno e nella raccolta di fondi. Per adesioni, aiuti, proposte, collaborazioni di vario tipo, ma anche solo per saperne di più potete scrivere a: chiara.catapano@alice.it

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