Riprendendo le parole di Pasolini, l'Italia sta marcendo da decenni in un fascismo in doppiopetto e in un regime mafiosocratico. I fatti più recenti lo dimostrano, una volta di più.

Un golpe criminale si aggira per l'Italia

'Viva l'Italia, assassinata dai giornali e dal cemento' canta De Gregori. E il peggior cemento è quello che sta bloccando le sinapsi neuronali, che impedisce di pensare, che omologa e massifica tutti. E i giornali ne sono tra i grandi esecutori materiali. Mentre il regime mafiosocratico sta sconfiggendo il terribile cancro di cui è vittima: lo Stato democratico ...
14 agosto 2009

Il clandestino alias il delinquente

L'ultimo mese ha visto riemergere dalla nebbia della storia italiana un fantasma che l'accompagna dall'alba della Repubblica: il golpe. A partire dalla strage di Portella della Ginestra, passando per l'attentato a Togliatti e il golpe Borghese solo per ricordarne alcuni, periodicamente torna il rischio di un sovvertimento armato delle istituzioni. Che, puntualmente, si ferma ad un passo dal realizzarsi.

In queste settimane il fantasma del golpe è stato evocato da Scotti e Ciampi, uomini delle istituzioni nel 1992 delle stragi di mafia. Una strategia di sangue che puntava a destabilizzare il cuore delle istituzioni italiane. Una stagione di sangue e bombe che, improvvisamente, si è fermata nell'ottobre 1993, dopo il fallito attentato fuori dello stadio Olimpico di Roma durante Lazio - Udinese.

Ma in realtà, e tutti ne sappiamo mandanti, esecutori e complici (anche perché, in larga parte, siamo tra loro) c'è un golpe silenzioso che non si è mai fermato. Un golpe fatto di menzogne, connivenze criminali, repressione violenta, omertà, corruzione, cancellazione di ogni dignità personale che ha conquistato il cuore dello Stato Italiano, e ha annullato ogni possibilità di democrazia.

I tromboni per i teoremi di Ciancimino e i silenzi sul vertice massonico del 2 giugno 1992

 

Tutto il turbillon di dichiarazioni, comprese quelle di Ciampi e Scotti, sono successive alle parole di Totò Riina e all'ennesimo risveglio di Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, il sindaco del sacco di Palermo. Ancora una volta, come periodicamente accade, il pupillo del noto politico mafioso, è tornato a parlare del 'papello' del padre: la lista delle richieste di Riina allo Stato italiano per far cessare gli attentati fuori dalla Sicilia. Una trattativa così ben strutturata e avanzata che Riina trattò con Mori, che lo arrestò su consegna di Provenzano (ma qualche mese prima degli attentati fuori dalla Sicilia). Un papello che Ciancimino continua a millantare di avere a casa, e di poter consegnare alle procure quando vuole e che, diverse volte, si mostra ad un passo dal fare (fermandosi sempre su quel passo). E, ancora una volta, tutti a pendere dalle sue labbra, ad aspettare chissà quale mirabolante rivelazioni (sarà un caso che, due settimane dopo, è stato firmato il protocollo per la costruzione delle centrali nucleari tra EDF e Enel? Vogliono alimentarle con le balle di Ciancimino?). Poco è mancato che, dopo i dubbi avanzati da un procuratore, gli arrivassero le scuse ufficiali e solenni del Parlamento a camere riunite e a reti unificate. Ma, mentre si continuano su quella oscura stagione italiana, a dar fiato ai teoremi inconcludenti e fuori da ogni realtà dei Ciancimino e dei Travaglio su una delle poche vicende chiarite e limpide della storia d'Italia (l'arresto di Totò Riina), non viene squarciato il velo omertoso su quanto accadde dopo il 2 giugno 1992. Quel giorno, sul panfilo Britannia di proprietà della Regina Elisabetta, si riunirono i maggiori esponenti della finanza italiana (a partire da Prodi, Draghi, Amato e Ciampi). Quel giorno fu definitivamente stabilita la strategia di parte della massoneria italiana, che governa banche italiane ed inglesi (valgano gli esempi di Goldman Sachs e Merryl Linch su tutti) che mise in ginocchio l'economia italiana (decidendo anche la svendita all'estero di gran parte delle industrie italiane), a partire dalla speculazione monetaria di Geoge Soros che, in un solo giorno (16 settembre 1992), distrusse la lira.

Davanti a tutto questo, va ricordata la vicenda di Pino Masciari, il coraggioso imprenditore calabrese che ha denunciato il racket delle estorsioni. Per farsi ricevere da Napolitano è dovuto arrivare allo sciopero della fame, dopo che la scorta gli è stata revocata (la sua gravissima colpa è stata quella di andare nelle scuole e nei teatri a raccontare la sua storia e ad invitare altri a fare come lui). Pino sta vicendo la sua battaglia, al contrario di Piera Aiello, cognata della collaboratrice di Paolo Borsellino Rita Atria e animatrice di una delle migliori associazioni antimafia d'Italia. Piera ha scoperto di essere rimasta senza scorta quando due carabinieri l'hanno tradita, indicando ai boss di Partanna dove viveva, e la sua vita corre un fortissimo rischio.

Negli ultimi anni, tutti i garofani della politica italidiota hanno innalzato il vessillo della sicurezza e della lotta alla mafia. Ma, davanti a quanto vi abbiamo appena raccontato, stiamo ancora aspettando qualsivoglia cenno dal Ministero di Disgrazia e ingiustizia, lo stesso che si pavoneggia per ogni arresto di un mafioso (come se li arrestasse lui...) e in ogni possibile occasione pubblica. Come se si stava aspettando lui, novello Messia, per lottare contro la mafia.

 

L'Italia è in guerra. E i nostri governanti demoliscono il dettato costituzionale

Due legislature fa Gustavo Selva, parlamentare di AN (lo stesso che chiamò l'ambulanza del 118 per farsi accompagnare in uno studio televisivo e si offese sdegnato quando gli fu fatto notare che, per l'uomo della strada, è un reato penale ... ), affermò che le missioni di pace erano una balla per far digerire a Ciampi l'impegno militare in Iraq e Afghanistan. Oggi La Russa afferma chiaramente che in Afghanistan è guerra (noi pacifisti lo dicevamo nel 2001...) ma non chiederà la ratifica parlamentare dello stato di guerra. Nonostante il complesso militarista e bellicista occupi l'intero arco parlamentare (mentre oltre il 70% degli italiani mantiene posizioni pacifiste, e questo già dice tutto sulla presunta democrazia parlamentare italiana...) non hanno il coraggio di ratificare quello che loro stesso non riescono a nascondere più. Sono così abituati a calpestare la Costituzione e la legalità che, anche quando possono, non vi sanno rientrare.

Zio Remo Gaspari, il padrino della politica abruzzese

All'incirca un mese fa a Cupello (paese dell'Alto Vastese) c'è stato un incontro pubblico, alla presenza del presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e di Remo Gaspari, un nome che fuori d'Abruzzo non dice assolutamente nulla ma che è stato tra i protagonisti della DC regionale negli ultimi decenni (e la sceneggiatura era la stessa nazionale che tutti conosciamo ...). Argomento ufficiale della serata: lo sviluppo d'Abruzzo e le energie rinnovabili. Dopo il comizio di Chiodi, la dott.ssa Maria Rita D'Orsogna (ricercatrice in una delle più prestigiose università statunitense, e che vanta collaborazioni con università di tutto il mondo, dal Canada all'Australia, quindi non proprio una sprovveduta...) ha chiesto la parola, per poter fare una sola semplice domanda a Chiodi: cosa ne sarà del futuro dell'Abruzzo e delle concessioni petrolifere che (dati ufficiali del Ministero per le Attività Produttive) occupano quasi metà regione? E' stata fisicamente strattonata e spintonata mentre Chiodi e il suo vicino di tavolo la insultavano pesantemente. Insulti estesi ad alcune persone che hanno tentato di difendere la dott.ssa D'Orsogna dall'aggressione fisica. A questo punto è intervenuto Remo Gaspari. Zio Remo ha calcato la mano sugli insulti, affermando che sono gli stessi che hanno sempre fatto il male dell'Abruzzo. Una regione che, parole sue testuali o quasi, è soffocata dai costi di 26 ospedali (la gran parte inutili) e di un clientelismo che impedisce qualsiasi sviluppo. La gran parte delle persone presenti, immobili durante l'aggressione, hanno applaudito Gaspari e preso le sue parti. Remo Gaspari, lo ripetiamo, di quegli ospedali e del clientelismo politico ne è stato (ed è tutt'ora, in parte) non soltanto un protagonista, ma il grande architetto. Padrino della DC, la su abitazione è stata meta di pellegrinaggio per centinaia, forse migliaia, di persone, prone a chiedere favori ed elargizioni. Per moltissimi anni è stato lui il crocevia politico di ogni manovra politica, di ogni feudo di favori e scambi elettorali. Dopo una delle peggiori stagioni politiche abruzzesi, sentire quel che afferma, e constatare che è ancora seguito, offende le coscienze civili e democratiche. Sentirlo offendere una insigne ricercatrice universitaria e lavarsi le mani, come novello Pilato, del clientelismo rampante è deprimente. Una scena a metà tra il vecchio professore de 'La città vecchia' di Dé Andre e il vecchio acido che voleva sposare Lady Marion in Robin Hood.

E' passato il G8 delle meraviglie e L'Aquila sta sparendo. I riflettori si accendono solo ad ogni calata di Berlusconi e dei suoi ascari, in ossiequio al circo mediatico. Le tendopoli e i suoi abitanti non esistono più. Quante ore di trasmissione e pagine hanno dedicato televisioni e giornali alla calata di Bossi e Calderoli? In questi giorni, in diverse tendopoli, è in corso una emergenza sanitaria di proporzioni vastissime, a dimostrazione ancora una volta della gestione dissennata e criminale da parte della Protezione Civile e dello strisciante colpo di Stato in atto (come lo ha definito il portavoce dell'Abruzzo Social Forum Renato Di Nicola). Decine sono i casi di intossicazione alimentare, in molti casi sfociata in probabile salmonella. Dove sono le prime pagine?

49 operai da un anno e mezzo presidiano la loro fabbrica. In omaggio alla Costituzione Italiana chiedono di poter continuare a lavorare, in una fabbrica con grandissime capacità produttive e un portafoglio ordini ampissimo. Le cariche della polizia sono diventate, nei principali telegiornali nazionali (a partire dagli stessi che, vergognosamente, hanno tessuto le magnifiche sorti dell'Honduras dopo la presa del potere da parte del golpista di Bergamo alta Micheletti) tafferugli e scontri causati da facinorosi esaltati.

Cosa hanno detto ...

Gli ultimi anni hanno visto succedersi al governo, e in buona parte ci sono ancora, deputati(nonché ex presidenti della Commissione Giustizia, mentre difendevano camorristi) che hanno infangato un martire della lotta alla camorra come don Peppino Diana mentendo spudoratamente (Gaetano Pecorella), ministri che hanno solidarizzato con governi che pochi anni dopo hanno bombardato (nel 1996 l'allora ministro degli Esteri Lamberto Dini strinse la mano al Presidente della Federazione Jugoslava Slobodan Milosevic, nel 1999 il suo governo ha partecipato ai bombardamenti NATO su Belgrado), parlamentari che hanno definito un eroe il mafioso Mangano (Dell'Utri), deputati condannati a 11 anni per aver corrotto giudici (Cesare Previti, ma la persona che ha beneficiato della corruzione resta al potere e non è stata condannata), ministri che hanno affermato che con la mafia bisogna convivere (l'ex ministro Pietro Lunardi) e altri che bisognava 'rivedere'(leggasi eliminare) i progetti scolastici che si occupavano di mafia e legalità nei quali era coinvolta Libera (l'ex ministro dell'Istruzione Letizia Moratti), parlamentari e ministri che affermano che non si riconoscono nella bandiera italiana ma solo in quella padana e che, sulla Costituzione Italiana, ma hanno giurato da padani (Bossi e Calderoli). Il loro gruppo parlamentare si chiama ancora 'Lega Nord per l'indipendenza della Padania'. Abbiamo poi deputati che definiscono triste l'intitolazione a Falcone e Borsellino dell'aeroporto di Palermo (Micchiché) e altri che tentanto di cancellare il nome di Pio La Torre. E l'elenco potrebbe proseguire all'infinito, tra tribunali che hanno accertato il finanziamento della Sacra Corona Unita al presidente del Consiglio che bombardò Belgrado e coinvolgimento (nel lontano 1990) in traffici di droga del presidente del Consiglio del giorno che assassinarono Carlo Giuliani.

Nessuna voce per l'assassinio di Aldo e i miliardi di dollari sequestrati a Chiasso

Tutti noi conosciamo, vista l'ossessionante attenzione di televisioni e giornali, l'omicidio a Perugia della studentessa statunitense Meredith Johson. Migliaia di pagine su tutti i giornali, innumerevoli speciali di 'Porta a Porta', Matrix e dirette nei telegiornali delle udienze. Nelle stesse settimane moriva Aldo Branzino. Arrestato, in maniera del tutto arbitraria dopo un controllo di polizia (la minima quantità di sostanze stupefacenti trovate nella loro auto non può giustificare una notta in cella), la mattina dopo viene trovato morto, con sul corpo le evidenti tracce di un pestaggio. Silenzio più totale. Così come per Ramesh, ucciso da un vigile Rambo a Como. O Federico Aldrovrandi, stessa storia di Aldo ma città diversa: Ferrara. Dopo aver opportunamente foraggiato l'industria della paura contro lo straniero hanno approvato una serie di norme contrarie alla Costituzione, al diritto internazionale, ai principi cristiani di cui si fanno bandiera, e all'umanità stessa. Qualcuno cerchi per favore, e se le trova ci faccia sapere perché noi ne abbiamo trovate, i titoloni a caratteri cubitali sulle prime pagine dei giornali per la ragazza che si è recentemente suicidata a seguito dell'approvazione della legge e per i periodic pestaggi di migranti e omosessuali.

Nell'ultimo anno, agitando lo spettro della 'crisi economica', hanno fatto accettare di tutto, dai soldi regalati alle banche (ma le pensioni costano troppo e vanno tagliate) alle speculazioni industriali-edilizie peggiori (e solo la resistenza straordinaria dei lavoratori ha impedito alla INNSE di aggiungersi alla lista). Il 3 giugno scorso a Chiasso sono stati arrestati due corrieri giapponesi. Portavano con loro titoli statunitensi per un valore di 134.5 miliardi, quasi certamente veri. Una cifra che, se immessa sul mercato, avrebbe innescato una speculazione finanziaria che quella del 1992 di Soros (e che portò al crollo della lira dalla mattina alla sera) impallidisce. Silenzio totale.

 

 

Il silenzio che 'è uguale a morte' e decide le sorti italiane. Un silenzio ordinato a tavolino e che sceglie cosa va detto e cosa no, come orientare i consumatori passivi di democrazia. Un silenzio nel quale le parole cambiano di significato e vengono snaturate. Dove una persona in cerca di un futuro e di dignità si chiama CLANDESTINO. E' un criminale, come criminale è chi difende posti di lavoro e la Costituzione, e non si allinea al pensiero unico dominante. Perché chiedere giustizia, rispetto dei diritti civili ed umani è un crimine. Come ha scritto Roberto Saviano, gli unici che veramente hanno saputo ribellarsi alla mafia e lottare per la legalità nell'ultimo anno sono stati i migranti. Massacrati a Castel Volturno e sfruttati in Calabria. Ma non interessano a nessuno. Perché la dignità non è una merce interessante per la televisione (e quindi per il mercato delle vacche che ancora ostinatamente chiamiamo 'politica' ed 'elezioni') e i migranti sono tutti potenziali CRIMINALI, pensare che facciano qualcosa di positivo sarebbe sovversivo e pericoloso.

 

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