Paraguay: Monsignor Fernando Lugo spazza via il Partido Colorado
Stavolta le minacce, i tentativi di brogli, la guerra sporca non sono serviti a niente: Monsignor Fernando Lugo, esponente di spicco della Teologia della Liberazione ed ex vescovo della diocesi di San Pedro (la più povera del paese) prima della sospensione "a divinis" del Vaticano, ha vinto le presidenziali svoltesi domenica scorsa in Paraguay. Il suo quasi 41% di suffragi, il doppio rispetto al principale sfidante ed ex generale golpista Oviedo e il 10% in più di Blanca Ovelar (entrambi sostenuti dalle forze di destra), ha sconfitto il Partido Colorado, una sorta di partito-dinosauro molto affine in fatto di longevità e alti livelli di corruzione al Pri (Partito Rivoluzionario Istituzionale) messicano, al potere fin dal 1947 con incorporata la più lunga dittatura dell'America Latina, quella guidata da Stroessner a partire dal 1954.
Il Paraguay raggiunge così il resto dei governi dell'America Latina (eccezion fatta per Perù e Colombia), dove i movimenti sociali hanno spesso giocato un ruolo fondamentale nello spingere alla vittoria i candidati progressisti, pur se vanno sottolineate le differenze tra la presidenza di Tabaré Vasquez in Uruguay o Michelle Bachelet in Cile rispetto all’operato di Morales o Chavez.
In ogni caso Fernando Lugo, che assumerà ufficialmente l'incarico di presidente il prossimo 15 agosto, intende procedere con la riforma agraria, cavallo di battaglia del suo partito, l'Alianza Patriotica para el cambio (Apc), costituita in gran parte da organizzazioni sociali e contadine, compreso il movimento Tekojoja di cui lui stesso è il fondatore. Non sarà facile, poiché nella sua alleanza sono presenti anche formazioni di destra moderata, ad esempio il Partido Liberal Radical Auténtico (Plra) che ha ottenuto la vicepresidenza con il suo uomo Federico Franco, ma la strada è ormai tracciata. La situazione economica del Paraguay è disastrosa: secondo i dati del Cipae (Comité de Iglesias para Ayudas de Emergencias, il 20% della popolazione detiene il 60% delle ricchezze del paese, circa 400 mila famiglie sono sprovviste della terra da coltivare, la disoccupazione raggiunge oltre il 22%, e il tasso di mortalità infantile è in continuo aumento.
Altri due temi chiave della presidenza Lugo saranno i rapporti con gli Stati Uniti in merito alla base militare di Mariscal Estigarribia (a soli 200 km da Bolivia e Argentina e di cui si sta servendo Bush nel tentativo di tenere sotto controllo il Cono Sur) e soprattutto i rapporti con gli altri governi progressisti della regione. Per un Chavez che ha già invitato Lugo a discutere in merito alla creazione della Unasur (l'Unione delle Nazioni Sudamericane), c'è un Lula che non sembra troppo intenzionato a rivedere il trattato di Itaipù. Firmato negli anni '70 dal dittatore Stroessner e dal suo omologo brasiliano Médici, l'accordo prevede che il Brasile possa sfruttare il 98% dell'energia prodotta dalla centrale idroelettrica di Itaipù (di proprietà di entrambi i paesi). Questo tema è stato al centro della campagna elettorale di Lugo, tesa a recuperare ad ogni costo la sovranità del Paraguay, le cui risorse sono state svendute durante i lunghi anni di potere del Partido Colorado e in particolare sotto la presidenza uscente di Nicanor Duarte: Lugo è riuscito a strappare a Lula la promessa di revisione dei negoziati, anche se il presidente del gigante sudamericano ha già fatto sapere di voler mantenere invariati i termini del contratto.
A livello nazionale, l'arrivo alla presidenza di Lugo è stato irto di ostacoli. Più volte Duarte ha tirato in ballo finanziamenti occulti di Chavez alla campagna elettorale dell'Apc ed ha cercato di associarla ai guerriglieri colombiani delle Farc, spingendosi addirittura a definire le radio comunitarie della diocesi di San Pedro come fattore di "destabilizzazione e agitazione sociale". Le puntuali smentite di Comunica (Asociación de Comunicación Comunitaria) e Amarc Paraguay (Asociación Mundial de Radios Comunitarias) non hanno però fermato Duarte e il Partido Colorado e la loro campagna di discredito. I gruppi parlamentari di Verdi e Sinistra Europea hanno paragonato il Paraguay alla Colombia "semifascista" di Uribe, mentre lo scorso dicembre un gruppo di senatori italiani (tra cui José Luiz del Roio) ha scritto una lettera in cui si esprimeva profonda preoccupazione per la tutela dei diritti umani. Dalla fine di febbraio il giornalista Alfredo Ávalos, portavoce di Tekojoja, è stato ferito gravemente, mentre un attivista del P-Mas (Partido Movimiento al Socialismo, appartenente alla coalizione dell'Alianza Patriotica para el cambio) è stato ucciso in seguito ad un'aggressione premeditata: questi episodi sono stati definiti da Codelucha (Coordinadora de Luchadores y Víctimas de la dictadura) "terrorismo di stato".
Ora a Palacio López si attende il 15 Agosto, quando l'insediamento di Lugo segnerà ufficialmente un altro punto a favore dei movimenti popolari del continente sudamericano.
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