La Direttiva del Ritorno secondo la Commissione Europea
Durante la presentazione dei risultati della IV sessione delle negoziazioni sull’Accordo di Associazione (AdA) tra Unione Europea e Centroamerica, attività realizzata nei giorni scorsi a Managua, è stato nuovamente toccato il conflittuale tema dell’approvazione della Direttiva del Ritorno da parte del Parlamento Europeo.
La Lista Informativa “Nicaragua y más” ha conversato in esclusiva su questo tema con l’ambasciatrice e delegata della Commissione Europea per il Centroamerica e Panama, Francesca Mosca.
L’approvazione della Direttiva del Ritorno ha generato forti reazioni in America Latina e lo scorso 19 luglio, durante le celebrazioni in Managua, il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha detto che esiste la possibilità che i paesi latinoamericani presentino una direttiva per allontanare i capitali europei dalla regione. Quali sono le sue considerazioni su questi fatti?
Molte delle manifestazioni e delle dichiarazioni che abbiamo ascoltato indicano una mancanza di comprensione rispetto agli obiettivi della Direttiva sulla Migrazione. Questa Direttiva non è arrivata in una situazione di vuoto totale e ciò che si prefigge è dare coerenza alle legislazioni nazionali e strumenti a quei paesi dove questo tipo di legislazione ancora non esiste. Vuole trattare il tema del “ritorno” rispettando i diritti umani, dando agli immigrati illegali un'assistenza legale e cercando di regolare il tema affinché non vengano commessi abusi nei loro confronti. Si è parlato anche della criminalizzazione dell’immigrato e questo non è vero, perché in questa Direttiva si riconosce il valore di questi lavoratori immigrati nei nostri paesi. Si è anche parlato del periodo di detenzione di 18 mesi e su questo punto bisogna ricordare che si tratta di una detenzione amministrativa e che i paesi sono liberi di decidere l’entità di questo periodo. Quello che la Direttiva fa è dare limiti massimi di detenzione. Durante la IV sessione di negoziazione dell'AdA a Bruxelles, l’Unione Europea ha fatto un grande sforzo per spiegare ai paesi il contenuto reale di questa Direttiva e credo che sia importante il fatto di voler parlare a fondo di questi contenuti da parte dei paesi centroamericani . Sappiamo che è un tema molto delicato e capiamo le preoccupazioni del Centroamerica e speriamo che i paesi di questa regione capiscano anche i motivi che hanno portato ad approvare questa direttiva.
Alle dichiarazioni dell’ambasciatrice della UE si sono aggiunte quelle dell’ambasciatore francese in Nicaragua, Thierry Fraissé.
“Su questo tema credo sia il caso di evitare dichiarazioni appassionate e prendersi il tempo per leggersi il testo della Direttiva. Si tratta di una Direttiva sulla quale si è lavorato per tre anni e che si implementerà in modo progressivo, infatti i paesi hanno tempo fino al 2010 per applicarla.
Non è una Direttiva contro gli immigrati e al contrario, l’Europa è un paese che ha una lunga storia d'immigrazione perché ne abbiamo bisogno per le nostre economie, per coprire il deficit demografico che abbiamo e consideriamo l’immigrazione come un fatto positivo, che contribuisce alla diversità delle società e delle nostre culture. Quello su cui i 27 paesi della UE sono d’accordo è la lotta contro l’immigrazione illegale, per garantire i diritti e migliori diritti agli immigrati legali e per il loro inserimento nelle nostre società. Nella lotta contro l’immigrazione illegale quello che la Direttiva vuole fare è fissare criteri comuni per tutti i paesi della UE che prima non esistevano. L’immigrazione illegale è un fattore di disordine e queste persone arrivano senza diritti e spesso cadono nelle mani di trafficanti di persone e questa non è una situazione soddisfacente né per le società che li ricevono, né per gli stessi immigrati. E’ una direttiva che rispetta gli accordi internazionali sui diritti umani ed aumenta anche i diritti degli stessi immigrati illegali, perché erano almeno sette i paesi che non avevano una legislazione specifica che definisse un periodo massimo di detenzione e quindi potevano essere detenuti in modo indefinito. Anche nel caso dei minori, con questa Direttiva si garantisce ora che le famiglie se ne facciano carico nei loro paesi d’origine”.
Crede che questa Direttiva possa mettere in pericolo le negoziazioni degli Accordi di Associazione con il Centroamerica ed il Gruppo Andino?
Non credo. Quello che dobbiamo continuare a fare è spiegare meglio gli obiettivi della Direttiva e credo che tutti i paesi che stanno partecipando alle negoziazioni siano interessati a discutere il tema a fondo ed avere un dialogo politico sull’immigrazione. Penso che per il momento non esista un impatto negativo su queste negoziazioni, almeno in Centroamerica.
Ci sono però punti molto controversiali, come ad esempio il tema della reclusione nei CPT fino ad un massimo di 18 mesi, tanto che hanno spaccato il voto nel Parlamento Europeo. Lo stesso gruppo socialista si è diviso su questo tema. Non le sembra che questi punti giustifichino le reazioni dei governi latinoamericani?
Si può vedere in questo modo, ma lo si può vedere anche come il fatto che questo termine sia un periodo massimo e che c’erano paesi che non hanno mai avuto un limite massimo e che potevano mantenere immigrati illegali reclusi per più di 18 mesi. Ci sono paesi che hanno periodi di detenzione inferiori e spero che non vengano mai applicati questi 18 mesi.
In un’intervista pochi giorni dopo la votazione, il deputato europeo Vittorio Agnoletto mi diceva che erano importanti le dichiarazioni dei leader latinoamericani contro la Direttiva, ma che se alla Commissione Europea non venivano toccati i temi economici e le negoziazioni degli AdA era capace di digerire qualsiasi cosa. Vuole commentare questa dichiarazione?
E’ la sua opinione, io non l’ho sentito fare questa dichiarazione.
Quindi nessun commento?
Credo che l’Unione Europea abbia raggiunto una dimensione che tocca tutti gli argomenti e questi Accordi di Associazione sono proprio su temi politici, di cooperazione ed anche economici. I nostri interessi nella regione centroamericana sono la stabilità, il progresso, il rafforzamento, la maggiore coesione sociale e la crescita regionale. Credo che questo AdA potrebbe essere utile per questo e non solo per il tema economico.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
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