Bolivia: parità tra Morales e i separatisti nel referendum revocatorio
Il referendum revocatorio tenutosi lo scorso 10 Agosto in Bolivia ha offerto una duplice chiave di lettura e interpretazione: da un lato Morales e il suo vice Linera hanno ampiamente superato l'ostacolo ottenendo una significativa riconferma, dall'altro quasi tutti i prefetti dei dipartimenti separatisti hanno a loro volta mantenuto fermo il loro posto di comando. Si può dire che la situazione è rimasta più o meno quella precedente al referendum. Una visione ottimista indica che Morales ha aumentato di dieci punti percentuali i voti che nel dicembre 2005 lo condussero alla presidenza del paese, guadagnando il 63% dei consensi e provocando la mancata riconferma di Manfred Reyes Villa (prefetto di Cochabamba bocciato dal voto popolare e costretto alle dimissioni), mentre un'analisi più pessimista non può fare a meno di notare l'innegabile successo dei governatori della destra separatista nelle mezza luna boliviana. "Evo ha vinto, ma ha perso" è stato il ritornello dei separatisti, nei cui dipartimenti Morales, pur aumentando in modo non scontato il suo consenso, non è riuscito a scalfire la popolarità dei prefetti. Ruben Costas, il governatore razzista di Santa Cruz che ha continuato ad insultare Morales anche ad urne chiuse, ha ottenuto il 70% dei voti, mentre Mario Cossio ed Ernesto Suarez (prefetti di Tarija e Beni) hanno raggiunto il 60%, percentuale intorno alla quale si è avvicinato anche Leopoldo Fernandez , governatore di Pando. Altrettanto innegabile è stato l'aumento di voti di Evo nei dipartimenti a lui più ostili, oltre al pieno di consensi nell'occidente indigeno, dove il suo successo era scontato: a Tarija Morales ha guadagnato il 49,83% dei consensi, riuscendo quasi ad impattare con il 50,17% di "no" alla sua riconferma. Nei dipartimenti di Beni e Santa Cruz la popolarità del presidente boliviano si è attestata rispettivamente al 43,72% e al 40,75%, segnale che indica un significativo miglioramento, pur se ancora distante anni luce rispetto all'indice di gradimento dei governatori separatisti.
In definitiva, la percentuale di "si" per Morales non è stata soddisfacente solo nella città di Sucre, dove l'ex cocalero ha raggiunto a fatica il 29%, e nel dipartimento di Chuquisaca. La graduale crescita del consenso a Morales in quasi tutto il paese, concomitante al declino della destra di Podemos (il cui leader Quiroga ha dovuto digerire la sconfitta e la conseguente revoca del suo governatore Luis Paredes nel dipartimento di La Paz), hanno per il momento convinto i prefetti della mezza luna ad una parziale marcia indietro. Escluso Reyes Villa, che sembra essere intenzionato a ricorrere contro il voto che lo ha privato della sua carica, i governatori di Tarija, Pando e Beni hanno accettato la ripresa del dialogo offerta da Morales, in particolare la sua proposta di un patto legale-economico-istituzionale che permetta al paese di respirare un clima politico nuovo. Tuttavia le premesse di questo nuovo tentativo di dialogo offerto da Morales all'opposizione devono ancora intraprendere una strada univoca sulla via di una riconciliazione che sembra comunque assai poco probabile: il prefetto di Santa Cruz Ruben Costas ha evitato di partecipare all'incontro ed ha proseguito nei suoi violenti attacchi verbali a Morales, nonostante alcuni ministri di Palacio Quemado siano stati incaricati di contattarlo per riprendere il dialogo, mentre Manfred Reyes Villa si è fatto alla fine da parte nominando però come governatore ad interim il suo delfino Ferrel.
Morales ha giocato coraggiosamente la carta del referendum per superare l'impasse politico determinato dai prefetti della mezza luna e mettendosi in gioco nel tentativo di far perdere l'appoggio politico di cui godono i governatori nei loro territori: in pratica non è riuscito a farli bocciare dal voto popolare, ma è riuscito perlomeno a dimostrare che un'ampia maggioranza di boliviani crede nel suo progetto.
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