Ecuador: si vota per l'approvazione della nuova costituzione
Domenica 28 Settembre in Ecuador si svolgerà il referendum sul nuovo testo costituzionale già approvato dall'Assemblea Costituente alla fine di luglio.
La nuova costituzione, che in caso di approvazione sostituirà quella del 1998, sembra avere oltre il 60% dei consensi dai sondaggi che impazzano nel paese andino. L'idea di riformare la Costituzione, già promossa in campagna elettorale da Correa, è stata sottoposta ad un referendum nel settembre 2007, con l'80 per cento degli ecuadoriani pronunciatisi a favore della riforma del testo e a cui è seguita l'elezione dei componenti dell'Assemblea Costituente, i padri di quella che dovrebbe essere la nuova Carta dell'Ecuador.
Sulla redazione del nuovo testo costituzionale, per quanto all'avanguardia, restano profondi dubbi da parte della Conaie, la forte confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador.
Alcuni articoli della nuova Costituzione sono senza dubbio coraggiosi e di alto profilo, ad esempio il divieto di presenza delle truppe straniere nel paese (che tradotto significa il mancato rinnovo in concessione agli Stati Uniti della base militare di Manta), al pari del diritto imprescindibile di accesso all'acqua. Inoltre sarà riconosciuto il diritto di migrare (indipendentemente dallo status di indocumentados o meno dei migranti), è stato ribadito l'appoggio al Banco del Sur e sarà sancita la plurinazionalità dello Stato.
E' su questo punto, però, che la Conaie ha espresso i maggiori dubbi, impegnandosi per un voto di "si critico" alla nuova carta costituzionale, pur mettendo il dito nella piaga delle contraddizioni del governo Correa. In effetti il governo parla di stato plurinazionale, ma privilegia un modello economico in cui sembra che le comunità indigene non saranno previamente consultate per quanto riguarda lo sviluppo e l'utilizzo dei loro territori. Su questo controverso punto fin dallo scorso marzo la Conaie ha ritirato l'appoggio al governo di Rafael Correa e al suo partito Alianza Pais, su cui pesa inoltre il parere favorevole dato a quella parte di grandi opere e infrastrutture (facenti capo all'Iirsa) che attraverseranno il territorio ecuadoriano.
Nemmeno le dimissioni dall'Assemblea Costituente, alcuni mesi fa, di Esperanza Martinez, che si era opposta con la sua ong, Acción Ecologica, allo sfruttamento minerario e all'estrazione petrolifera, hanno convinto il governo a tornare sui suoi passi. La contraddizione tra l'idea del socialismo del XXI secolo e l'agire quotidiano del governo Correa (ma anche di altri esecutivi sulla comune lunghezza d'onda che trovano le stesse difficoltà nel rapporto con i popoli indigeni ed un concetto di sviluppo realmente sostenibile) è ben teorizzata dal presidente della Conaie Marlon Santi: "il socialismo del XXI secolo è un socialismo camuffato da uno schema coloniale e neoliberale rispetto ad una proposta indigena di rottura desiderosa di cambiare completamente questa logica strutturale, per questo nel socialismo del XXI secolo sono insite molte trappole". In sostanza, se l'obiettivo di Correa di perseguire il socialismo del XXI secolo è in se stesso lodevole, deve essere però applicato con altri mezzi che non siano quelli della redistribuzione delle ricchezze in quadro in cui resta fermo il principio di un'idea di economia sviluppista e di mercato, altrimenti il rischio è quello di applicare un socialismo del XXI secolo soltanto di facciata. Lo stesso Knitto Lucas già a Giugno aveva preso le distanze da Correa, dopo essersi speso pubblicamente nel suo appoggio, sottolineando l'errore del presidente nel proseguire con il suo rapporto altalenante, per non dire burrascoso, con il movimento indigeno. In una lunga intervista pubblicata da Indymedia Ecuador, Marlon Santi ha ribadito quindi il suo appoggio critico alla costituzione, ricordando le circostanze in cui gli indigeni sono stati messi ai margini rispetto alle scelte cruciali per il paese: da un lato la Conaie apprezza l'idea di un'economia basata sulla solidarietà, la reciprocità e il carattere comunitario, al tempo stesso viene messa fortemente in dubbio l'apertura del governo agli investitori privati, a cui di fatto è stata concessa mano libera sul territorio ecuadoriano con gravi danni sociali, umani e ambientali per le comunità abitanti nelle aree dove maggiore è lo sfruttamento minerario. Ancora Marlon Santi fornisce un altro esempio della politica ambivalente di Correa: "è nato da poco il Consejo Nacional de Partecipación Social, composto da tutti i principali attori sociali, ma sulla base di un modello che rischia di essere manipolato dal governo di turno. La Conaie aveva proposto la reale partecipazione diretta dei settori sociali più emarginati, ma è andata incontro a un rifiuto".
In definitiva, non sembra in discussione il successo di Correa sul referendum costituzionale, che tra l'altro presenta innovazioni senza dubbio significative e all'avanguardia per un paese da anni nelle mani di personaggi come Bucaram, Noboa o Gutierrez, ma la speranza di indigeni e campesinos per un governo orientato ad un modello rispettoso dell'ambiente, dei diritti del cittadino e più equo sta correndo il rischio di deragliare verso posizioni più legate alla politica tradizionale e ai suoi maneggi non sempre troppo chiari ed etici.
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