Latina

Alla Concertación non riesce la rimonta

Cile: Sebastián Piñera presidente

Prima vittoria conquistata legalmente dalla destra dal 1958
19 gennaio 2010
David Lifodi

La semplice sommatoria tra il 20% ottenuto da Marco Enríquez Ominami al primo turno delle presidenziali cilene e i voti di Eduardo Frei non è bastata ad impedire la riconquista della Moneda da parte della destra: Sebastián Piñera è divenuto il primo presidente cileno in grado di scalzare la Concertación dopo quasi venti anni di successi ininterrotti a partire dal 1990. In realtà il successo di Piñera è stato ben più ampio dello scarto finale di soli tre punti percentuali che alla fine ha diviso i due contendenti: 51,60% al miliardario cileno contro il 48,38% guadagnato in qualche modo da Frei, già (sbiadito) presidente del paese dal 1994 al 2000. Alla rimonta della Concertación, che comunque è andata piuttosto vicina ad un ribaltamento che avrebbe avuto del clamoroso e avrebbe negato per la seconda volta la presidenza a Piñera (già sconfitto nella precedente tornata elettorale da Michelle Bachelet), non credevano nemmeno i suoi stessi militanti, andati al voto più per sbarrare la strada alla destra che per la stima verso Frei. Lo stesso Ominami, candidatosi coraggiosamente alla sinistra dell'ex-presidente e raggiungendo un buon risultato al primo turno, alla fine aveva fatto appello a votare contro pur di non consegnare il paese a Piñera, nonostante ad urne appena chiuse avesse ribadito l'intenzione di non voler fare alcun apparentamento con il moderatissimo Frei: la campagna "no virar a la derecha" non è servita.

Da parte sua Piñera incarna effettivamente la figura del Berlusconi cileno: ha promesso un milione di nuovi posti di lavoro, detiene una parte significativa di quote della compagnia aerea Lan Chile, è proprietario di un canale televisivo (Chilevisión), infine è padrone della squadra di calcio Colo-Colo. Piñera inoltre tiene a distanziarsi dalla destra pinochettista e più di una volta, come se volesse farsi accreditare la patente di democratico, sottolinea che votò "no" al referendum del 1988 che intendeva prolungare il regime militare, e tenta di passare come alfiere di una destra liberale e rispettabile. Può darsi che sia davvero così, ma il master ed il dottorato di economia conseguito ad Harvard prospetta il ritorno ad un liberismo duro e puro (in ogni caso la Concertación già da tempo seguiva la strada di un liberismo temperato), mentre l'appoggio ricevuto dai partiti Renovación Nacional (Rn) e soprattutto la ex-pinochettista Unión Demócrata Independiente (Udi) lasciano più di un dubbio: in entrambe le formazioni politiche militano personaggi che pubblicamente si vantano di non aver mai rinnegato le loro origini e sono tuttora sostenitori del generale che nel 1973 fece sprofondare il Cile nell’abisso. Con queste premesse è difficile credere agli sforzi, magari tentati realmente, per dare una ripulita d'immagine alla destrorsa Coalición por el Cambio.

Al tempo stesso non si può dire che Piñera non abbia meritato di raggiungere la Moneda (nel senso che la pochezza del centrosinistra era tale che il suo cammino verso la presidenza è stato assai facilitato), tra l'altro si tratta della prima volta che la destra raggiunge la presidenza del paese legalmente dal 1958 quando vinse il conservatore Jorge Alessandri, esclusa ovviamente l'epoca della dittatura. Se la Concertación aveva beneficiato negli ultimi della popolarità della Michelle (così i cileni chiamano affettuosamente la Bachelet), è anche vero che la coalizione progressista è andata via via sfaldandosi fin dalla presidenza di Aylwin (1990-1994) e ancor più sotto quella di Lagos, quando di fatto le politiche seguite erano di carattere molto moderato ed in controtendenza con le esperienze più interessanti che iniziavano a prender piede in altri angoli del continente, non a caso oltre alla candidatura autonoma di Ominami (figlio dell'ex dirigente del Movimiento Izquierda Revolucionaria Miguel, ucciso dalla Dina nel 1974) c'era stata al primo turno (il 13 dicembre scorso) quella di Jorge Arrate con il Pacto Juntos Podemos, che con il suo 6% aveva contribuito a riportare dopo tempo immemorabile il Partito Comunista Cileno in Parlamento con tre deputati.

Resta infine sul tavolo la lotta dei mapuche, nei confronti dei quali già la Bachelet aveva mostrato il pugno di ferro: l’avvento di Piñera probabilmente non migliorerà la loro situazione.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore

Articoli correlati

  • Cile: sicurezza all'insegna del bukelismo
    Latina
    La svolta securitaria in tema di sicurezza potrebbe ripercuotersi anche sui movimenti sociali

    Cile: sicurezza all'insegna del bukelismo

    A seguito dell’ondata di omicidi avvenuti nel mese di luglio nella Regione metropolitana di Santiago, il presidente Gabriel Boric pensa alla costruzione di un carcere di massima sicurezza per fermare la violenza della criminalità organizzata sul modello del suo omologo salvadoregno.
    8 settembre 2024 - David Lifodi
  • "Salvador Allende era un pacifista"
    Storia della Pace
    Le parole dello scrittore cileno Jorge Baradit Morales

    "Salvador Allende era un pacifista"

    "Era un pacifista che, nei momenti in cui trionfava la via armata, insisteva che la via era la pace e la democrazia. Oggi Salvador Allende è una figura mondiale al pari di Martin Luther King, Mahatma Gandhi e altri che 'in nome dell’amore' per l’umanità furono assassinati dai mercanti di morte".
    27 giugno 2024 - Alessandro Marescotti
  • Presidenziali El Salvador: la frode
    Latina
    Confermati solo oggi gli esiti definitivi del voto che hanno sancito la dubbia vittoria di Bukele

    Presidenziali El Salvador: la frode

    Il “dittatore più cool del mondo”, come ama farsi definire, si era già proclamato vincitore ancor prima della diffusione dei risultati preliminari e, con una schiacciante maggioranza al Congresso, può proseguire nel suo progetto di militarizzazione del paese.
    9 febbraio 2024 - David Lifodi
  • Cile: vittoria dimezzata della destra
    Latina
    Nel referendum costituzionale di ieri, 17 dicembre

    Cile: vittoria dimezzata della destra

    Il 55,8% degli elettori ha respinto la modifica della Costituzione proposta dall’estrema destra, ma a rimanere in vigore è comunque il testo pinochettista.
    18 dicembre 2023 - David Lifodi
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)