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Quando la satira fa paura

Non sparate sul vignettista

Ma la paura non doveva sconfiggere il potere e seppellirlo con una fragorosa risata?
Giacomo Alessandroni3 ottobre 2008

I fatti: Mauro Biani disegna per M, l'inserto satirico de l'Unità che si autodefinisce Periodico di filosofia da ridere e politica da piangere una vignetta che può esser letta con più chiavi di lettura.
Cominciamo con la vignetta:

Comunicato stampa del Movimento Nonviolento sulla vignetta apparsa su L'Unità, accusata di istigazione alla violenza armata
Brunetta e Biani, la violenza e la nonviolenza

La nonviolenza è la forza della verità. L'ha detto Gandhi, e quindi c'è da credergli. E allora sforziamoci di cercarla questa verità, anche nella paradossale vicenda della vignetta "incriminata", pubblicata su L'Unità, accusata di istigazione alla violenza armata contro Brunetta. Il quotidiano Libero gli ha dedicato la prima pagina di ieri, con un attacco pesante. Il Ministro Gasparri l'ha dipinto come un pericoloso terrorista.

Ma chi è 'sto Biani? È un vignettista bravissimo, e generoso. Ha vinto premi per il suo lavoro satirico, pubblica su moltissimi giornali. Da anni presta gratuitamente la sua opera per illustrare la rivista Azione nonviolenta, fondata nel 1964 da Aldo Capitini, l'ideatore della grande Marcia per la pace Perugia-Assisi. Biani è il disegnatore ufficiale del Movimento Nonviolento. Biani è stato anche scout, lavora nel settore dell'handicap, chi lo conosce sa che è persona buona e di grande disponibilità. È un vero amico della nonviolenza.

E allora, perché ha fatto una vignetta così truce? È impazzito? Ha una doppia personalità? Senza voler entrare nell'ampio dibattito su cosa sia la satira, la libertà di critica, l'espressione artistica, eccetera, a noi pare che Biani abbia semplicemente messo in disegno una semplice verità: che la violenza non è solo quella delle armi, ma anche quella delle parole e delle strutture ingiuste, e che violenza chiama violenza. E' un insegnamento "antico come le montagne": la spirale di violenza si spezza solo con la scelta della nonviolenza.

Allora appare chiaro che a chiedere scusa all'opinione pubblica non deve essere il vignettista, ma chi la violenza semina. Chieda scusa Borghezio ai fedeli dell'islam paragonati a "maiali", chieda scusa Bossi ai “terroni” equiparati a mafiosi, chieda scusa Berlusconi a tutti i “coglioni” che votano diversamente da lui, chieda scusa Brunetta a tutti i “fannulloni” impiegati pubblici pagati meno di mille euro al mese.

La nonviolenza è la forza della verità, espressa anche con un disegno scomodo.

Mao Valpiana
Direttore di "Azione nonviolenta"
del Movimento Nonviolento

Verona, 1 ottobre 2008

La vignetta incriminata
Naturalmente non sono tardate le repliche: il soggetto somiglia (volutamente) al ragazzo finlandese che ha sparato ai suoi compagni di scuola qualche giorno fa. La vignetta è un delirio, non un'istigazione a delinquere come si sono scomodati a dire personalità del calibro di Maurizio Gasparri.

Molto interessante l'articolo di Marco Travaglio apparso su la Repubblica di cui riportiamo uno stralcio:


"Piccolo fuori programma durante la conferenza stampa congiunta tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi quando una cronista russa, Natalia Melikova, della Nezavsinaya Gazeta, domanda con una certa insistenza al leader Russo se fossero vere le indiscrezioni sulla sua relazione con una ex olimpionica di ginnastica artistica e altri dettagli sulla sua vita familiare e privata. Prima che Putin rispondesse, Silvio Berlusconi sorridente mima con le mani un mitra e lo indirizza verso la giornalista. Putin se ne accorge e annuisce. Quindi, sempre il presidente della Federazione russa replica che non è vero niente e che anche un uomo pubblico ha diritto ad una certa privacy chiedendo inoltre che nessuno 'metta il naso' nelle sue faccende private. Quindi Berlusconi, sempre ironizzando, ha chiesto a Putin un immaginario scambio, sempre scherzando: 'Se sei d'accordo io ti mando la stampa italiana da te e tu la stampa russa in Italia'. Al termine della conferenza stampa i due leader, circondati da decine di telecamere e di giornalisti sono tornati sulla vicenda. In particolare Silvio Berlusconi, rivolgendosi alla giovane minuta cronista ha detto: 'L'aspettiamo da noi la prossima volta'. Quindi, dopo aver presentato uno ad uno i giornalisti italiani presenti al leader russo gli ha indicato un noto 'retroscenista' italiano dicendogli: 'Tu ma lasci questa giornalista e io ti mando lui'. Ma la vicenda continua anche più tardi perché questa giovane cronista russa ha attirato l'attenzione di molti cronisti per essere scoppiata in lacrime visibilmente scossa..." (Ansa, 18 aprile 2008)

Ma la migliore risposta di tutte - secondo il mediocre giudizio di chi scrive - è quella di Vauro, sintetica come sempre:
"Biani non spara su Brunetta." "Come fai a dirlo?" "La pistola è puntata ad altezza d'uomo"
A questo punto penso che la cosa migliore sia lasciare la parola allo stesso Mauro:


Sui quotidiani odierni (30 set.) quello che è linciato sono io. Nella top ten svettano i campioni di libertà e di misura di Libero e il Giornale, evabbeh ci mancherebbe. (ore 11.30) La "notizia" sulle Home di Repubblica e Corriere resiste di più di una strage in Irak o di una catastrofe umanitaria a caso (a proposito di "senso della misura"), anche se solo il corriere.it (non il corriere della sera cartaceo, linciante anch'esso) mi ha chiesto un'intervista che ho dato alla corretta Laura Cuppini. D'altronde mi arrivano decine di mail di sostegno, anche molto autorevoli, ma non le pubblicherò a meno che qualcuno degli scriventi non me ne dia il consenso espressamente (naturalmente ringrazio tutti i commentatori, perlopiù passanti e ripassanti che mi conoscono bene). Invece è tutto abbastanza surreale, specie le accuse, per uno che ha fatto della nonviolenza capitiniana il suo unico credo. Interessante, dopo averlo denunciato spesso con le mie vignette, vivere questo strano paradosso "informativo". Già, come dire chessò che Michael Moore è a favore delle stragi nelle università perché ci ha fatto un film. A dopo.

Che può fare il nostro Mauro Biani [sì perché Mauro è anche redattore di PeaceLink, cosa che diciamo ad alta voce e con orgoglio] a questo punto? È circondato: si arrende. Che altro.

Mi arrendo

Quasi dimenticavo. A scanso di equivoci: io sto con Biani.

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