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Dodicimila in Piazza. La risposta al Consiglio di Stato

Base Usa di Vicenza, mobilitazione di massa. Il popolo della pace scende in piazza

Il Consiglio di Stato blocca il referendum a Vicenza: «È irrealizzabile». Ma il sindaco si ribella: «Voteremo lo stesso». Piazza dei Signori con pochi vessilli ma tante famiglie: una manifestazione senza precedenti con dodicimila persone che, poche ore dopo la sentenza del Consiglio di Stato, riempono il centro cittadino con migliaia di fiaccole. Vicenza il 5 ottobre decide: il referendum si farà comunque.
2 ottobre 2008

Piazza dei Signori che rispende alla luce di migliaia di fiaccole; un'immagine commovente, per chi ama Vicenza. Dodicimila persone – «una manifestazione senza precedenti, almeno diecimila in piazza», secondo Repubblica online – hanno risposto in questo modo all'atto di arroganza e autoritarismo del Consiglio di Stato.
No alla base usa, il logo


Nel primo pomeriggio era arrivata la notizia da Roma: il Consiglio di Stato ha bocciato il referendum previsto per domenica 5 ottobre perché «ha per oggetto un auspicio del Comune al momento irrealizzabile». La democrazia annullata con una sentenza che non permette ai vicentini di esprimersi sul futuro dell'aeroporto Dal Molin. A gioire subito coloro che dell'imposizione hanno fatto la propria religione, con il governatore del Veneto Giancarlo Galan in testa a dichiarare che questa è la sconfitta di Vicenza. Ma nella città berica non c'è rassegnazione, ma rabbia e indignazione; e, in poche ore, il tam tam degli sms porta in piazza migliaia di persone, come mai si era visto prima.

Perché questa manifestazione ha un qualcosa di straordinario; di fronte all'arroganza di un Governo che mette in campo tutti gli strumenti per calpestare la democrazia, i vicentini continuano ad avere la forza di indignarsi. Ed ora che Vicenza è tornata in piazza, dimostrando la sua vocazione maggioritaria contro la nuova base statunitense, ad essere piccoli piccoli sono coloro che questa consultazione hanno voluto farla annullare, ricorrendo prima al Tar e poi all'amichevole Consiglio di Stato. Piccoli, nella loro arroganza: perché la democrazia si può calpestare, ma rinasce sempre; stupidi, nella loro ostinazione, perché il loro voler impedire ai vicentini di costruire il proprio futuro li ha resi insignificanti all'interno di una città che non ha alcuna intenzione di accettare quest'imposizione.

In piazza c'erano le famiglie, e tutti i gruppi che si oppongono al progetto statunitense; c'erano gli assessori, e il Sindaco. C'era Vicenza, che domenica farà comunque la propria consultazione popolare. A renderla possibile saranno centinaia di volontari che raccoglieranno le schede nei gazebo di fronte ai seggi. Vicenza, il 5 ottobre, decide. Alla faccia di chi vuol schiacciare con l'autoritarismo la sua dignità.

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