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L’ umanizzazione del regime necessita la riscrittura delle sue leggi elettorali dopo il rovesciamento dell’attuale regime

I riformisti in Iran a un bivio

La spinta grandiosa al cambiamento sociale è stata incanalata sin dal primo giorno dei governi degli Ayatollah ma, come un fiume che abbia scavato in profondità, è riemersa oggi contro il regime della repubblica islamica.
4 gennaio 2010
Mohsen Hamzehian
Fonte: La lettera di Mirhossein Mussavi - 01 gennaio 2010

L’Iran vive un momento importante nella sua storia, si potrebbe definire come un evento planetario senza precedenti nel secolo ventunesimo!
Momento in cui vivono, con angoscia e fiducia per futuro, oltre 48 milioni di persone con un’età inferiore a 34 anni. E’ in atto il tentativo di liberazione dall’opressione nei confronti del giureconsulto di turno.
Dal 1332 ad oggi il movimento rivoluzionario, non solo studentesco, non ha mai dimostrato di essere violento contro i regimi che si sono succeduti. Un regime che dichiara di essere erede dei dettami della religione sciita, nella giornata del martirio di Hussein ( Ashura), ha massacrato il suo popolo in lutto e in lotta contro l’ingiustizia .
Le lotte dei popoli dell’Iran, dopo la morte dell’Ayatollah Montazeri (credente nella ortodossia religiosa piuttosto che nel ruolo di controllo della stessa) sono entrate nella seconda fase della lotta. Non solo manifestare ma sfidare il regime per le strade e rispondere alla macchina repressiva ( come reazione all’uccisione di decine di persone). Infatti sono state distrutte centinaia di motociclette, unità mobili della polizia ed incendiate alcune stazioni della stessa. Inoltre le testimonianze dirette ( social network), dimostrano che in molti casi alcuni basij, consegnando la loro uniforme e le armi ai manifestanti, si sono uniti a loro. Questa fase della lotta coinvolge non solo i giovani ma anche molti anziani per le strade.
Le lotte non sono concentrate a Teheran, ma in molte altre città in particolare: Tabriz, Esfahan, Hamedan, Shiraz, Saveh, Najaf Abad, Arak, Mashad e ecc.
L’Ayatollah Alì Khamenei prima, e il Presidente golpista Mahmud Ahmadinejad dopo, hanno dichiarato apertamente che non basta il pentimento ma bisogna punire severamente i capi rivoltosi e non solo loro.

Dichiarazione dei Riformisti
Non ritarda la risposta del massimo esponente riformista della Repubblica Islamica, sig. Mirhossein Muossavi. In una sua lettera, dopo avere iniziato in nome di Dio e lodato la costituzione del giureconsulto , dichiara che: ” Tutti pensavano che se io e i miei amici ( la maggior parte in Carcere), non avessimo richiesto l’autorizzazione per indire una manifestazioni, nessuno avrebbe manifestato rivendicando le loro richieste”.
Le manifestazioni di Tassoua e di Ashura del mese di Moharam ( due giornate di ricorrenza religiosa scita ), hanno dimostrato che il popolo non si ferma”.
Ovviamente questo è il primo segno del divorzio tra i riformisti e le strade dell’Iran. In queste giornate di lotta solo a Teheran erano presenti circa due milioni di persone che manifestavano con tenacia e determinazione rivendicando il rovesciamento del regime con slogan del tipo morte alla dittatura di Khamenei e viva la Repubblica iraniana. Muossavi rivendica la paternità del movimento senza concedere alcun alibi al regime delle manifestazioni non autorizzate. Nella sua lettera alla fine , dopo avere affermato che non è ancora tardi per rivendicare insieme una Repubblica migliore di quella che esiste, conclude con 5 punti per uscire dalla situazione esistente.
Sono riportati, in una sintesi, i cinque punti:
1. dichiarazione di responsabilità diretta dello Stato, di fronte al popolo, al parlamento, al potere giudiziario, in modo che il governo risponda della situazione attuale;
2. istituzione di una legge elettorale trasparente, che dia la fiducia per una concorrenza libera e giusta; questa legge deve garantire la partecipazione di tutti i popoli, indipendentemente della diversità di opinioni ;
3. libertà per i prigionieri politici, restituendo la loro dignità , tutto ciò non indebolisce la società, ma siamo anche consapevoli che alcuni correnti politici non saranno d’accordo con questa soluzione;
4. libertà di stampa e dei media (e l’autorizzazione alla riapertura dei giornali già chiusi), sviluppo dei canali satellitari, sono tra le urgenze per il miglioramento della situazione attuale; aggiunge che la paura della libertà di stampa deve essere superata e bisognerebbe prestare attenzione alle esperienze in questo campo a livello mondiale, tutto ciò potrebbe evidenziare l’inefficienza, l’ obsolescenza dei media governativi ( Seda va Sima); il filtro e la limitazione di internet potrebbe oscurare momentaneamente la trasmissione delle manifestazioni. L’unica alternativa è avere media coscienti, moderni e liberi, si chiede se non sia arrivato il momento di allungare lo sguardo al di là dei confini del paese, facendo ritornare le forze creative, politiche, sociali e culturali all’interno del nostro paese ;
5. riconoscimento dei diritti della gente a manifestazioni legali, alla formazione di partiti, in riferimento dell’art. 27 della costituzione; tutto questo porterà ad una conciliazione nazionale e sostituirà gli scontri contro il popolo da parte delle forze Basij e delle forze di sicurezza, con un atmosfera di amicizia , affetto, e collaborazione.

Osservazioni
Sono trascorsi pochi giorni da quando il sig. Muossavi ha presentato la sua lettera contenente cinque punti, lettera che ha suscitato molte reazioni, ovviamente è fisiologica, tuttavia si possono evidenziare alcuni punti cruciali:
a. la lettera non ha minimamente creato una lacerazione all’interno del movimento di protesta, e la popolazione ha continuato il suo percorso pacifico per la rivendicazione dei suoi bisogni, al contrario tutto ciò ha suscitato interesse e disprezzo tra i fondamentalisti, gli integralisti e i golpisti del regime;
b. il sig. Muossavi si è cercato una immunità, pur avendo compreso che il regime non è riformabile. Egli non potrà dimenticare che ha presentato la sua candidatura ( riconosciuta dal giureconsulto insieme ad altri tre candidati), per rimanere all’interno del regime, poi si è visto derubato dalla vittoria con i brogli elettorali. Naturalmente la sua lotta contro questa ingiustizia è ammirabile. Tuttavia egli rischia di vivere il dramma di ogni movimento riformista dentro un regime che non vuole riformarsi: la mancanza di prospettive politiche reali e il rischio della repressione durissima. L’unico sbocco effettivo sarà di sostenere le lotte della gente che rivendicano un governo democratico partecipativo, rifiutando severamente il giureconsulto .
c. il sig. Muossavi sa benissimo che il giureconsulto ha mille articolazioni controllando tutti gli ambiti sociali, politici, militari, energetici , l’ istruzioni (in particolare le oltre 107 Università pubbliche e centinaia private), la giustizia e ecc. L’ umanizzazione del regime necessita la riscrittura delle sue leggi elettorali dopo il rovesciamento dell’attuale regime. La costituzione, il codice penale e il codice civile, sono elementi fondanti di continuità di una mafia religiosa al potere da oltre 30 anni, senza precedenti nella storia del nostro Paese;
d. se non viene conclusa la lotta ( avendo ottenuto una solidarietà di milioni di persone in Iran e miliardi di persone in tutto il mondo civile a livello planetario), puntando ad un miglioramento ( pur molto più radicale del ex. Presidente Khatami durante le due legislature, come il presidente della Repubblica), la situazione sarà molto peggiore rispetto il periodo pre-elettorale in Iran. Il signor Moussavi e tutti i suoi sostenitori al vertice saranno massacrati dal regime. Una situazione che potrà essere ancor peggiore del 1987, quando solo in una estate, sono stati uccisi oltre cinquemila prigionieri politici in seguito della fatwa dell’ Ayatollah khomeini.
e. Un regime, in un momento di estrema debolezza politica, come lo è quello iraniano, per contrastare la voce oceanica della popolazione, è dovuto ricorrere alla manifestazione di piazza, mobilitando i sui mercenari per reclutare decine di miglia di persone nelle città ( molte delle manifestazioni sono state concluse in modo vergognoso e con scarsa partecipazione), con slogan ridicoli e senza alcun logica anche per i mercenari del regime che vi hanno partecipato.
f. Il sig. Muossavi sa benissimo che nelle piazze, durante le manifestazioni non viene menzionato minimamente il nome del sig. Mahmud Ahmadinejad, poiché il popolo non vuole un altro governo, ma bensì un’altra Repubblica cioè quella democratica.
conclusione
La lotta per la libertà , l’uguaglianza e la giustizia in Iran è un processo che è iniziato nel 1953 con il soffocamento del governo nazionalista di dott. Mossadegh ad opera della CIA, è continuato durante la rivoluzione 1979. La spinta grandiosa al cambiamento sociale è stata incanalata sin dal primo giorno dei governi degli Ayatollah ma, come un fiume che abbia scavato in profondità, è riemersa oggi contro il regime della repubblica islamica. Oggi il ciclo, che vive quanto l’esistenza di quasi tre generazioni, si sta compiendo. Il colpo di stato che ne ha deviato la storia, la modernizzazione forzata e socialmente iniqua dello scià, l’oppressione di un regime che usa la bandiera della religione per autoleggittimarsi, non hanno impedito che il popolo iraniano arrivasse a maturare il bisogno e la visione di un cambiamento, rivendicando a se stesso la decisione di determinare la propria forma di governo.
Occorre resistere ed ascoltare la voce nelle piazze dell’Iran, riflettendo che il futuro, per un popolo in cerca dei suoi elementari diritti, non può finire con un bagno di sangue: la lotta contro il regime sarà ardua, ma la saldatura dei riformisti con il movimento di protesta, per un cambiamento radicale degli assetti di potere, potrebbe rivelarsi meno distruttiva di una lotta per edulcorare un regime che si regge oggi, e domani, sulla conta dei morti nelle piazze e sul numero dei detenuti nelle carceri.
Unione per la democrazia in Iran - Italia www.updi.org - updi@libero.it

Mohsen Hamzehian

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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