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Intervista al prof. Nanni Salio, presidente del Centro

Un centro studi per educare alla pace e alla nonviolenza

Abbiamo voluto saperne di più sul Centro Studi Sereno Regis di Torino. Ospita una biblioteca e un centro di documentazione. E' un luogo di ricerca dove si coltiva l'interesse per la cultura della nonviolenza. Nel Centro sono attivi il gruppo"Educazione alla pace" e l'"Ecoistituto del Piemonte".
Laura Tussi9 febbraio 2010

Il logo del Centro Studi Sereno Regis

- Chi era Sereno Regis e come è nato il Centro a lui dedicato?

Cominciamo con un po' di storia. Domenico Sereno Regis (Torino, 7 dicembre 1921; Torino 24 gennaio 1984), è conosciuto da molti semplicemente come Sereno, sebbene questo non sia il suo nome, ma parte del cognome. Come abbiamo scritto in un libricino di ricordi su di lui (AA,VV. Domenico Sereno Regis,  Satyagraha editrice, Torino 1994), la sua biografia comprende molte sfaccettature: partigiano nonviolento, animatore della democrazia di base, sostenitore dell'obiezione di coscienza, lavoratore della giustizia internazionale, presidente della sezione italiana del MIR. A Torino era una figura ben nota, animatore, negli anni 1970, della stagione dei "comitati di quartiere spontanei", presso la storica sede di via Assietta 13 a, messa a disposizione dall'Amministrazione Comunale, che ospitava vari gruppi di base, tra cui il MIR-Movimento Nonviolento, oltre alla redazione della rivista Il Foglio, diretta da Enrico Peyretti, la LOC e il "Comitato popolare per il controllo delle scelte energetiche".

Nel 1982 decidemmo, con lui, di costituire un Centro di documentazione per raccogliere e conservare la memoria storica dei movimenti di base che operano sui problemi della pace, della partecipazione e dello sviluppo. Ma la sua morte prematura non gli permise di vedere gli sviluppi successivi di quella iniziativa. Dopo qualche anno, la sede storica presso la quale eravamo ospitati non era sufficiente a svolgere un lavoro sistematico e adeguato. Tentammo invano varie strade, anche istituzionali, sino a quando ci decidemmo a lanciare l'idea, apparentemente folle, di una sottoscrizione per acquistare dei locali che nel frattempo avevamo individuato in via Garibaldi 13, dove ci troviamo tuttora.

La nuova sistemazione, che richiese una lunga opera di ristrutturazione, fu seguita con entusiasmo da molte persone e ci consentì di operare in condizioni decisamente migliori, dandoci nuova e maggiore visibilità. Dopo soli due anni, lanciammo una seconda sottoscrizione per ampliare ulteriormente la sede, acquistando altri locali contigui. La sede attuale ospita anche altri gruppi. Oltre ai due movimenti fondatori, MIR-Movimento Nonviolento, collaborano con noi l'ASSEFA, "Livres como o vento", la redazione di "Tempi di Fraternità", il "Tavolo degli Enti di Servizio Civile", il centro interreligioso "Insieme per la pace", "Eco dalle città" e l'ultima nata, "Idea ROM". Nel corso del tempo, il Centro Sereno Regis è diventato punto di riferimento cittadino per molteplici altre attività e iniziative di base.

 

- Quali sono gli ambiti di attività del Centro Studi Sereno Regis?

Cerchiamo di seguire la "regola aurea": "Ricerca, Educazione, Azione". Tuttavia, il nostro compito è prevalentemente quello di promuovere la cultura della nonviolenza in tutti i suoi aspetti, mentre la terza fase, non meno importante delle altre, quella dell'azione, è svolta soprattutto dal MIR-Movimento Nonviolento, con cui esiste una intensa collaborazione.

Abbiamo strutturato l'attività in vari gruppi di lavoro: "Pace e Nonviolenza", "Ricerca, documentazione e biblioteca", "Educazione alla pace", "Ecositituto del Piemonte Pasquale Cavaliere". Per seguire queste attività è bene consultare il nostro sito Internet www.serenoregis.org , dove ci si può iscrivere alla newsletter settimanale.

Nel settore ricerca, documentazione e biblioteca, oltre a curare un continuo aggiornamento del patrimonio librario, che ormai supera i 23.000 volumi, il cui catalogo è consultabile nel sito www.agora.regione.piemonte.it , promuoviamo la pubblicazione di testi, articoli e ricerche specifiche sui temi della nonviolenza, presso vari editori (Gandhi Edizioni, La Meridiana, Qualevita, Scholé, Sonda). Seguiamo inoltre studenti di vari livelli scolastici per tesi di laurea, ricerche, tesine, tirocini e stage. E' disponibile un archivio storico dei movimenti di base e una ricca collezione di documenti in formato digitale (libri, riviste, video, CD, DVD) oltre a una ampia raccolta di riviste italiane e internazionali. Il Centro Studi collabora infine con la rete internazionale di ricercatori Transcend, fondata da Johan Galtung e con vari istituti universitari nel realizzare corsi sulle tematiche della mediazione dei conflitti e della nonviolenza.

Il gruppo di "Educazione alla pace Marilena Cardone" (una delle nostre amiche morta prematuramente) opera da tempo nella formazione di educatori/trici alla mediazione tra pari, educazione alla nonviolenza, trasformazione nonviolenta dei conflitti, promozione della cultura della nonviolenza tra giovani, adolescenti, bambini/e, insegnanti ed educatori. Partecipiamo inoltre attivamente al "Comitato italiano per il Decennio 2001-2010 per l'educazione alla nonviolenza e alla pace dei bambini e delle bambine del mondo", indetto dalle Nazioni Unite.

Nel settore "Pace e nonviolenza" confluiscono diverse attività di sensibilizzazione e conoscenza quali l'"Osservatorio Internazionale", l' IPRI Rete CCP (Corpi civili di pace), la promozione di incontri tematici sulle principali questioni che riguardano i problemi pace, guerra, nonviolenza. Seguiamo in particolare l'evolversi delle lotte nonviolente in alcuni paesi (Palestina, Kossovo, Caucaso, India, Afghanistan, Iraq) e le lotte nonviolente in difesa dell'ambiente (TAV, grandi opere, nucleare). Abbiamo anche contribuito alla costituzione del CISP (Centro Interateneo di Studi per la Pace) con il quale promuoviamo alcune iniziative culturali, di sensibilizzazione e di ricerca.

L' "Ecoistituto del Piemonte", intitolato alla memoria di Pasquale Cavaliere, si occupa di tematiche eco-eco (ecologia-economia) dal punto di vista della nonviolenza e della sostenibilità. Le principali aree di ricerca sono: energia, rifiuti, trasporti, alimentazione (vegetarianesimo) e agricoltura, cambiamento climatico globale, economia nonviolenta di ispirazione gandhiana (semplicità volontaria), salute, educazione ambientale.

Il prof. Nanni Salio

- Lei quale ruolo ricopre all'interno del Centro?

Sono il responsabile del Centro, ovvero il presidente, mentre le funzioni di direttore, di carattere più amministrativo e organizzativo, sono svolte da uno dei nostri collaboratori, Luca Magosso. Con il Centro collaborano sia numerosi volontari/ie, sia persone assunte a tempo pieno o con contratti di collaborazione.

 

- Perchè lei si occupa di pace?

Ho cominciato a occuparmi di questi problemi sin da ragazzino, seguendo il filone dell'obiezione di coscienza negli anni in cui gli obiettori andavano in carcere e sostenendo le loro lotte, insieme a un gruppo di altri attivisti e attiviste torinesi e non solo, prevalentemente del MIR e del Movimento Nonviolento. Molti di noi sono incappati in vicende giudiziarie (arresti, processi) per le azioni che abbiamo condotto negli anni 1960-1970. Il gruppo originario che ha dato vita al Centro Sereno Regis ha quindi una storia di più decenni, quasi mezzo secolo, documentata presso il nostro archivio storico.

La mia formazione scientifica, come ricercatore in fisica, mi ha portato poi a occuparmi direttamente della problematica "scienza guerra" negli anni più difficili e duri della guerra fredda, mettendomi in contatto con il mondo della "peace research" internazionale. Con altri fisici, in particolare Antonino Drago, abbiamo lavorato su questi temi cercando di introdurre nel mondo accademico italiano alcuni elementi di "ricerca per la pace". Grazie anche al lavoro di Alberto L'Abate, oggi abbiamo qualche corso di laurea in scienze per la pace (Firenze e Pisa) che costituiscono una significativa novità nel mondo accademico italiano.

 

- Attualmente cosa si intende per trasformazione nonviolenta dei conflitti ed educazione alla pace?

Una definizione "operativa" di nonviolenza e di "educazione alla pace" che non sia solo, per quanto importante, filosofica o etica è quella di "capacità di trasformazione creativa e non distruttiva dei conflitti", o più semplicemente "trasformazione nonviolenta dei conflitti". Tra le varie scuole di pensiero e tra i vari autori che operano da tempo in questo settore, ci sembra particolarmente significativo il contributo teorico e pratico dato dalla scuola Transcend di Johan Galtung, del quale abbiamo tradotto e pubblicato il "Manuale per la trasformazione nonviolenta dei conflitti", da lui preparato per operatori/trici delle Nazioni Unite. Galtung propone un modello teorico basato su tre elementi essenziali del conflitto: atteggiamenti, comportamenti, contraddizioni. La trasformazione nonviolenta si basa sulla capacità di operare con empatia sugli atteggiamenti, con dialogo e astensione dalla violenza sui comportamenti, e con creatività sulle contraddizioni.

L'azione educativa e formativa si svolge mediante casi di studio, giochi di ruolo e simulazioni. Lo scopo finale è quello di coinvolgere tutte le parti in gioco e riuscire a gettare ponti tra le richieste legittime di ciascuna parte.

La tipologia dei conflitti affrontati in questo ambito è prevalentemente quella dei conflitti simmetrici, nei quali ciascuna delle parti ha grosso modo lo stesso potere. In questi casi è possibile svolgere un ruolo di mediazione, per quanto difficile possa essere nella realtà.

Quando invece si è in presenza di conflitti asimmetrici, nei quali una delle parti dispone di un potere molto maggiore (come nel caso emblematico della questione Israele/Palestina) è necessario riequilibrare il conflitto, con interventi di parti esterne che riescano a influire su chi detiene più potere, costringendolo ad accettare una reale mediazione. I Corpi Civili di Pace svolgono un'azione di questo tipo, sebbene operino in condizioni molto difficili, senza quasi nessun sostegno istituzionale.

 

- Quali sono gli obiettivi futuri del Centro Studi Sereno Regis?

Nel libro dei sogni, gli obiettivi possono essere molti. Perché si riesca a realizzarne concretamente almeno qualcuno, occorre sognare non da soli ma insieme, collettivamente, come amava dire Helder Camara. Il sogno di Martin Luther King si è tradotto in buona parte in realtà. Altri sogni, come quello di una società nonviolenta, sono ancora da realizzare.

Tra gli obiettivi concreti, più a portata di mano, uno dei primi è di natura nterno: consolidare la nostra capacità operativa nei vari settori, migliorare l'organizzazione e le forme di collaborazione sia dei soci, sia di coloro che partecipano in varie forme alle attività promosse dal Centro. Rientra anche in questo obiettivo una maggiore capacità comunicativa e mediatica, difficile da acquisire, ma fondamentale per qualsiasi attività di cambiamento sociale.

Verso l'esterno, stiamo tentando di gettare le basi di una politica nonviolenta dal basso, che riesca a far lavorare insieme su scopi e obiettivi comuni, la miriade di piccoli gruppi e associazioni tuttora molto frammentati e separati. E' un'esigenza sentita da molti e costituisce un ostacolo enorme sulla strada di un effettivo cambiamento sociale, di cui si avverte sempre più la necessità.

Altri obiettivi sono di natura più specifica, ad esempio l'implementazione di un processo di transizione verso la sostenibilità capace di affrontare in modo sistemico tutte le principali variabili del problema e di monitorarle durante il processo. A fianco di questo lavoro è necessario costruire una mappa delle esperienze e degli esperimenti in corso, che sono tanti, ma spesso poco conosciuti, poco valorizzati e anch'essi frammentati.

Un obiettivo che ci sta molto a cuore è la costituzione di un vero e proprio "Corpo Civile di Pace" in grado di intervenire in aree di conflitto armato, nelle fasi di prevenzione, interposizione, riconciliazione. Stiamo collaborando con un'altra associazione, "Mondo in Cammino", per realizzare un intervento nel Caucaso.

Infine, rimane ancora chiusa nel cassetto dei sogni, speriamo per non molto, l'idea di avviare un'esperienza di vita comunitaria ispirata alla nonviolenza in tutti i suoi aspetti, come hanno fatto altri grandi maestri, dagli ashram gandhiani ai villaggi dell'Arca di Lanza del Vasto.

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