Colpevole di solidarietà: il caso Dhafir
Dopo i fatti dell’11 settembre 2001, il governo USA fece sequestrare e chiudere sei grandi istituzioni benefiche musulmane, e molte altre più piccole, con l’accusa di aver finanziato attività terroristiche. In ciascuno dei casi, il presunto “reato di associazione” portò al congelamento dei beni e all’arresto dei responsabili delle istituzioni benefiche. Eppure, nonostante l’introduzione di nuovi poteri investigativi, le autorità governative non riuscirono a dimostrare, per nessuna di queste istituzioni musulmane, le accuse di finanziamento al terrorismo. Il Dottor Rafil Dhafir, un oncologo dell’Upstate New York, è il fondatore di una di queste istituzioni benefiche.
Come risposta immediata alla catastrofe umanitaria causata dalla Guerra del Golfo e dalle sanzioni ONU all’Iraq sponsorizzate dagli USA e dal Regno Unito, Dhafir aveva fondato l’ente benefico Help the Needy (HTN). Per 13 anni aveva lavorato in maniera incessante per contribuire a far conoscere la situazione del popolo iracheno e per raccogliere fondi per aiutarli. Secondo il governo, Dhafir avrebbe fatto donazioni per 1.4 milioni di dollari, di tasca propria, nell’arco di quegli anni. Come oncologo, l’uomo era anche interessato agli effetti dell’uranio impoverito sulla popolazione irachena, che sperimentava in quel periodo l’aumento esponenziale dei casi di cancro.
Nato in Iraq nel 1948, è emigrato negli USA nel 1972 dopo aver completato gli studi in Medicina; da 30 anni è cittadino americano. È membro fondatore della Islamic Society of Central New York (ISCNY) e per circa sette anni, in assenza dell’imam, aveva prestato servizio come leader spirituale della ISCNY. Aveva lavorato come oncologo a Rome, NY, in una zona mal servita e, fino al suo arresto, lui e sua moglie Priscilla, afro-americana, erano stati molto attivi negli affari civici di Syracuse. Dhafir era più volte intervenuto ad eventi pubblici e sulle Tv e radio locali per parlare di salute e della cura del cancro.
Sette agenzie governative effettuarono indagini su Dhafir e Help the Needy. Ne intercettarono la posta, le e-mail, i fax e le telefonate; installarono microspie nel suo studio e nelle stanze d’albergo; frugarono nella sua spazzatura e lo tennero sotto sorveglianza. Non riuscirono, però, a trovare nessuna prova di suoi legami con il terrorismo e nessuna accusa di terrorismo è mai stata mossa contro Dhafir.
Tuttavia, Dhafir e altri membri di HTN subirono un arresto clamoroso la mattina del 26 febbraio 2003, solo qualche settimana prima dell’invasione USA all’Iraq. Contemporaneamente agli arresti, tra le 6 e le 10 del mattino, 150 famiglie prevalentemente musulmane furono interrogate dagli agenti per aver fatto donazioni al HTN.
Dhafir non è stato più rilasciato. Trattenuto per 19 mesi prima del processo, senza possibilità di scarcerazione provvisoria su cauzione, ha avuto enormi difficoltà nel preparare la sua difesa.
La prima incriminazione contro Dhafir conteneva 14 capi d’accusa relativi solo alle sanzioni all’Iraq. In seguito, quando Dhafir ha rifutato il patteggiamento, il governo ha accumulato ulteriori imputazioni e, dopo un lungo processo, è stato giudicato colpevole per 59 capi d’accusa, in particolare per: aver violato i regolamenti federali relativi alle sanzioni economiche imposte all’Iraq; riciclaggio; frode postale e telematica, evasione fiscale, falsificazione di documenti – il tutto legato alla gestione dell’ente benefico – e truffa ai danni del servizio sanitario statale.
Di solito, l’accusa di truffa ai danni del servizio sanitario si ha nei casi di malattie inventate o pazienti fittizi; nel caso di Dhafir non è stato trovato niente di tutto questo. Il governo non ha mai contestato che i pazienti avessero ricevuto cure mediche e trattamenti chemioterapici. Le argomentazioni a sostegno di tutti i 25 capi d’accusa poggiano sul fatto che Dhafir a volte non fosse presente nel suo studio quando i pazienti venivano trattati, che i moduli di richiesta sanitari non fossero correttamente compilati, e che Dhafir non avesse diritto ad alcun rimborso per i costosi trattamenti chemioterapici somministrati dal suo studio.
Sin dall’inizio di questo caso, il governo si è dimostrato subdolo. Attraverso tattiche scorrette e insinuazioni, e sorretto da media compiacenti, il governo ha trasformato l’immagine pubblica di Dhafir da filantropo compassionevole a truffatore e sostenitore di terroristi.
Tattiche scorrette: nel giorno degli arresti, l’allora Procuratore generale John Ashcroft annunciò che erano stati arrestati diversi “finanziatori del terrorismo”. E poco prima dell’inizio del processo, nell’ottobre 2004, l’allora Governatore di New York, Pataki descrisse il caso come “un caso di riciclaggio volto ad aiutare organizzazioni terroristiche…a portare a termine azioni terribili”, un annuncio fatto con tempistica perfetta per raggiungere i potenziali giurati.
Insinuazioni: dapprima la pubblica accusa ha presentato istanza al giudice (ottenendola) di escludere dagli atti qualsiasi riferimento al terrorismo. Poi, nel corso di tutto il dibattimento processuale, l’accusa ha fatto allusioni ad imputazioni (di terrorismo) molto più gravi, ma, di fatto, alla difesa era stato proibito di rispondere direttamente a queste incendiarie insinuazioni.
Dhafir è stato condannato per aver violato l’International Economic Emergency Power Act (IEEPA), per reati da “colletti bianchi” legati alla sua istituzione benefica, e per frode sanitaria. Eppure, oggi Dhafir sta scontando una pena detentiva di 22 anni per un crimine che non gli è mai stato imputato da una corte di giustizia – riciclaggio di denaro a sostegno di organizzazioni terroristiche.
Per sostenere il dottor Dhafir e firmare la petizione, vai su: http://www.nukeresister.org/2010/05/27/sign-petition-to-free-dr-rafil-dhafir/
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