Pace

Lista Pace

Archivio pubblico

Guerre infinite e possibili nuove in arrivo

L'infinita scelleratezza afghana e nuove possibili follie in Libia

Un nuovo, ennesimo lutto ricorda agli italiani la terribile quotidiana realtà di guerra e di morte dell'Afghanistan. Ma non si vuol uscire dal cieco vicolo, passando la parola alle armi anche in Libia.
2 marzo 2011

Prima di tutto la pace

"per chi ha vent’anni e se ne sta a morire in un deserto come in un porcile".
Le parole e la musica di Vecchioni risuonano ancora nelle orecchie e nella testa degli italiani mentre è giunta, alcuni giorni fa, la notizia di un nuovo soldato italiano morto in Afghanistan. Una morte senza retroscena, senza mezze verità e parzialmente non dette come a dicembre. Un nuovo lutto che improvvisamente ha ricordato, all'Italia distratta e sonnolenta che non riesce più neanche a guardare al di là del mare (figuriamoci nel lontanissimo deserto afghano...), che a migliaia di chilometri una guerra viene quotidianamente combattuta, sventolando il suo tricolore e in nome della sua sicurezza. Ricordate? Sono passati dieci anni dalle prime bombe su Kabul, dall'inizio di una guerra di cui non si vede la fine. E di cui nessuno ricorda più l'inizio. Dieci anni, centinaia di migliaia di morti, violenza. Dieci anni di terrore e sangue. Dieci anni fa l'Afghanistan, i talebani, Bin Laden, il terrorismo erano quotidianamente su tutte le televisioni, i giornali, le radio. Tutti a dirci che cominciava la "liberazione", che bisognava rendere "giustizia ai morti dell'11 settembre"(ma nessuno ci disse mai come il sangue possa lavare altro sangue), che il mondo doveva tornare ad essere più sicuro. Tutti a raccontarci la propria "verità assoluta", a pavoneggiarsi grandi esperti internazionali anche se la cartina dell'Afghanistan era al contrario.

Dieci anni dopo cosa accade in Afghanistan non ce lo racconta quasi più nessuno. Nessuno ci racconta di un Paese sventrato, violentato, insanguinato. Se non quando muore un soldato italiano o in occasione di retoriche passerelle politiche. O quando, come recentemente accaduto, qualcuno ha bisogno di retorica a buon mercato per un posto al sole, per vendere un "documentario" (dove non si ha neanche il coraggio di ripetere quanto scritto soltanto due mesi fa sul proprio blog sulle voci di un suicidio del soldato italiano morto alla fine del 2010).

Perché l'Afghanistan oggi è scomoda. Oggi l'Afghanistan racconta l'arroganza, l'ipocrisia, la stupida e cieca violenza di un Occidente che arrogantemente si definisce civile e democratico, che vuole insegnare agli altri popoli il progresso e la libertà. La morte di Ranzani, una delle migliaia che insanguinano quotidianamente l'Afghanistan, ci ricorda l'unica "verità assoluta": la guerra uccide, la guerra è morte, dalla guerra nasce solo altra guerra. Ma la follia, anche se cambiano i presidenti e i nomi al potere, continua a regnare sovrana. L'Afghanistan, l'Iraq (così come la Jugoslavia prima) non sembrano aver insegnato nulla alle "nazioni democratiche". Nei ritagli dei quotidiani, e nei titoli dei telegiornali, ci stanno informando che armi e navi da guerra si stanno schierando nel Mediterraneo. I tamburi di guerra stanno rullando verso la Libia in rivolta contro Gheddafi. Il copione resta lo stesso, ancora una volta ci viene raccontata l'ineluttabilità di un attacco armato. Dopo aver armato, difeso, lautamente ricoperto d'oro, si passa al piombo. Non ci hanno mai spiegato come si può "esportare la democrazia", colpire un "tiranno" massacrando il popolo che ne è vittima e prigioniera. Non ci hanno mai spiegato perché massacrare i serbi per colpire Milosevic, perché massacrare gli iracheni per colpire Saddam Hussein. La nuova, crudele, macchina da guerra ancora una volta ci svela il vero volto delle nostre "democrazia", della nostra "civiltà". Se ancora una volta si ricorre ad una follia al di fuori della ragione (alienum est a ratione, come detto decenni fa), l'umanità non ha ancora compiuto alcun passo. Quale altra specie animale ha ideato qualcosa anche solo lontanamente paragonabile alla guerra? E' inutile invocare il progresso, la civiltà, lo sviluppo, la democrazia, la libertà. Sono tutte parole che suonano false se si pensa ancora che sia utile massacrare, uccidere, spargere sangue. Ci viene ripetuto anche oggi, come ieri, che è ineluttabile, che non ci sono altre scelte, che è l'unica soluzione. Non è vero. Tutti gli alti ideali, le sbandierate radici che si dovrebbero piantare in un uomo che già 2015 anni fa urlò che "chi di spada ferisce, di spada perisce", vengono spazzate via. Appaiono false e ipocrite. Non è vero che non c'è soluzione. Non è vero che l'orizzonte è questo. Le voci libere, critiche, autenticamente democratiche anche oggi ci ricordano che ogni guerra ha avuto secondi fini, economici, geo-politici, di dominio, di possesso. E' così, ieri come oggi. Ma dobbiamo avere il coraggio di andare anche oltre, di ripetere che la guerra "alienum est a ratione", che va bandita, dichiarata tabù. A chi ci dice che la guerra è inevitabile rispondiamo che "Ci sono cose da fare ogni giorno:  lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola, a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte né per mare né per terra: per esempio, LA GUERRA". Questo è inevitabile.

Articoli correlati

  • David McBride, un nuovo caso Assange
    MediaWatch
    Cosa possiamo fare per lui

    David McBride, un nuovo caso Assange

    In questa pagina web puoi leggere la storia di questo coraggioso avvocato militare australiano che ha denunciato i crimini di guerra in Afghanistan. E' stato condannato per aver obbedito alla sua coscienza e rivelato la verità.
    22 maggio 2024 - Alessandro Marescotti
  • Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani
    Pace
    Oryan, Itamar e Yuval

    Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani

    Nonostante il clima di guerra nel paese, Mesarvot, la Rete israeliana di obiettori di coscienza israeliani, continua a sostenere chi rifiuta di servire nell'IDF, l'esercito israeliano. Itamar Greenberg si è detto convinto di appartenere a una generazione che porrà fine all’occupazione dei territori
    9 settembre 2024 - Mesarvot
  • Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!
    Disarmo
    L'alleanza antimilitarista Disarm Rheinmetall

    Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!

    Appello per un campo d’azione antimilitarista dal 3 all’8 settembre 2024 a Kiel nella Germania settentrionale
    5 agosto 2024 - Rossana De Simone
  • Migranti, vittoria per la Ong tedesca Sos Humanity
    Migranti
    PeaceLink accoglie con entusiasmo questa vittoria e continuerà a dare voce ai diritti dei migranti

    Migranti, vittoria per la Ong tedesca Sos Humanity

    La magistratura condanna il governo italiano per il fermo illegale della nave di soccorso della Ong. Il giudice stabilisce che la Humanity ha agito in conformità al diritto internazionale soccorrendo i migranti in mare e che la Libia non è un porto sicuro per i migranti.
    Redazione PeaceLink
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)