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Due nuove puntate dell'ebook "Progressisti in divisa"

Come Internet ci intrappola

Per venderci le loro guerre, i poteri forti hanno saputo mobilitare i siti "progressisti" ed infiltrare i forum pacifisti.
15 settembre 2013
Patrick Boylan

Giulia Innocenzi, progressista e capo di Avaaz-Italia, mentre giustificava in tv il bombardamento NATO/italiano della Libia: "Ormai il pacifismo è di destra".

 
Internet ci fa dialogare con la gente in tutto il mondo liberamente? E' un prezioso strumento di democrazia diretta, che ci consente di auto-organizzarci in movimenti d'opinione, al di fuori dei partiti? Così ci sembra. (E così è stato, effettivamente, alle origini.)

Ma quell'1% della popolazione che detiene la metà di tutte le ricchezze (i “poteri forti”) non è rimasto con le mani in mano. Se possiede tutte quelle ricchezze a scapito di noi che le abbiamo prodotte nelle fabbriche, nei campi, negli uffici, è proprio perché ha saputo perfezionare tecniche in grado di condizionarci e di farci accettare, pur controvoglia, lo status quo. Figuriamoci, dunque, se quell'1% non ha saputo, attraverso i suoi esperti di comunicazione virtuale e di sociologia delle masse, elaborare metodi per volgere al proprio vantaggio gli strumenti informatici che, invece, avrebbero dovuto liberarci.

Le puntate 5 e 6 dell'ebook Progressisti in divisa illustrano due delle tecniche messe in pratica dai poteri forti. La puntata 5 illustra come essi creino “siti trappola”, solo in apparenza progressisti e gestiti dagli utenti -- come il sito Avaaz.org, esaminato in dettaglio. La puntata 6 illustra, invece, come i poteri forti ricorrano ai "troll" (manipolatori delle conversazioni su Internet) per condizionare i nostri discorsi "liberi" nei forum e nei blog pacifisti, ma anche nei blog comuni: in pratica, la voce del padrone viene fatta passare per la vox populi.  

Il caso di Avaaz è particolarmente interessante perché il sito riesce a raccogliere centinaia di migliaia di adesioni alle sue petizioni a favore di campagne apparentemente condivisibili da tutti (nel caso descritto nella puntata 5, si tratta di una campagna per salvare una foresta pluviale) ma in realtà finalizzate a sostenere la politica espansionistica statunitense e a screditare chiunque vi si opponga.

Infatti i poteri forti sono riusciti a farci accettare, alla lunga, le loro guerre in Iraq, in Libia e in Afghanistan (ancora in corso, nell'indifferenza più totale), anche perché hanno saputo mobilitare i siti "progressisti" ed infiltrare i forum pacifisti, per confonderci le idee, facendoci considerare necessarie o umanitarie queste guerre e distraendoci con dibattiti su temi “più urgenti”. 

Che cosa dobbiamo fare, allora? Dobbiamo evitare come la peste i siti come Avaaz e rinunciare a partecipare ai dibattiti nei forum? Per niente! E' estremamente formativo frequentare i siti apparentemente progressisti ed imparare a smascherare i condizionamenti occulti che vi vengono praticati. Così come è estremamente utile nella vita quotidiana saper individuare e fermare chi cerca di prevaricare gli altri all'interno di una discussione -- e i forum Internet ci offrono un ottimo allenamento. 

Ma, sopratutto, non corriamo rischi
se rimaniamo sufficientemente vigili per neutralizzare i tentativi di condizionamento dei poteri forti. Ne abbiamo avuto una prova in questi mesi.  Infatti, i poteri forti hanno fallito nel loro tentativo di farci accettare un intervento militare diretto in Siria anche perché, dopo l'incauto avallo dato alla disastrosa guerra in Libia, la gente è diventata più attenta. In molti blog in cui si parlava della Siria, i provocatori interventisti sono stati subito cacciati e Avaaz, sentendo che l'aria era cambiata, non ha nemmeno osato proporre l'intervento militare diretto che invece aveva proposto per la Libia. Ha dovuto proporre petizioni l'anno scorso e poi di recente molto più soft (anche se ingannevoli lo stesso: il lettore è invitato a scoprire per se stesso in che modo).

Le nuove puntate di "Progressisti in divisa" vogliono, dunque, aiutare i lettori a saper riconoscere i "troll" provocatori e i siti ambigui e, in tal modo, a diventare utenti Internet sempre più consapevoli, indipendenti e... vigili.  

Queste puntate corrispondono ai capitoletti III vii e III viii dell'ebook integrale, scaricabili dai seguenti siti:

https://www.peacelink.it/pace/docs/5328.pdf
http://www.boylan.it/pid/progessisti_in_divisa_boylan.pdf
http://www.interculture.it/pid/progessisti_in_divisa_boylan.pdf

Per venderci le loro guerre, i poteri forti hanno saputo mobilitare i siti "progressisti" ed infiltrare i forum pacifisti.

 

 

L'Internet ci fa dialogare con la gente in tutto il mondo liberamente? E' un prezioso strumento di democrazia diretta, che ci consente di auto-organizzarci in movimenti d'opinione, al di fuori dei partiti? Così ci sembra. (E così è stato, effettivamente, agli origini.)

 

Ma i poteri forti -- quell'1% della popolazione che detiene la metà di tutte le ricchezze -- mica stanno con le mani in mano. Se possiedono tutte quelle ricchezze -- a scapito di noi altri che li abbiamo prodotti, nelle fabbriche, nei campi, negli uffici -- è proprio perché hanno perfezionato le tecniche per condizionarci e farci accettare, pur brontolando, lo status quo. Figuriamoci, dunque, se non hanno saputo -- attraverso i loro esperti di comunicazione virtuale e di sociologia delle masse -- elaborare metodi per usare, contro di noi, gli strumenti informatici che dovevano liberarci.

 

Le puntate 5 e 6 dell'ebook "Progressisti in divisa" illustrano due delle tecniche messe in pratica dai poteri forti. La puntata 5 illustra come essi creano siti trappola, solo in apparenza progressisti, aperti a tutti, gestiti dagli utenti -- Avaaz.org è il caso esaminato in dettaglio. Invece la puntata 6 illustra come i poteri forti ricorrono ai "troll" (manipolatori delle conversazioni in Internet) per condizionare i nostri discorsi "liberi" nei forum e nei blog pacifisti (e non solo): in sostanza, la voce del padrone viene fatta passare per la vox populi.

 

Il caso di Avaaz è particolarmente interessante perché il sito riesce a raccogliere centinaia di migliaia di adesioni alle sue petizioni a favore di campagne apparentemente condivisibili da tutti -- nel caso descritto nella puntata 5, si tratta di una campagna per salvare una foresta pluviale -- ma in realtà finalizzata a sostenere la politica espansionistica statunitense e a screditare chiunque vi si opponga.

 

Infatti, hanno avuto successo le recenti campagne dei poteri forti per farci accettare alla lunga le loro guerre in Iraq, in Libia e in Afghanistan (ancora in corso, nell'indifferenza più totale), anche perché essi hanno saputo mobilitare i siti "progressisti" ed infiltrare i forum pacifisti, per confonderci le idee (facendoci accettare come necessarie o umanitarie queste guerre) e per distrarci con dibattiti su altri temi fatti passare come più urgenti.

 

Che cosa dobbiamo fare, allora? Dobbiamo evitare come la peste i siti come Avaaz e rinunciare a partecipare ai dibattiti nei forum? Per niente! E' estremamente formativo frequentare i siti apparentemente progressisti ed imparare a smascherare i condizionamenti occulti che vengono praticati. Ed è estremamente utile nella vita quotidiana imparare a mettere al proprio posto chi cerca di prevaricare una discussione.

 

Le puntate 5 e 6 di "Progressisti in divisa" vogliono, dunque, aiutare i lettori a saper riconoscere i "troll" provocatori e i siti ambigui e, in tal modo, a diventare utenti dell'Internet ancora più consapevoli e ancora più indipendenti.

 

Puntata 5: gli inganni di Avaaz. Cliccare o digitare: http://bit.ly/pid-05

Puntata 6: quanti troll! Cliccare o digitare: http://bit.ly/pid-06

 

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