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L'appello "ITALIA-LIBIA: BASTA GUERRE!” comincia a suscitare interesse

Nuove adesioni all'appello di Zanotelli; prima riunione preliminare a Roma il 10 feb.

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Mentre a Washington Obama esige da Mattarella un "sì" per attaccare la Libia (e ottiene un "nì"), in Italia i pacifisti avvertono il governo di non cercare di ingannarli con un'emergenza costruita ad arte, come nel 2011, per strappare il loro sì alla guerra. Molti di loro hanno, infatti, già aderito all'appello di padre Alex Zanotelli, volto a promuovere un incontro nazionale unitario a Roma contro la guerra, senza se e senza ma. Uno dei primi aderenti, Eurostop, ha anche indetto una riunione preliminare a Roma questo mercoledì alle ore 15, in via Giolitti, 231.
9 febbraio 2016
Patrick Boylan

Italia (con la NATO) bombarda la Libia

La riunione preliminare della Piattaforma Sociale Eurostop è di carattere nazionale ed è aperta a tutti: va intesa come una tappa preliminare all'incontro nazionale che indirà Zanotelli per costituire un forum permanente unitario contro la guerra e per promuovere una manifestazione unitaria contro qualsiasi intervento militare italiano in Libia.

La riunione preliminare, che si terrà il 10 febbraio a Roma, in via Giolitti, 231, serve anche per “attrezzarsi bene” – precisano gli organizzatori – in modo da poter promuovere azioni immediate (in attesa dell'incontro nazionale ufficiale), se rese necessarie da un governo avventato.

Come attrezzarsi bene? Oltre a creare una rete nazionale provvisoria di realtà locali pronte a raggiungere Roma se il governo annuncerà un attacco alla Libia, la riunione dovrebbe dare le indicazioni per un lavoro capillare da svolgere quartiere per quartiere, soprattutto nelle periferie delle grandi città, per risvegliare l'interesse dei cittadini (da tempo assopito) per la politica guerrafondaia dell'Italia all'estero. Si tratta in pratica di una mobilitazione strisciante da cominciare subito.

 Una siffatta iniziativa, dice un esponente del nuovo gruppo pacifista sorto nella Capitale, RomaControLaGuerra, è forse più facile oggi rispetto al passato recente. Questo perché il ventilato intervento militare in Libia è molto più capace di risvegliare l'interesse dei cittadini, di quanto non lo sia stato in passato l'intervento militare italiano in Afghanistan, che dura da 14 anni, ma di cui nessuno parla. E la geografia ne spiega il perché: da Kabul alle coste italiane vi sono 4.500 km, mentre da Tripoli alle coste italiane ve ne sono appena 450. A differenza dei bombardamenti italiani in Afghanistan, un nuovo bombardamento italiano sulla Libia rischia dunque di portare subito la guerra in casa nostra. Già il numero due di al-Qaeda nel Maghreb, al-Anabi, ha promesso attentati nel Bel Paese se il governo Renzi cercherà di riprendere possesso della Libia come fece il governo di Mussolini, con il generale Graziani, nel 1928.

Ma l'azione quartiere-per-quartiere dei pacifisti in questo frangente, spiega l'esponente di RomaControLaGuerra, non dovrebbe mirare a risvegliare un interesse pacifista basato semplicemente sulla paura di attentati terroristici di ritorsione. La campagna di sensibilizzazione dovrebbe mirare invece a risvegliare nella popolazione soprattutto il sentimento di responsabilità personale per le azioni del proprio governo nei paesi esteri.

Si può anche abbinare i due temi, ricordando alle persone che gli attentati – quelli parigini
, quelli londinesi od ovunque essi siano – non vengono commessi da chi viene da un paese del terzo mondo, impoverito dalle carestie o impoverito dalla siccità. Ma da chi proviene da un paese del terzo mondo impoverito da noi – impoverito dalle devastazioni delle nostre truppe o dal saccheggio delle nostre industrie di materie prime. O da un europeo oltraggiato dalla nostra violenza contro coloro che egli considera fratelli.

In pratica, gli attentati vengono commessi o dalle nostre vittime, per ritorsione, o dai loro vendicatori, sempre per ritorsione.  Anche quando i motivi sembrano puramente ideologici o religiosi, sotto sotto sono vendette di sangue (Charlie Hebdo) o ritorsioni contro l'oppressione del proprio popolo (Metro londinese).

 Per cui (e questo va detto nei colloqui con i passanti o nei comizi da tenere nelle piazze in questo periodo), un metodo efficacissimo per ridurre il rischio di attentati terroristici c'è: non provocarli. 

 Non provocarli significa, poi, mobilitarci per obbligare il nostro governo a revocare le sue missioni militari di aggressione all'estero; ad interrompere le forniture di armi e finanziamenti a gruppi jihadisti reclutati per rovesciare governi sgraditi; a sanzionare le aziende nazionali che praticano all'estero il landgrabbing, la monocultura, lo sfruttamento selvaggio del sottosuolo o che, attraverso strumenti finanziari come il futures market, rovinano le economie locali, devastandone l'ambiente.

Quindi un lavoro capillare di educazione internazionalista potrebbe essere lo strumento più idoneo per preparare il terreno all'incontro nazionale proposto da Zanotelli, mobilitando energie e focalizzando intenti. 

Questo è l'auspicio non solo di RomaControLaGuerra, ma anche degli altri “primi aderenti” all'appello di Zanotelli: il Comitato NoNATO, Rete NoWar-Roma, la Piattaforma Sociale Eurostop, Pressenza e l'Associazione di amicizia Italia-Irak. (La prima adesione in assoluto è stata quella di Alfonso Navarra ed è visibile qui.) 

 Marinella Correggia di Rete NoWar-Roma, ad esempio, auspica "una giornata capillare di manifestazioni ovunque, e davanti a luoghi istituzionali come le sedi dei comuni, chiamando magari sindaci e assessori e consiglieri: CENTO CITTA' - CENTO PAESI - CENTO SINDACI CONTRO LA NUOVA GUERRA (e per la fine delle sanzioni alla Siria, per l'isolamento dei Saud, ecc.).”

 Fausto Sorini del Comitato NoNATO propone, al posto di cortei nazionali "che si trasformano in esibizioni di debolezza”, la promozione “in ogni località, lo stesso giorno, di iniziative più capillari, con volantini e impostazione comune, che alla fine coinvolgano più gente. E, dove è possibile, con collegamenti radio o Skype, amplificati, tra i diversi presidi. Facciamo di queste iniziative anche occasioni per costruire o stabilizzare Comitati locali contro la guerra: uno per ogni campanile.”

 

Si ricorda che le adesioni all'appello "ITALIA-LIBIA: BASTA GUERRA – senza se e senza ma” vanno indirizzate a alex.zanotelli@libero.it.  Rete NoWar-Roma, che si è offerta come tramite per la logistica a Roma, chiede di includere il suo indirizzo in copia alle adesioni: nowar@gmx.it .

 

 

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