Mandato di cattura contro il Presidente Trump spiccato da un gruppo di pacifisti statunitensi a Roma
Domenica scorsa, 9 aprile, davanti al Colosseo di Roma, gli Statunitensi per la Pace e la Giustizia, insieme agli attivisti della Rete NoWar - Roma, hanno indetto una raccolta di firme tra i turisti USA in visita al monumento, per far incarcerare il loro neo presidente, Donald Trump. Infatti, egli è “colpevole di azioni belliche che calpestano precise norme internazionali e nazionali e, perciò, va perseguito a norma di legge”, afferma il documento del gruppo pacifista.
“L'attacco missilistico contro la Siria ordinato da Trump il 6 aprile scorso, infatti, è stato un'azione illegale, secondo la Carta delle Nazioni Unite, poiché condotta senza l'approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza e senza che ci sia stato il 'pericolo imminente' di una aggressione siriana contro gli Stati Uniti”, spiega il documento. Inoltre, l'attacco avrebbe violato le stesse leggi statunitensi, prevaricando il potere del Congresso di decidere atti di guerra. (In verità, Trump non sarebbe il primo presidente ad aver abusato dei propri poteri costituzionali nell'ordinare azioni belliche.)
Ma la raccolta di firme domenica scorsa è stata assai singolare in quanto le firme non sono state apposte sulla solita petizione, bensì su un “mandato di cattura emesso dalla cittadinanza” a carico di Donald Trump. Le leggi statunitensi prevedono, infatti, che singoli cittadini possono arrestare qualsiasi persona -- anche una personalità pubblica -- se viene colta in flagranza di reato e se la polizia non può o non vuole intervenire o tarda ad arrivare sul posto. Si tratta del Citizens' Arrest ed esiste anche in altri paesi, tra cui l'Italia.
Si esegue di norma spontaneamente e senza mandato popolare. Ma, in questo caso, gli Statunitensi per la Pace e la Giustizia hanno voluto dare maggiore solennità alla loro azione, creando il facsimile di un vero e proprio mandato di cattura spiccato dall'International Common Law Court of Justice.
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Le foto di alcuni dei firmatari che hanno voluto attestare la natura popolare dell'atto spiccato, si possono vedere sul sito degli Statunitensi per la Pace e la Giustizia cliccando qui.
L'iniziativa di domenica è stata poi ripetuta mercoledì scorso, 12 aprile, sempre a Roma ma in piazza Barberini, a due passi dall'Ambasciata USA, nel quadro del sit-in contro l'escalation bellica di Trump in Siria, indetto dal movimento EuroStop e da alcuni partiti della sinistra. Per vedere un video del sit-in, cliccare sull'immagine qui sotto.
In questi ultimi giorni, poi, il Presidente Trump sembra voler abusare dei suoi poteri costituzionali anche in altre due occasioni: (1.) minacciando la Corea del Nord di azioni belliche, in violazione dell'articolo 2 comma 4 della Carta dell'ONU, e (2.) preannunciando l'ingresso statunitense, a fianco dell'Arabia Saudita, nella spaventosa guerra che questa sta conducendo contro lo Yemen da un anno (ma sarebbe più corretto parlare di genocidio), sempre senza dibattito nel Congresso.
Perciò gli Statunitensi per la Pace e la Giustizia dovranno prevedere anche altri mandati di cattura da spiccare contro Donald Trump, sperando poi che qualche prode connazionale, residente a New York, si decida un bel mattino di appostarsi davanti al Trump Tower per tentare, se non di eseguirli, almeno di notificarli al neo Presidente. “Basterebbe il clamore suscitato da una sola notifica consegnata nelle mani di Trump,” afferma un portavoce del gruppo, “per fargli ricordare che non è stato eletto per condurre nuove aggressioni, bensì per porre fine ai sette conflitti bellici avviati o portati avanti dal suo predecessore, il Nobel per la pace Barack Obama.”
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