Oltre alle inferriate
E noi che siam "Le Piere", che potremmo mai centrare con le detenute della casa circondariale torinese? Vediamolo.
Rosita Ferrato, torinese, giornalista impegnata nel sociale, ha presentato la seconda edizione del suo libro (Le Piere -Ed.Seneca) proprio nel Reparto Femminile del "Lorusso e Cutugno". Delle "tote" e "madame" della sua città ha saputo estrapolarne il DNA e la sua mappatura ce la consegna in una settantina di pagine che si fanno leggere tutte d'un fiato. Non solo per la lettura assolutamente divertente nelle sue caleidoscopiche sfaccettature, ma per quanto ci acchiappa la curiosità (non necessariamente femmina): in quella "pieritudine" ci potrà pur essere un 'cicinin' che ci riguarda? Un dettaglio: la Piera è sabauda, ma le Piere coprono (e scoprono) tutto il territorio nazionale. La scrittrice, sempre vicina all'umana gente, devolverà il 50% dei diritti d'autore alla sezione femminile dell'istituto penitenziario. “Diamo voce alle donne recluse. Di loro si parla molto poco - spiega l'autrice - e, nel contempo, possiamo dare una mano al reparto femminile torinese che è uno tra i più dimenticati”. La prefazione di questa seconda edizione è scritta dal direttore, Pietro Buffa.
E' sufficiente stringergli la mano per imparare che lo stereotipo del direttore carcerario è fantasia cinematografica. Non solo, ma con poche frasi di presentazione del luogo che ci ospita per il libro, ci sa insegnare che quel posto è parte integrante della scacchiera umana. Troppo spesso viene invece identificato solo attraverso la scacchiera dell'inferriata, oltre la quale scegliamo di collocarci quella che, per comodità di significanti decisi al momento, definiamo malvagità.
Ci parla del diritto al rispetto relazionale dell'umano essere. Se privato della sua libertà, la sensibilità alle cose, -piccole e spicciole- diventa, a maggior ragione, bisogno primario della sua quotidianità.
Le ospiti sono un centinaio. Poco più del 50% straniere, prevalentemente nigeriane e rumene. Tra loro alcune madri e così 12 bambini fino a 3 anni, vivono con le mamme. 52 stanno scontando pene definitive, le altre sono in attesa d'essere giudicate. Il problema del sovraffollamento, naturalmente, esiste anche qua. Il penitenziario fu progettato per complessive 990 celle singole: oggi gli ospiti sono in tutto 1.587, ma si è arrivati a 1.700. A 1.200 cominciano le prime difficoltà, ma il dott. Buffa, riuscendo a costituire gruppi omogenei, ha recuperato 250 posti letto, rendendo così miglior vivibilità alla convivenza forzata. Oltre ai 1600, la situazione crea disagio pesantissimo. Ed è qui che si vede l'importanza della reciprocità relazionale. Come il coraggio per don Abbondio, se uno non ce l'ha non se lo può dare. Ecco perchè è fondamentale essere capaci a insegnarla.
Le Piere, spaccato ben definito di questa società infusa nei pregiudizi, rappresentano per le detenute un buon elemento di continuazione con quello che, impropriamente, chiamiamo il mondo esterno. In questo, a loro volta, le detenute sono in grado di trasmettere il loro spaccato di vita.
Tra le iniziative volute fortemente dalla direzione, ci sono tre laboratori d’artigianato, organizzati da alcune associazioni di volontari. Qualche ospite, grazie all’intervento di una cooperativa, è riuscita a trovare lavoro. Gli oggetti sono miscellanea di colori e fantasia. Indispensabili e accessori, tutti allegri come i balocchi. In questi giorni, fino al 6 gennaio, potete trovarli presso “Studio Eventa” in via dei Mille 42. I prezzi sono alla portata di tutte le tasche.
“Le donne del “Lorusso e Cutugno” -ci confidano le organizzatrici- sono assolutamente felici di sapere che i loro pensieri, fatti di sogni e speranze, di rabbie e dispiaceri, d’obiettivi per l’oggi e per un domani, insomma fatti di e da tutte le umane emozioni che rimpannucciano ciascuno di noi, si possano concretizzare in questo modo”
Esco di lì, aggiungendo qualcosa in più alle mie.
http://www.papili.it/eco/eventi/index.html
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