La condanna di Carlo Ruta per "stampa clandestina": una decisione incomprensibile.

29 maggio 2011
Articolo 21 - la redazione
Fonte: Articolo 21

Grazie come sempre  ad Alberto  Spampinato che ci racconta con grande puntualità  vicende di malainformazione o meglio, almeno in questo caso,  di malagiustizia. Questa è sicuramente una vicenda da non sottovalutare e per questo ringraziamo anche chi ci ha giustamente tirato per la giacca, facendo notare anche i nostri ritardi.  La condanna del professor Ruta è incompresibile, e per di più fondata  su motivazioni pretestuose.  Ci sarà una ragione se nessun tribunale abbia più fatto ricorso alla nozione di " stampa clandestina". O no? Perchè mai risuscita solo ora e solo in quel tribunale?
Siamo dunque solidali con Ruta  e abbiamo già comunicato al suo avvocato, Giuseppe  Arnone, valoroso combattente di mille battaglie per la legalità, la nostra adesione all'appello da loro lanciato e l'impegno a sostenere  tutte le inziative  che riterranno di promuovere prima della sentenza della Cassazione. Carlo Ruta
A questo proposto vorremmo anche rispondere anche ad alcune critiche, per altro mai indirizzate a noi nè  a questo sito, che ci hanno indicato quasi come i mandanti della condanna. Si tratta di una vecchia polemica, ma non per questo bisogna alzare le spalle quando persone stimabili e amanti della libertà, chiedono di capire e di sapere.
Perchè mai queste perplessità?  Perchè  la condanna sarebbe avvenuta in esecuzione della legge Chiti- Giulietti, legge 62 del 2001.  Per la verità la condanna è avvenuta sulla base della legge sulla stampa del 1948, ed è stato il giudice, contestato per altro  dagli avvocati e con interpretazione inedita, a stabilire un nesso tra quella legge e quella del 2001 che aveva ed ha come principale ragione la ridefinizione dei criteri di assegnazione dei contributi.   In realtà quella legge si limita ad una riscrittura, della definizione del prodotto editoriale  che, a giudizio dei giuristi e degli avvocati che abbiamo nuovamente consultato, esclude qualsiasi possibilità di equivoco o di intrepretazione simile a quella assunta dal giudice di Catania.
Per amore di verità bisogna precisare che  non esiste una legge Chiti-Giuletti , ma un testo frutto di un lavoro comune e che fu votato all'unanimità, dopo mesi e mesi di discussioni pubbliche. In quella occasione furono invece presentati emendamenti tesi  proprio ad equiparare i blog e i siti ai giornali e a introdurre l'obbligo del direttore responsabile iscitto all'ordine dei giornalisti e l'equiparazione, per quanto riguarda la rettifica, tra prodotti editorialiiassolutamente diversi e non equiparabili.
Quegli emendamenti furono respinti, e proprio il relatore, in questo caso Giulietti, diede parere contrario. Non vi è dubbio che questa documentazione sarà di grande interesse  per la Cassazione, perchè i giudici dovranno valutare anche lo spirito del legilstaore.
Per altro, proprio stamane, il portavoce di Articolo  21 Beppe Giulietti ha confermato all'avvocato Arnone la sua disponibilità a presentare una memoria in questo senso.
Che la volontà del legislatare dell'epoca fosse chiara è confermato dal fatto  che i medesimi parlamentari, e sicuramente quelli vicini ad Articolo 21, repingeranno, in seguito, tutti i tentativi, da chiunque promossi,  di introdurre una qualsiasi forma di equiparazione o di sanzione che omologasse prodotti editoriali diversi.
La vera stretta legislativa si è invece realizzata con il decreto Romani che, quello sì, ha introdotto norme che possono essere impugnate per procedere ad una vera e propria campagna di mobbing contro l'intera rete.
In ogni caso, come è nostro costume, siamo pronti a promuovere anche un progetto di legge che punti decisamente sulla abrogazione di tutte quelle norme che possono prestarsi ad interpretazioni ambigue, perchè quando si parla di libertà di informazione, le precauzioni non sono mai troppe, e noi siamo tra quelli che continuiamo a preferire un eccesso di controlli e di critiche rispetto al silenzio, alle omissioni, alle collusioni di qualsiasi natura e di qualsiasi colore.
Per queste  ragioni oltre a raccogliere le firme per il professor Ruta su questo sito, chiederemo anche ai legali di Articolo 21, a cominciare dal professor D'Amati, da anni l'avvocato dei vari Biagi, Santoro, Travaglio, Guzzanti, Beha, di valutare la sentenza e di predisporre   tutte le possibile contromisure, a tutti i livelli. con la massima determinazione possibile, anche perchè abbiamo la netta sensazione che al professor Ruta,  e non ci riferiamo in questo caso ai magistrati, sia rimproverata non tanto la " stampa clandestina", quanto l'aver messo in piazza documenti scottanti ed uriticanti per le oligarchie.
Dal momento che abbiamo orrore per ogni forma di bavaglio, non possiamo che contrastare quello che si vorrebbe mettere a Ruta e alle sue inchieste.
Questo spazio, ovviamente, sarà sempre aperto ai contributi del professore, ai suoi avvocati, ai loro appelli, a chiunque voglia partecipare a questa campagna che riguara i valori essenziali racchiusi nell'articolo 21 della Costituzione.

 

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