Obiezione di coscienza nel XIII secolo
Nel 1221, duecento terziari francescani, si recarono in piazza dell'Arengo a Rimini per opporsi pubblicamente all'invito del Podesta' a prestare il giuramento di fedelta', che implicava di impugnare le armi al comando degli organi dello Stato. Essi dichiararono di "non potere ne' combattere ne' portare le armi, sia di offesa che di difesa; perche' volevano la pace con gli uomini e con Dio, conquistandola con opere di bonta', trasformando il male che e' nel mondo in bene".
Imprigionati, furono poi difesi dal Papa che con una Bolla Pontificia li fece liberare. Questo episodio e' uno dei tanti che dimostrano come i primi francescani secolari, fecero dell'obiezione di coscienza alle armi e di conseguenza a tutte le guerre, una scelta di base cosi' importante da essere riportata nelle prime due regole (Memoriale Propositi e Niccolo IV). Rifiutando l’uso delle armi, seguivano le scelte di Francesco e nello stesso tempo si collocavano nella tradizione dei primi cristiani: volevano ricreare, nella societa' del loro tempo, il presupposto per un modo alternativo di risolvere i conflitti: quello basato sulla nonviolenza.
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