Silenzi e arroganze

Ottaviano e Walter. Omissione o omertà?

Del Turco continua nella sua opera offensiva e assurda contro il territorio e i cittadini abruzzesi. Veltroni, l'uomo del partito dalle mille anime, rimane silente. Neanche in visita al Mario Negri Sud riesce a balbettare una sola parola sul Centro Oli.
19 febbraio 2008

- Batti e ribatti sullo stesso mattone la casa crolla, diceva Pasolini. E quando la casa crolla normalmente si scappa via, per non rimanere travolti. Invece, a quanto pare, come novello Sansone, Del Turco non ha nessuna intenzione di mollare. Domenica mattina, in una fredda ma assolata mattinata abruzzese, è iniziata la campagna elettorale del PD. Il partito dalle mille anime, socialista e liberale, cattolico e laico, ambientalista e capitalista, si è presentato alle folle. Accanto al prode Uòlter, l'uomo che non sogna, ma dream, e non può, ma can, tutto il gotha abruzzese del futuro partito. Compreso Ottaviano Del Turco, presidente della giunta regionale abruzzese. Colui che disse che la mafia in Abruzzo non c'è e, una settimana dopo, cominciarono gli attentati contro Giuseppe La Pietra, responsabile della Marsica di Libera.

L'ultima battaglia di Del Turco è quella del Centro petrolifero ENI di Ortona. Insieme al sindaco di Ortona è rimasto l'unico strenuo difensore di un'opera costosissima, inutile economicamente ed ecologicamente devastante. Ma il politico socialista(o presunto tale) vuole andare fino in fondo e ostinatamente persegue il suo folle progetto. E domenica mattina ne ha dato dimostrazione, l'ennesima. Un discorso ai limiti, se non oltre, dell'offensivo nei confronti degli astanti, dei cittadini, degli elettori, di personalità del mondo scientifico e della società civile. Del Turco ha affermato testualmente che il centro Oli è osteggiato da un manipolo di facinorosi(quando arriveremo a parlare di teppisti o terroristi?) che non vogliono lo sviluppo dell'Abruzzo e che tengono in ostaggio tutta la Regione. Un ambientalismo ottuso e conservatore, un ambientalismo del no. A cui lui contrappone l'ambientalismo del si, quello che non si oppone allo sviluppo e che vuole tutelare e rilanciare la produttività economica.

Davanti a quest'arringa Veltroni, negli ultimi mesi sempre prodigo di parole per tutti, è rimasto in silenzio. Non una parola quando il Comitato Natura Verde di Ortona gli ha consegnato una lettera aperta, con allegati relazioni e dati scientifici. Non una parola davanti alla contestazione nei confronti di Del Turco. E il giorno dopo, stessa identica situazione. Intervenuto al Mario Negri Sud, il principale polo di ricerca scientifica abruzzese, Veltroni ha parlato di tutto e tutti. Ma non una parola sul Centro Oli, non una frase sui dati scientifici dello stesso Mario Negri che evidenziano un suicidio ecologico ed economico. Perché, anche da questo punto di vista, la situazione sarebbe pessima: costi fissi esorbitanti e margini di profitto vicini allo zero. Veltroni, dopo aver speso elogi immensi per il Mario Negri Sud e un diluvio sulla ricerca, non ha saputo(voluto?) dire mezza parola sul più rilevante studio che il centro scientifico ha realizzato negli ultimi anni.

Cosa pensi, cosa vuol realizzare, il candidato 'democratico'(o dovremmo dire democrats?) dell'ambientalismo del si, delle mega opere che stanno devastando(e devasteranno) i territori locali, non è dato saperlo. Nulla oltre retorica a fiumi, nulla oltre buone intenzioni. Nonostante la realtà bussi imperante alla porta. Il mese scorso il sindaco di Ortona Fratino ha dovuto incassare mestamente il ciclo di conferenze della professoressa Maria D'Orsogna. Persona della quale dalla sua giunta hanno avuto l'ardire di dubitare dell'esistenza. Offendendo, con attacchi volgari e assurdi, tutta la società civile abruzzese e una delle più importanti università al mondo. Pochi giorni fa il Consiglio di Stato ha definitivamente eliminato ogni possibilità di realizzazione del terzo traforo sotto il Gran Sasso. Altra opera che l'ambientalismo del si portava come bandiera dello sviluppo e che è naufragata.

Oggi il copione resta lo stesso. Si propongono nuovi si alla devastazione, allo stupro selvaggio del paesaggio e del territorio in nome di uno sviluppo che tale non è. I veri interessi oligarchici in ballo non solo quelli di 'pochi facinorosi' ma dell'ENI e dei suoi conniventi, di chi vede (calpestando l'interesse collettivo che dovrebbe rappresentare) nella speculazione economica e finanziaria un'occasione di arricchimento personale e dei propri amici.

Davanti a tutto questo ci è stato proposto il silenzio ed un pranzo. Nulla più. Neanche un sospiro.
"L'ignoranza fa paura e il silenzio è uguale a morte" cantava Guccini ...

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