La foce del fiume Sangro in mano ai predoni
La foce del fiume Sangro è patrimonio ambientale unico individuato dall’ Unione Europea come Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.).
Il riconoscimento europeo fu attribuito nel 1995 per l’alto valore naturalistico dell’area dovuto alla ricchezza di tipologie d’habitat di ambiente mediterraneo e alla diversità a livello paesaggistico. La presenza di specie animali e vegetali che fungono da indicatori ecologici di ambienti ecotonali e di qualità biologica testimoniano l’elevata qualità ambientale complessiva del fiume.
Ma la valenza ambientale della foce del Sangro e della limitrofa Lecceta di Torino di Sangro erano note da molto prima: una legge regionale del 1979 identifica il luogo come biotopo di interesse vegetazionale e venne in quegli stessi anni valutato “di interesse scientifico” dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Ma tutte queste forme di tutela rimangono ancora oggi solo su carta. Dichiara Ines Palena, Presidente dell’ Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina: “L’ elevata biodiversità dell’area sta scomparendo a causa dei continui assalti quotidiani: reti e attrezzi da pesca abusivi, realizzazione di strade, ruspe ed autovetture che arrivano e parcheggiano fino a pochi centimetri dall’argine del fiume.
Con la costruzione del nuovo ponte sulla SS16 i danni ambientali sono aumentati a causa della realizzazione della strada sterrata di servizio sottostante che costeggia il fiume e che ha compromesso l’habitat protetto dall’ Unione Europea.
In questi giorni le Guardie Volontarie del WWF hanno inviato un dossier fotografico ed un esposto alle Autorità competenti affinchè accertino eventuali responsabilità sulle attività, in particolare quelle di sbancamento di terreno e ghiaia che sono avvenute nelle ultime settimane.
La norma prevede che, per ogni attività che si svolga nei siti SIC debba essere prodotto uno studio di Valutazione di Incidenza che esamini l’impatto dell’opera sull’area.
Aggiunge ancora Ines Palena: “Il fiume più bello della Regione Abruzzo è lasciato all’abuso di chiunque, nella indifferenza degli enti locali, di chi deve controllare e gestire correttamente il territorio.
La Regione Abruzzo manca di finanziare i Piani di Gestione dei SIC e di supportare i Comuni, mentre la Provincia di Chieti dovrebbe coordinarne le attività.
I comuni di Fossacesia e Torino di Sangro devono concretizzare la gestione del SIC, realizzando il Piano di Gestione dell’ area, avviando studi sull’habitat, fauna e flora e richiedendo finanziamenti comunitari e nazionali per il ripristino ambientale dei luoghi. Attirando finalmente il turismo eco-sostenibile sulla costa frentana”.
Il sito SIC del fiume Sangro già in passato fu sottoposto ad un’ incredibile violazione delle normative con la costruzione del porto turistico di Fossacesia, che produsse una notevole alterazione dell’ambiente protetto. Nel 2005 la Corte di Giustizia del Lussemburgo condannò l’Italia perché la Regione non verificò se il progetto per la costruzione del porto turistico “Marina del sole” di Fossacesia avesse caratteristiche tali da richiedere una procedura di valutazione di impatto ambientale, così come previsto dalla normativa europea. Ai giudici europei si era rivolta la commissione che, in seguito alle denunce degli ambientalisti, aveva chiesto alle autorità italiane informazioni sul porticciolo realizzato «senza valutazione di impatto ambientale né di verifica per accertare la necessità o meno di questa valutazione».
Il WWF ha chiesto alla Capitaneria di Porto, al Corpo Forestale dello Stato, alla Procura della Repubblica e al Comune di Torino di Sangro di vigilare affinchè la foce del fiume Sangro finisca di essere teatro di abusi e violazioni e che venga finalmente tutelato e valorizzato come stabiliscono la normativa comunitaria e regionale.
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