Il destino della città nelle mani delle oligarchie locali
1. Ormai conviene farsene una ragione. In città le decisioni che contano sono prese da un ristrettissimo gruppo di persone, politici e imprenditori, all’insaputa dei comuni cittadini, e semmai con la ratifica formale del Consiglio Comunale. Per “decisioni che contano” si intende naturalmente quelle che muovono consistenti flussi di denaro, in genere quelli provenienti dall’intervento pubblico. È infatti sulla gestione dell’intervento pubblico che il potere dell’oligarchia locale in primo luogo si esercita.
2. Così nel Novembre 2007, quando il Consiglio Comunale –convocato con un anticipo di 5 giorni, 4 dei quali festivi- approvò a scatola chiusa il nuovo Piano Regolatore del Porto (preventivo di spesa: 145 milioni di euro), di cui conosceva la sola relazione –di parte, va da sé- dei progettisti. Così accade oggi. Oggi il caso è diverso; ma il metodo resta lo stesso. Ci riferiamo al processo di redazione del cosiddetto Piano Strategico della macroarea Vasto-San Salvo.
3. I soldi, questa volta, sono arrivati per davvero: 811 milioni di euro di fondi FAS (Fondo per le Aree Sottoutilizzate) per l’intero Abruzzo, da ripartire tra le diverse macroaree costituite nella regione, in funzione del Piano Strategico che ciascuna è chiamata ad elaborare. Il Piano Strategico è tipicamente e sulla carta uno strumento, di origine europea, di pianificazione condivisa; “esso deve costituire la visione strategica di riferimento per le successive politiche”. Il processo di redazione è iniziato nella nostra zona lo scorso 8 Maggio, con un incontro pubblico di presentazione. Questa resterà verosimilmente la sua prima e ultima apparizione pubblica prima della definitiva approvazione.
4. Il ceto oligarchico al governo della città non accetta intromissioni. Non le accetta anzitutto dalle associazioni che, si sa, non contano niente. Nonostante le dichiarazioni di facciata, e sebbene sia previsto dalla normativa, nessuna associazione locale del terzo settore è stata invitata, né è stata posta in condizione di partecipare al processo di definizione del Piano: di cui i modi, i tempi, le informazioni essenziali, non sono stati resi noti. Nonostante ciò la nostra associazione ha presentato al sindaco di Vasto, lo scorso 19 Giugno, le proprie Osservazioni. Non abbiamo ottenuto risposta alcuna.
5. Non è andata meglio al Gruppo Consiliare di Rifondazione, che il successivo 21 Giugno ha pubblicato un comunicato nel quale chiedeva chiarimenti in merito ad alcune delle questioni che avevamo sollevato. Nessuna risposta. Eppure Rifondazione fa parte della maggioranza... Ma come fanno?
6. Del Piano Strategico non si è occupato nemmeno il Consiglio Comunale. Il quale avrebbe ben potuto esprimere un atto di indirizzo; ma è stato chiamato, nel Marzo 2007, a una mera presa d’atto del protocollo d’intesa preliminare. Nella discussione in aula lo denunciarono giustamente i consiglieri di opposizione Tagliente e Giangiacomo (Guido).
Il Consiglio sarà poi di nuovo chiamato, a redazione avvenuta, com’è già accaduto per il PRP, per la ratifica. “Nel Consiglio Comunale non è prevista una fase di partecipazione attiva […] vedrete che alla fine il Consiglio Comunale per l’ennesima volta ratifica una visione strategica alla quale non partecipa”. Così ancora Guido Giangiacomo in Consiglio Comunale. Purtroppo il centrodestra non ha dato alle sue parole seguito alcuno (e meno che mai lo farà ora che ha riconquistato la Provincia e la Regione).
7. Così uno dei più importanti atti di programmazione dell’Amministrazione Comunale; un atto per di più istituzionalmente e sulla carta di pianificazione condivisa; un atto sulle cui modalità di elaborazione hanno espresso forti critiche e riserve non solo l’opposizione, ma una parte della maggioranza stessa; un atto di questa fatta, e di questa portata, si avvia placidamente a passare senza che la città, come al solito, ne sappia niente. Non c’è male, per un sindaco che aveva indicato la partecipazione e la trasparenza come tratti distintivi del suo programma.
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