Dopo la manifestazione del 18 luglio

No all'Abruzzo petrolizzato

Ieri mattina a Pescara, sul lungomare davanti la “Nave di Cascella” tanti cittadini abruzzesi, le Associazioni della Rete EmergenzAmbienteAbruzzo, alcuni sindaci e alcuni consiglieri delle amministrazioni locali hanno ribadito la loro netta contrarietà al progetto del governo di trasformare la regione Abruzzo in distretto petrolifero.
19 luglio 2009
Maria Rita D'Orsogna*, Dante Caserta**, Angelo Di Matteo*** (*docente Fisica Un. Columbia Los Angeles, **Consigliere nazionale WWF, *** Presidente Legambiente Abruzzo)

No oil Abruzzo

Un presidio per informare, raccogliere firme sulla petizione che chiede la revoca delle concessioni a terra e mare, e per dimostrare, anche con azioni creative, che «il destino della nostra regione non può essere deciso “dall'alto” senza tener conto della vocazione del territorio né tanto meno del parere della popolazione».
Due artisti di strada hanno inscenato una divertente pantomima tra una donna vestita con abito tipico abruzzese e il cane a sei zampe simbolo dell'Eni.
Circa 200 partecipanti si sono spostati poi a Piazza Salotto per scrivere “NO OIL” usando i propri corpi.
Erano presenti al presidio il sindaco di Miglianico De Marco, il vice-sindaco di Fara Filiorum Petri Simone, l'Assessore all'Ambiente di Fossacesia Natale, il consigliere regionale del PRC Acerbo, il sindaco di Pineto Monticelli, il consigliere della provincia di Pescara del PRC Sandro Di Minco. Il fronte del NO istituzionale più passa il tempo più si allarga: molti altri sindaci hanno aderito pur non potendo essere questa mattina fisicamente a Pescara.
Alla domanda di cosa la Regione stia facendo vista la prossima scadenza della moratoria votata l'anno scorso riguardante il Centro Oli di Ortona, il commento è stato unanime: «latitante».
Intanto, per le associazioni ambientaliste, la preoccupazione cresce per la legge nazionale in prossima discussione alla Camera dei Deputati ( già passata al Senato) la 1441-ter che di fatto esautora gli Enti Locali da qualunque decisione in materia energetica.
Per questo le Associazioni hanno preparato una lettera indirizzata ai parlamentari abruzzesi che li richiama ad esprimersi pubblicamente sul tema e a dichiarare chiaramente quali azioni, sono disposti a mettere in campo per contrastare quella che per la maggioranza dei cittadini abruzzesi è un'autentica devastazione del proprio territorio.
18/07/2009 15.32

IL TESTO DELLA LETTERA

 

I Comitati locali ed il movimento ambientalista hanno per primi evidenziato i pericoli derivanti dalla realizzazione del Centro Oli ad Ortona.
Da quel primo allarme, il movimento è cresciuto ed ha continuato a lavorare, evidenziando come – secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico – il territorio di 221 comuni abruzzesi su 305 sono oggi interessati dalla ricerca e dalla coltivazione di gas e petrolio (quest’ultimo “amaro”, altamente corrosivo e di bassa qualità).
Oltre il 49% dell’Abruzzo (compresi i parchi nazionali) e 5.600 kmq di mare antistante le nostre coste sono interessati da tali attività che saranno accompagnate dalla creazione di oleodotti, raffinerie (centri oli) e desolforatori in mare.
In maniera assolutamente casuale siamo così venuti a conoscenza che l’Abruzzo è destinato a diventare un distretto minerario.
Di punto in bianco, qualcuno, senza preoccuparsi minimamente di confrontarsi con la società abruzzese, ha deciso di modificare per sempre la storia e le vocazioni della nostra regione.
Purtroppo dobbiamo osservare come da parte della maggior parte di Voi non vi sia stata alcuna presa di posizione tesa, se non a contrastare, perlomeno ad illustrare e giustificare tali scelte.
Il movimento per un Abruzzo libero dal petrolio ha avviato una campagna informativa in tutte le piazze dei comuni abruzzesi anche attraverso una petizione che chiede a chiare lettere di fermare la deriva petrolifera che sembra poter investire la nostra regione.
Siamo fortemente preoccupati per il Vostro silenzio e per la poca operosità su questo tema ed è per questo che chiediamo pubblicamente le Vostre singole posizioni e le azioni concrete che avete realizzato e che intendete realizzare, affinché venga fermata quella che noi riteniamo un’autentica devastazione dell'intero territorio per i seguenti motivi:
1. L’Abruzzo è la regione verde d'Europa e le estrazioni petrolifere non sono compatibili con questa particolare e straordinaria specificità che attraverso anni di fatica e impegni economici si è voluto potenziare.
2. L’Abruzzo è una regione ricca di falde acquifere sotterranee (preziosa riserva d'acqua per noi e le generazioni future) e come voi saprete esiste una vasta bibliografia, in cui si spiega come le perforazioni per idrocarburi possano essere un potenziale e terribile rischio di inquinamento delle stesse.
3. Per la nostra regione le royalties delle attività estrattive di idrocarburi sono assolutamente insignificanti, sia sotto il profilo occupazionale che economico, mentre i danni alla salute, all’ambiente e alle attività agricole,vitivinicole e turistiche fondanti la nostra economia sarebbero devastanti, come ci insegna la vasta bibliografia sui distretti minerari italiani e stranieri, così come sarà devastante l’impatto sul patrimonio immobiliare dei singoli cittadini e degli enti nelle aree strettamente interessate.
4. L’Abruzzo, proprio per le sue caratteristiche ambientali si presta a sviluppare le fonti energetiche alternative ed investire sull’ottimizzazione e sul risparmio energetico: una scelta, peraltro, che tutti i Paesi dovranno compiere anche per rispondere agli impegni presi a livello internazionale sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera.
5. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nello studio inerente le ricerche petrolifere in Val D’Agri, il cui territorio è a rischio sismogenetico come il nostro, spiega chiaramente come le perforazioni legate alla ricerca ed alla coltivazione degli idrocarburi aumentino l’incidenza del suddetto rischio (R = valore X vulnerabilità X pericolosità).
Restiamo in attesa di un Vs. riscontro che crediamo un atto dovuto ai cittadini che siete stati chiamati a rappresentare.

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