Gli incendi di rifiuti a Chieti Scalo........
Il WWF interviene sul gravissimo incendio che ha interessato la SEAB di Chieti Scalo chiedendo che i provvedimenti cautelari promossi sul territorio di Chieti siano estesi anche agli altri comuni potenzialmente interessati dalle ricadute di inquinanti e che sia effettuato un piano di monitoraggio su aria, suolo e vegetali di vasta portata i cui particolari devono essere comunicati alla popolazione.
Stamattina l'associazione ha trovato una incredibile situazione di caos e imprepazione nell'affrontare un incendio che non interessa solo il comune di Chieti ma potenzialmente vaste aree delle provincie di Pescara e Chieti. Non è stato attivato alcun tavolo di gestione coordinata a livello sovraprovinciale per affrontare un'emergenza ambientale molto grave. Fino a pochi minuti fa le due prefetture di Chieti e Pescara risultavano del tutto ignare rispetto agli interventi precauzionali intrapresi e/o da intraprendere.
Ricordiamo che, secondo le analisi dell'ARTA, i coni di ricaduta degli inquinanti emessi nei due incendi della EcoAdriatica del 2008 e della Magma un mese or sono, entrambe a Chieti scalo, hanno coinvolto territori molto vasti, fino ad interessare interamente addirittura il Parco Nazionale della Majella. Non si capisce, allora, perchè un cittadino di Chieti sia invitato precauzionalmente e giustamente a non usare le acque superficiali per l'irrigazione mentre un cittadino di un comune limitrofo non debba preoccuparsi. Tra l'altro la direzione del vento rispetto alle prime ora dell'incendio è variata, facendo disperdere i fumi verso Cepagatti e altri comuni del pescarese.
In merito alla questione degli inquinanti emessi il WWF fa notare alcuni aspetti da non sottovalutare:
-negli incendi di questo tipo purtroppo possono prodursi non solo le diossine ma anche altre categorie di composti chimici tossici e/o cancerogeni, come il benzene e molte molecole del gruppo degli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Questi ed altri inquinanti devono essere ricercati sull'area vasta esposta alle ricadute, a distanze diverse, provvedendo ad un monitoraggio di suolo, aria e vegetali.
-la SEAB è stata interessata da indagini dei magistrati per reati connessi ad una gestione dei rifiuti non corretta. Per questo, almeno precauzionalmente, non crediamo si possa “tranquillizzare” rispetto alle tipologie di materiali andati in fumo. Solo un'attenta caratterizzazione dei residui potrebbe confermare la reale natura dei rifiuti bruciati.
Più in generale per il WWF enti ed istituzioni abruzzesi risultano strutturalmente impreparati a gestire e a prevenire emergenze di questo genere, visto che:
-l'ARTA Abruzzo non ha la reperibilità, per cui da venerdì pomeriggio a lunedì mattina qualsiasi cosa accada, teoricamente, i funzionari e I tecnici dell'ARTA, potrebbero non essere raggiungibili. Se lo fanno è per puro spirito di abnegazione e sacrificio, esponendosi anche a rischi. Questa situazione non può essere la norma anche perchè, guarda caso, tutti gli incendi di imprese che gestiscono rifiuti sono accaduti nel fine-settimana;
-non esistono monitoraggi costanti della qualità del suolo e dell'aria, soprattutto nella Val Pescara. Questi ultimi peraltro sono obbligatori in base a tutte normative relative all'aria. Diviene pertanto difficile valutare e confrontare le situazioni pre e post-incendio, rispetto gli inquinanti presenti.
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