Nucleare a Chieti? manca solo questo...
L’Associazione WWF Chieti interviene nel dibattito che si è sviluppato in questi giorni in città sulla scorta di un ordine del giorno del PDL che vorrebbe, contro ogni logica e senza un briciolo di buon senso, sollecitare la costruzione di una centrale nucleare in un territorio ad altissimo rischio sismico e idrogeologico.
Ci chiediamo come sia possibile che ci sia chi, in meno di un quarto di secolo, abbia dimenticato come l’incidente di Chernobyl abbia e tuttora continui a condizionare pesantemente la vita di milioni di esseri umani. È stata dimenticata la difficoltà di trovare alimenti non contaminati per i nostri bambini: latte, verdure, carne... Non si ricorda come si era costretti a invitare i più piccoli a non giocare con la terra e a non trascorrere tempo all’aperto (ed erano i primi giorni di bel tempo!). Un incidente – e quel che è accaduto pochi giorni fa in una piattaforma petrolifera al largo degli USA dimostra che gli incidenti sono sempre possibili ed è comico dire: “da noi non accadono” - che liberò diversi contaminanti radioattivi, alcuni con decadimento in tempi lunghissimi. Siamo proprio sicuri di essercene sbarazzati?
Ci chiediamo come si possa dar credito allo slogan che vorrebbe l’Italia interessata alle centrali atomiche per ridurre la dipendenza dall’estero quando l’Uranio dovrebbe, proprio come il petrolio, essere acquistato fuori confine; come si possa non considerare che per estrarre Uranio si consuma comunque petrolio; che le centrali, a fronte di un breve periodo di esercizio, hanno tempi di costruzione lunghissimi con enormi costi di progettazione e di costruzione: il sospetto è che sia proprio questo il vero “affare”: progettare e costruire, indipendentemente dall’entrata in funzione, con uno sperpero di denaro pubblico (cioè il nostro).
Ci chiediamo infine come si pensi di poter stare tranquilli quando a Chieti non si è in grado di gestire un’emergenza relativamente semplice come un incendio; non si è in grado di rilevare con rapidità quali inquinanti sono eventualmente presenti nell’aria; se non riusciamo neppure a monitorare l’amianto nelle polveri da demolizione di una fabbrica; se benché da oltre un decennio la legge imponga di monitorare la qualità dell’aria qui da noi non ci sono centraline sufficienti e non esistono dati adeguati sui quali fondare una seria politica di tutela della salute; se i cittadini per anni sono stati tenuti all’oscuro di un gravissimo inquinamento chimico dell’acqua potabile.
Il sindaco e molti consiglieri comunali, di vario orientamento politico, hanno già espresso la propria contrarietà al nucleare. Ci auguriamo che, a fronte dei sintetici problemi qui accennati, il buon senso prevalga anche in Consiglio comunale.
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