Continue richieste di autorizzazioni stanno coinvolgendo Abruzzo, Molise e Puglia

Petrolio in mare: e se accadesse in Adriatico?

Dopo il gravissimo incidente nel Golfo del Messico il WWF torna a chiedere interventi urgenti sulle autorizzazioni che si continuano a rilasciare nel tratto di mare antistante la costa abruzzese
14 giugno 2010
Dante Caserta (Consigliere Nazionale WWF Italia)

e se accadesse in adriatico...

Il gravissimo incidente alla piattaforma della British Petroleum nel Golfo del Messico ha fatto emergere tutta la pericolosità delle ricerche petrolifere in mare, rafforzando le preoccupazioni manifestate ormai da anni dall’ampio movimento che si batte contro la deriva petrolifera che sembra aver colpito l’Abruzzo.

Cosa succederebbe se ci fosse un incidente come quello verificatosi negli Stati Uniti nel Mare Adriatico? Il disastro che si verificherebbe emerge chiaramente dalla semplice sovrapposizione, nel rispetto delle proporzioni, della macchia petrolifera su una cartina del Mare Adriatico.
Si comprende chiaramente che si assisterebbe alla morte di tutto il Mare Adriatico che, oltretutto, ha fondali molto più bassi ed un ricambio molto più limitato di quello del mare antistante le coste della Louisiana.

Ad oggi circa 6.000 km2 di costa abruzzese sono interessati da richieste ed autorizzazioni di concessioni per ricerca ed estrazione di idrocarburi.
“Certamente le quantità e la profondità della piattaforma nel Golfo del Messico non sono paragonabili con le situazioni che interessano la nostra costa”, dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia, “ma è del tutto evidente quanto sarebbe devastante un incidente anche di più modeste dimensioni in un mare chiuso come il nostro Mare Adriatico. Non solo la costa abruzzese sarebbe devastata, ma in pratica tutta la costa adriatica verrebbe compromessa per anni ed anni”.

Il WWF torna a chiedere che si intervenga sulla situazione delle autorizzazioni che si stanno rilasciando nel mare antistante la costa abruzzese così come sulla terraferma dove circa 50% del territorio abruzzese è interessato da richiesta di ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi.

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