I dubbi delle associazioni ambientaliste sulla centrale termoelettrica a biomasse nella zona industriale di Vasto
Come è ormai noto, è in corso l’iter autorizzativo per la costruzione di una nuova centrale termoelettrica nella zona industriale di Punta Penna.. Si tratta di una centrale che produrrà energia elettrica (4MWe) usando motori diesel alimentati ad oli vegetali. E’ un’impresa considerata “Insalubre di 1° classe”.
Molte sono le domande che ci poniamo.
La prima è: come mai si viene a sapere solo ora e quasi per caso di un procedimento cominciato nel 2005, relativo a un impianto che – nel silenzio – era già stato autorizzato ma non è stato costruito nei tempi previsti per cui ora viene ripresentato con “modifiche sostanziali”.
Poichè nella zona di punta Penna convivono interessi industriali, naturalistici, archeologici paesaggistici e turistici, come mai non si cerca di governare la situazione esistente cercando di localizzare nell’area aziende compatibili invece di aggiungerne altre “insalubri di 1° classe”?
Come possono coesistere le riserve naturali, le aree protette esistenti, la futura pista ciclabile, il progetto di parco della Costa Teatina con questo tipo di insediamento industriale?
Perchè, mentre si affermava – anche con atti pubblici – la vocazione paesaggistica della zona si è fatto l’esatto contrario con atti amministrativi?
Questi insediamenti sono estremamente redditizi per gli investitori: si ripagano in 4/5 anni ed hanno una vita utile di 15/30 anni. Ammesso che in questo caso abbia un senso parlare di corrispettivi economici, quali saranno i corrispondenti benefici per la popolazione di Vasto?
Oltre a quanto detto, ci sono altre domande, più tecniche, basate su una documentazione tecnica assolutamente carente.
Dai camini usciranno 26 tonnellate all’ora di fumi; è stato valutato l’effetto cumulativo di queste emissioni con quelle di tutte le altre attività presenti in zona?
La centrale sarà visibilissima dalla statale Adriatica, dalla riserva e dal mare. E’ stato valutato l’impatto sul turismo dell’intera zona legato non solo all’edificio della centrale ma – soprattutto ai fumi ed ai vapori che usciranno a ciclo continuo dai 4 camini e dalla torre evaporativa?
E’ stato valutato l’impatto del rumore sulle aree protette, dove anche un rumore di fondo costante non è accettabile. In particolare sono stati valutati gli effetti di tale rumore sulla fauna considerando le frequenze (udibili e non udibili) generate dall’impianto?
Per quanto riguarda la parola “biomassa” occorre poi fare chiarezza: per biomassa si intende la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui derivanti dall’agricoltura dalla silvicoltura e dalle industrie connesse nonchè la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani (una volta risolti i problemi di contaminazione).
La “biomassa” è tale se ricavata localmente (filiera corta) e – in caso di coltivazioni dedicate – se vengono utilizzati terreni marginali. Quando non si verificano queste due condizioni si trascura l’energia “grigia” consumata per l’approvvigionamento e anche la sottrazione di risorse all’agricoltura in un mondo i cui un miliardo di persone soffre la fame. Nel caso della centrale di Punta Penna nulla è dato sapere sulla qualità degli “oli vegetali” che verranno bruciati dai motori diesel. Impianti analoghi e la vicinanza del porto fanno però pensare all’olio di Palma ottenuto da coltivazioni intensive in paesi lontani e trasportato via mare. Si chiede pertanto chiarezza sulle fonti di approvvigionamento per poter valutare l’effettiva sostenibilità ambientale del progetto e i reali effetti sull’economia agricola locale. A questo proposito occorre anche ricordare che quanto esce dai camini dipende da quel che entra nei motori e non è possibile valutare l’uno senza conoscere l’altro.
Non si deve comunque dimenticare che l’uso di biomasse come combustibili ha anche aspetti negativi. In particolare il loro impatto sulla qualità dell’aria; a riguardo il Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria prevede tra l’altro “effetti peggiorativi delle politiche di valorizzazione delle biomasse” da “mitigare con opportune misure di piano” (di cui non c’è traccia nella documentazione). In poche parole le parole “biomasse” o “energie rinnovabili” non sono un lasciapassare per costruire ovunque questo tipo di impianti.
Desideriamo infine ricordare che esiste uno strumento: la Valutazione di Impatto Sanitario che è pensato proprio per fornire un parere tecnico motivato ad amministratori e popolazione su scelte di questo tipo. Concludiamo quindi chiedendo che in questo caso si cominci la buona pratica di prendere le decisioni solo dopo aver raccolto tutte le informazioni – senza basarsi su impressioni o suggerimenti – e quindi chiediamo che l’Amministrazione comunale si attivi per ottenere una VIS sul’impianto proposto – valutazione che – ovviamente – dovrà essere resa pubblica
Intanto informiamo che la questione verrà discussa in Consiglio Comunale martedì 19.10.10, sarà bene partecipare in modo da capire come vuole orientarsi la politica locale.
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