Una lettura strumentale e distorta della realtà

Indignati dalle offese di Borghezio

L'europarlamentare leghista si è lasciato andare ad esternazioni gravissime e offensive della dignità delle popolazioni colpite dal terremoto e dell'intero Abruzzo.
10 gennaio 2011
Alessio Di Florio (PeaceLink Abruzzo e Ass. Antimafie Rita Atria)

L'Aquila, centro storico
Arrabbiati, indignati, offesi. Sono tante le sensazioni che affollano la mente e il cuore dopo aver ascoltato le parole di Borghezio. Un insulto gravissimo a chi ha sofferto sulla propria pelle una terribile tragedia, e si vede rubato quotidianamente il proprio futuro. Parole ancora più gravi considerando che vengono da chi dovrebbe rappresentare l'Italia in un importantissimo consesso internazionale come il Parlamento Europeo.

Borghezio è mai stato nel centro storico del capoluogo abruzzese? Ha visitato le tendopoli? Sa quante persone sono ancora oggi costrette a sopravvivere lontanissime dai propri luoghi d'origine? Ha forse vissuto sulla sua pelle il post-terremoto e l'emergenza retta da Bertolaso e dalla Protezione Civile? La risposta a queste domande è totalmente negativa. Borghezio non l'abbiamo visto tra le macerie, non l'abbiamo sentito alzare la voce contro una ricostruzione che non ricostruisce, ma che sta lasciando spazio alla speculazione e persino a personaggi in odor di mafia.

Si domandi Borghezio, al posto di insultare i cittadini, perché tutte le opere (persino scuole e ponti) inaugurati negli ultimi mesi sono stati tutti ricostruiti da raccolte fondi tedesche, dalla Provincia di Bolzano, da privati o dalla Caritas. Si chieda il perché e chieda a chi di dovere perché la ricostruzione ufficiale, quella di cui si dovevano interessare le istituzioni, è totalmente ferma e ostaggio di veti contrapposti, di inefficienze e gravissime inadempienze.

Borghezio ignora, o fa finta di ignorare, che una delle prime presenze della criminalità organizzata in Abruzzo fu sgominata oltre 10 anni dall'inchiesta giudiziaria "Ebano". Un'inchiesta che colpì un criminoso traffico di rifiuti solidi urbani che finivano nelle cave abbandonate in provincia de L'Aquila. Quei rifiuti provenivano dalla Lombardia.

Nei mesi in cui bisognava dar forza, finanziare, avviare, la ricostruzione non furono gli abruzzesi a volere il G8 e le sue imponenti, quanto inutili, opere. Non furono i terremotati e gli sfollati a pavoneggiarsi in misere passerelle mentre migliaia di anziani morivano, nell'afoso caldo del luglio 2009, nelle tendopoli. Abbandonati a loro stessi e al loro destino. Non furono i terremotati e gli sfollati a rinchiudersi da soli, sotto un regime militarista e calato dall'alto, nelle tende. Impossibilitati a curare le loro attività, a progettare la rinascita mentre anche i pasti quotidiani venivano affidati a industrie lombarde. Dov'era Borghezio in quei giorni? Dov'era Borghezio mentre le macerie rimanevano lì, accompagnati dalla quotidiana litania "non sappiamo dove metterli"? Anche se, nei giorni immediatamente successivi alla maledetta notte del 6 aprile 2009, prima dell'avvio delle inchieste della magistratura, la rimozione era iniziata.

Quindi in base a cosa Borghezio si permette di dileggiare e insultare i terremotati aquilani? Come può definire l'Abruzzo "un peso morto"? Quale distorta e strumentale lettura delle vicende dell'ultimo anno e mezzo l'hanno portato a ciò?

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