Costa Teatina, chi si oppone al Parco vuol consegnarla al saccheggio definitivo
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
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Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
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Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Questa era l'Atene del 461 a.C. stupendamente descritta da Pericle. 2472 anni dopo, trascorsi migliaia di anni di civiltà e progresso umano, la "scuola dell'Ellade" sembra essere stata dimenticata. Quotidianamente, anche nel nostro Abruzzo, vediamo che chi governa favorisce solo potentati economici e clientele varie, calpestando la dignità e la bellezza della nostra Terra. La Costa Teatina ha davanti a sé un'occasione unica e irripetibile di costruire un futuro migliore: la nascita del Parco Nazionale. Ma, dopo mesi di tentennamenti, buoni propositi e poco altro, la classe dirigente e alcune lobby hanno espresso le loro vere intenzioni. Venerdì scorso a San Vito era programmato un incontro sulla perimetrazione del nascente Parco, un incontro prettamente istituzionale. Almeno così appariva sulla locandina e sul programma. Non lo è stato. Si è assistiti invece alla fiera della volgarità, dell'ipocrisia, delle falsità e della disinformazione, alla sfilata di chi strumentalmente ha piegato le istituzioni ad alcune lobby. Quanto accaduto necessita di tutto lo sdegno possibile. Si sono alternati diversi interventi di persone che, senza neanche avere minima conoscenza delle leggi che regolano i Parchi Nazionali, hanno attaccato a testa bassa. Fomentati e sostenuti da alcuni amministratori locali, populisticamente pronti ad aizzare la folla. Si è assistito addirittura al coordinatore della serata, nonché del tavolo regionale sulla perimetrazione, colui che il Parco dovrebbe portare avanti, affermare che il Parco porterà solo danni, riproponendo accuse totalmente infondate. La serata è definitivamente degenerata quando ha tentato di intervenire la prof.ssa Maria Rita D'Orsogna. E' successo di tutto. Nell'anno domini 2011 si è dovuto ascoltare anche qualcuno urlarle contro "Ma lei non cucina?", becero e volgare maschilismo che si pensava relegato ad un passato remoto. Un'insigne scienziata di fama mondiale, così come alcune delle menti più brillanti e dei cuori che più sono appassionati nella difesa della nostra costa, costretti a sottostare alla violenza di una vera arena. Ad Atene non si ignoravano "mai i meriti dell’eccellenza", anzi "Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato". Nell'Abruzzo del 2011, invece, le persone eccellenti sono costrette allo scacco di mediocrità e interessi particolari, violentemente rivendicati.
Uno spettacolo totalmente indecoroso, esaltato dall'assessore comunale ospite come un momento di "democrazia". Insulti, urla, volgarità e oscenità varie verso chi si oppone alla deriva petrolifera, vera minaccia del territorio, e difende le sue bellezze. Questa è la loro democrazia!
Il discorso di Pericle ben descrive lo spettacolo disegnato dalla nostra classe politica e dalla claque, ma al contrario. Questo è l'Abruzzo di oggi. Non dimentichiamoci che sono passati meno di due anni dalla serata di Cupello, quando il "re del clientelismo" (come lui stesso ha orgogliosamente rivendicato più volte) si mise ad urlare istericamente contro la malapolitica (riferendosi agli ambientalisti che vorrebbero frenare lo "sviluppo"), tra gli applausi della stragrande maggioranza della platea, che ha riservato invece fischi ed insulti a chi ha tentato di ricordare che è lui il monumento vivente alla malapolitica. La realtà è questa: mediocri politicanti favoriscono poche lobby e si svendono porzioni immense di territorio alla speculazione edilizia. Ad Atene nessuno si sognava di occuparsi "dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private", sulla costa teatina è la regola. Una regione che soffre le ferite di un'immensa speculazione edilizia (si può attraversare la Statale Adriatica per decine di chilometri senza vedere neanche piccoli scorci di mare) e di un terribile inquinamento dovuto a scarichi industriali, cave e discariche, industrie dismesse e una dissennata gestione del territorio. Tutto in nome dei profitti di pochi, pochissimi e dello sfregio al patrimonio collettivo. E, non appare assolutamente casuale che la serata di venerdì 27 maggio sia avvenuta a San Vito, nei stessi luoghi dove si vuol consegnare la costa ad un progetto devastante di mega villaggio turistico di lusso.
Tutto questo segna il presente, e segnerà il futuro ancora per moltissimo, ipotecandolo pesantemente. Non è assolutamente accettabile che il mostro contro cui scagliarsi sia la nascita del Parco Nazionale, la difesa e la tutela dell'integrità del territorio. La claque che oggi urla e sbraita volgarità e insulti dov'era quando venivano adottati e approvati piani regolatori comunali devastanti? Dov'erano mentre venivano costruite, e fatte lavorare, cave e discariche che hanno avvelenato le falde acquifere? Dov'erano quando venivano permessi ampliamenti a dismisura di industrie insalubri e a rischio, rendendole di fatto un macigno immenso sul territorio circostante? Gli effetti di questa dissennata gestione sono davanti agli occhi di tutti: città dove interi quartieri non dispongono dei servizi pubblici essenziali e che diventano laghi immensi ad ogni pioggia, aumento esponenziale di frane e smottamenti (testimoni di un dissesto idrogeologico gravissimo quanto assolutamente colpa di chi ha permesso la cementificazione selvaggia). Allora in silenzio si spartivano le torte degli affari. E la classe politica ha rappresentato il braccio operativo e la testa d'ariete di qualsiasi spartizione. Una classe politica mediocre, che oggi è messa davanti alle sue responsabilità.
Perché il Parco, oltre a rappresentare un'immensa occasione di rilancio e valorizzazione della costa teatina, rappresenterà la pietra tombale di tutto questo. Sarà impossibile continuare con una politica energetica che avvelenerà i terreni e l'aria, sarà impossibile continuare con una cementificazione speculativa e devastante, sarà impossibile continuare a considerare la politica il tavolo che serve ricche prebende a vassalli e clientele varie. Per rendersene conto, è sufficiente sovrapporre la cartina delle richieste di concessioni petrolifere e il territorio coperto dal Parco. Sono totalmente incompatibili, l'uno esclude l'altro. Ma se la cartina petrolifera è la mappa della colonizzazione (persino le linee di demarcazione, così lineari e nette, appaiono terribilmente simile a quelle dell'Africa coloniale) e della spartizione del territorio da parte di poche multinazionali, il Parco risalta e mette al centro le Riserve Naturali, le grandissime valenze naturalistiche e le ricchezze ambientali della costa. Un patrimonio immenso della collettività e che la collettività può favorire. Chi si oppone al Parco Nazionale della Costa Teatina, chi vuol cercare di distruggere questo decennale percorso, vuole definitivamente consegnare l'Abruzzo al Medioevo delle clientele e del saccheggio, alla devastazione e agli interessi di pochi.
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