Alexander Langer e il Parco Nazionale della Costa Teatina
Carissimo Alexander,
il tempo passa. E il calendario, inesorabilmente come ogni anno, torna sempre a fermarsi sul 3 luglio, il giorno in cui tutto si fermò e sei volato via da noi. Scrivere che ci manchi, che hai lasciato un vuoto immenso, può apparire scontato e romanticismo a buon mercato, ma è tremendamente vero. Hai precorso i tempi, hai attraversato sentieri e strade con la lungimiranza e la visione di chi sapeva guardare oltre ogni orizzonte. Rileggere oggi i tuoi scritti sulla società, sull'economia, sulla politica è leggere l'attualità. Vent'anni fa già t'interrogavi sui limiti di uno stile di vita che punta ad uno sviluppo infinito e all'immensa predazione delle risorse della Terra. Uno stile di vita i cui altissimi costi sociali stanno oggi letteralmente schiacchiando milioni di persone. Una crisi che continuamente esplode e che appare infinita. Nel settembre 1994 hai proposto, in un bellissimo scritto, un radicale cambiamento degli stili di vita che sintetizzasti nel rovesciamento del motto olimpico: "lentius, profundius, suavius" (più lento, più profondo, più dolce") in luogo di "citius, altius, fortius" (più veloce, più alto, più forte). Ma avvertisti che "La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile". Oggi la conversione ecologica è diventata un'esigenza imprenscindibile, una necessità vitale. Ma non riesce ad affermarsi. Esistono laboratori ecologici, luoghi dove la bellezza e la natura convivono con l'uomo e disegnano un futuro migliore. Grazie alla lungimiranza e all'intuizione di alcuni, uno di questi laboratori dovrebbe proteggere la Costa Teatina. Nel 2001 fu proposta l'istituzione di un Parco Nazionale lì dove una bellissima costa si sposa con suggestivi angoli di bellezza e una natura minacciata ma ancora ricchissima. Oggi, dopo dieci di inazione politica il Parco Nazionale dovrebbe diventare realtà. Ma purtroppo sta succedendo di tutto. Vediamo quotidianamente chi dovrebbe farsi paladino della tutela del territorio, e difenderlo dalle gravi minacce che vi incombono, denigrarlo (c'è chi ha affermato che questo territorio non merita alcuna tutela, perché nulla c'è) e prostrarsi di fronte agli interessi e alle speculazioni di pochi. L'Abruzzo sta pagando costi altissimi alla crisi economica globale, con migliaia di posti di lavoro distrutti o a rischio e nessuna prospettiva di rilancio. Il Parco Nazionale, embrione di una conversione ecologica e sociale, è l'ultima possibilità che abbiamo. L'Abruzzo non è più da moltissimi anni l'isola felix di antica memoria, le mafie (nel 1992 la commissione parlamentare Smuraglia già accertò una consolidata e ramificata presenza della criminalità organizzata) e la speculazione edilizia lo stanno massacrando. Si può attraversare la Nazionale Adriatica per decine di chilometri senza neanche intravedere il mare, coperto da un immenso muro di villette a schiera, alberghi, palazzi. E si continua a costruire, a gettare nuove colate di cemento. E, tra una colata e l'altra, fiorisce il malaffare di cui è complice quella politica che già nel 1993 il compianto Sergio Turone definì un regime in agonia. Secondo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, venuto diversi mesi fa in Abruzzo, il proliferare incontrollato della cementificazione deve far sorgere allarmi, perché spesso "È uno dei segnali più forti della presenza della ’ndrangheta. [...] che ricicla il denaro sporco. Bisogna intervenire in fretta se non si vuole consegnare il territorio a ’ndrangheta e camorra". Il Parco Nazionale è una sfida importantissima per chi ha a cuore le sorti del futuro della Costa Teatina. Ogni politico amante del bene comune dovrebbe oggi raccogliere la sfida del rendere desiderabile la conversione ecologica di questa bellissima terra, minacciata da rischi immensi. Invece si tentenna, ci si lascia guidare da volgari e osceni interessi di pochi, lasciando ad essi praterie immense. Si è complici e conniventi di veri e propri ordigni esplosivi che quotidianamente avvelenano l'aria che respiriamo e costituiscono una minaccia perenne. Si vuol far passare l'idea che le leggi, quando tutelano l'ambiente e il bene comune, non vanno rispettate, che bisogna rifiutarsi di applicarle. E si scaccia via, si insulta, si dileggia chi indica un avvenire migliore, chi vuol sognare un futuro pulito e bello. Ci vuole l'impegno di tutte le forze migliori, tutta la lungimiranza e il sostegno possibile per difendere questo laboratorio ecologico, scacciare la malapolitica e l'affarismo e concretizzare il Parco Nazionale. Ci mancano persone come te, la tua mitezza d'animo che si sposava perfettamente con una radicalità del pensiero e della pratica quotidiana esemplari, la tua intelligenza profonda nel guardare l'umanità, il tuo impegno appassionato, la generosità dei sentimenti che ti ha portato al dono totale di te agli altri e alla politica. Quella politica oggi sempre più terreno di conquista di "squallide consorterie" e dove scarseggiano gli amanti e i costruttori del bene comune come te. I tuoi scritti ci indicano la via, ci insegnano a leggere, interpretare e vivere questa devastante crisi ecologica, sociale, economica e politica.
Nei momenti più cupi, più bui, quando sembrerà impossibile vedere qualsiasi luce, stamperemo il tuo "viso serio e gentile" nel nostro animo e, raccogliendo l'auspicio di un tuo caro amico, andremo "incontro agli altri con il tuo passo leggero e voglia il cielo che non perdiamo la speranza.”
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