L'Abruzzo(e il Vastese) non possono diventare un'unica grande Sodoma
Arriverà una Histonium 3? Era l'interrogativo che ci si poneva un anno fa, dopo le durissime parole del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, in visita in Abruzzo. "È uno dei segnali più forti della presenza della 'ndrangheta. Nella normalità infatti, gli imprenditori costruiscono un primo lotto, vendono gli appartamenti già sulla carta e solo dopo aver recuperato i soldi iniziano i lavori di costruzione di altri edifici. Quando avviene il contrario, e si costruisce pur avendo un grande invenduto, lì c'è l'infiltrazione della criminalità organizzata che ricicla il denaro sporco. Bisogna intervenire in fretta se non si vuole consegnare il territorio a 'ndrangheta e camorra". Sono parole che si adattano alla perfezione a tanti, troppi luoghi della nostra Regione.
Le mafie in Abruzzo ci sono. E prosperano da tanto, troppo tempo, nel silenzio e nella connivenza di molti. Mentre buona parte della classe politica sembra inadeguata e incapace di fronte alle sfide e alle minacce al territorio. Nel 1993 il compianto Sergio Turone descrisse un regime in agonia. Pochi anni dopo la Commissione Bilaterale Parlamentare sul ciclo dei rifiuti denunciò la "particolare appettibilità" della nostra Regione a "imprenditoria deviata" e "criminalità organizzata". Nel 1997 il procuratore Generale Bruno Tarquini, inaugurando l'anno giudiziario a L'Aquila, affermò che "in questa regione la cosiddetta fase di rischio è ormai superata e si può parlare di una vera e propria emergenza criminalità, determinata dall'ingresso di clan campani e pugliesi anche nel tessuto economico della Regione". Nel 2007 l'annuale Rapporto della Direzione nazionale antimafia denunciò che l'Abruzzo era il luogo in cui la criminalità organizzata aveva trovato terreno fertile per il riciclaggio di denaro sporco. Erano i mesi in cui arrivavano le condanne in primo grado per il gruppo che ruotava intorno a Massimo Ciancimino (figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito, legato a Cosa Nostra), le cui società estendevano i tentacoli fino a Tagliacozzo, Avezzano, Carsoli e Sulmona. Non sono passati molti mesi da quando è stata bloccata un mega progetto edilizio in pieno Parco Regionale Silente-Velino per il ritiro del certificato antimafia alla ditta costruttrice. Le inchieste di giornalisti coraggiosi come Giuseppe Caporale (raccolte anche nel bellissimo e documentatissimo libro "Il buco nero") e Angelo Venti(riportate nel portale Site.it) continuamente denunciano infiltrazioni mafiose, malapolitica e sfruttamento del lavoro nero. PeaceLink Abruzzo e l'Ass. Antimafie Rita Atria cercano di contribuire, sapendo benissimo che servirebbe immensamente di più.
Per contrastare tutto questo, sarebbe necessaria una consapevolezza, una forza della società civile e una classe politica agguerrita e adeguata ai tempi. Ma non sembra essere così. Troppo spesso alle speculazioni edilizie si continua a concedere il possibile e l'impossibile mentre le ferite al territorio sono ogni giorno più gravi. Città come Vasto o territori come l'aquilano fanno tremare ad ogni pioggia intensa, ad ogni inclemenza del tempo. Parole come difesa del territorio (nei mesi scorsi abbiamo innumerevoli volte sentito gridare esponenti politici che il Parco Nazionale della Costa Teatina avrebbe fermato ogni possibilità di sviluppo...) appaiono totalmente aliene dall'orizzonte politico. Si continua a sentire di mega progetti edilizi, aperture di immense cave (è di poche ore fa l'ultimo allarme del WWF) e progetti dall'impatto ambientale devastante. Quale segnale può dare, in una Regione che dovrebbe riscattarsi da decenni di clientelismo, sentire il più alto esponente istituzionale lamentarsi che non è stato ringraziato? Per cosa, poi? Perché, dopo oltre due anni di sofferenze, di promesse mancate, di inganni e sberle ad una popolazione che non riesce a vedere neanche lontanamente la rinascita, è stato riconosciuto il minimo(si veda realmente cosa è accaduto negli altri territori vittime di terremoti!!)? I diritti e la dignità non vengono concessi e donati come nel feudalesimo medioevale, sono sacrosanti e inviolabili ed è dovere delle Istituzioni riconoscerli ad ogni cittadino.
Sconcerta e appare impossibile da condividere che, in una città come Vasto(alla quale l'anno scorso fece esplicito riferimento il quotidiano Il Centro, riportando in una dettagliatissima inchiesta le parole di Gratteri), esponenti politici affermano che negli anni scorsi è stata sbloccata "l'edilizia in maniera importante, a volte anche esagerata" (un'incredibile riduzione della realtà in una città che soffre l'immersione in una cementificazione selvaggia che ha saccheggiato e devastato la città e parte delle sue bellezze!) e indicando come unica fonte della criminalità e del problema della sicurezza(lì dove non molti anni fa le inchieste della magistratura Histonium e Histonium 2 fecero emergere quella che fu definita la prima 'ndrina totalmente abruzzese, tempi che i corsi e ricorsi delle recenti indagini delle forze dell'ordine sembrano mostrare non siano poi così lontani...) la presenza di disoccupati di nazionalità non italiana.
Don Luigi Ciotti, in un'intervista a Famiglia Cristiana del Giugno 2005(era il decimo anniversario della nascita di Libera), disse "il mio sogno è che Libera sparisca" perché ogni sodalizio mafioso è stato "spazzato via definitivamente". 6 anni dopo in Abruzzo servirebbe lo sforzo opposto, il fiorire di iniziative antimafia, di una nuova consapevolezza della politica e della cittadinanza, che la migliore società civile che cerca di resistere alla barbarie e al massacro dei territori, sognando e disegnando un avvenire diverso, non sia lasciata sola!!
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