Rifiuti: l’Abruzzo sempre più lontano dall'Europa

Diversi Comuni costretti a conferire la frazione organica in Emilia Romagna, con forti aggravi per la collettività: Per il WWF è ora di puntare su compostaggio e aumento della differenziata, altro che inceneritori!
15 ottobre 2012
Ines Palena (Presidente WWF Zona Frentana e Costa Teatina)

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In questi giorni sono tornati d'attualità i limiti della gestione dei rifiuti: diversi Comuni della Provincia di Chieti si sono visti rifiutare il conferimento dell'organico negli impianti del CIVETA, dal momento che le vasche di trattamento risultavano essere "quasi tutte piene a causa di una grande mole di conferimenti" (così riportato da organi di stampa), e costretti a conferire in impianti dell'Emilia Romagna. Una scelta che, dopo aver portato quasi al blocco della raccolta differenziata (con la frazione organica non raccolta, comprensibili disagi e possibili rischi sanitari per i cittadini), ha portato notevoli aggravi ai bilanci comunali. 
Una situazione paradossale, dal punto di vista ambientale ed economico, che penalizza proprio i Comuni più “virtuosi" che hanno raggiunto altissime percentuali di raccolta differenziata, e che dimostra, ancora una volta, le grandissime carenze della nostra regione nello smaltimento della frazione organica, che dovrebbe essere invece il "fiore all'occhiello" di una gestione dei rifiuti efficiente. 
La direttiva Europea 98/2008 impone agli Stati una gestione virtuosa e ambientalmente sostenibile del ciclo dei rifiuti, stabilendo già nel Preambolo che "la priorità principale della gestione dei rifiuti dovrebbe essere la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali", che "dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti", mentre le leggi nazionali stabiliscono precisi obiettivi nella percentuale da raggiungere di raccolta differenziata (il 65% entro la fine del 2012). Il raggiungimento del 40% di raccolta differenziata non può essere considerato dall'Assessore Di Dalmazio un successo (anche perché, accanto a rare "punte di eccellenza" abbiamo comuni dove la raccolta sfiora o addirittura resta sotto il 20%), tanto da lanciare entusiasta "un'ora della termovalorizzazione", che non serve e non risponderebbe alle esigenze impiantistiche dell'Abruzzo. Dovrebbe piuttosto ragionare su come portare la nostra regione agli standard e agli obiettivi italiani ed europei, dato che, raggiunto il 40%, resta ancora un 25% di ritardo dall'Europa e dalle esperienze italiane più avanzate. 
E' da almeno 12 anni (quando per la prima volta si tentò di riscrivere il Piano Regionale dei Rifiuti) che si continua a ipotizzare la realizzazione di inceneritori nella nostra regione. Questi impianti, non ci stancheremo mai di ripeterlo, sono fonti primarie di emissioni nocive (molte delle quali cancerogene, come le diossine e le polveri sottili), nonché costosissimi e con lunghi tempi di costruzione (10 anni almeno). Anni nei quali, mentre a cadenza più o meno regolare si tornava a riproporre l'incenerimento, si è accumulato questo gravissimo e inaccettabile ritardo. 
Ma adesso è giunto il momento di cambiare rotta! Invece di spingere nella creazione di inceneritori o di impianti di trattamento di rifiuti tossici e nocivi, la situazione creatasi in queste settimane in Provincia di Chieti mostra chiaramente quale sia la strada da percorrere: la realizzazione di efficienti impianti di compostaggio, in grado di sostenere i volumi di frazione organica conferiti dai Comuni del comprensorio, rendendo autosufficiente l'Abruzzo e i suoi territori e incentivando così i Comuni in ritardo sulla raccolta differenziata ad adeguarsi velocemente ai limiti di legge, senza penalizzare, ma anzi incentivando, "raccolte virtuose".

 

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