In Abruzzo si muore di lavoro

3 dicembre 2012
Carmine Tomeo

Come mostriamo nel rapporto allegato, seppure è possibile notare una riduzione degli infortuni anche mortali, nel 2011 rispetto all’anno precedente nella nostra regione, l’analisi di lungo periodo mostra che non si tratta affatto di un trend. Anzi, come mostreremo nel corso del rapporto, nei primi dieci mesi del 2012 sono stati registrati il 120% del totale degli infortuni mortali denunciati all’Inail in tutto il 2011.

Il confronto con i dati nazionali è impietoso per l’Abruzzo. L’analisi dei dati degli ultimi 15 anni mostra che la nostra regione non è mai riuscita ad attestarsi sulla media nazionale. L’indicatore infortunistico che abbiamo considerato è l’indice di incidenza (I.I.) e cioè il rapporto tra infortuni denunciati, ed assicurati Inail o occupati del periodo. Si tratta di un indicatore attraverso il quale abbiamo verificato quanti infortuni sono stati denunciati all’Inail ogni 1.000 occupati o assicurati Inail, e quanti infortuni mortali ogni 100.000 occupati o assicurati Inail. Quell’indicatore, in maniera molto significativa, mostra un Abruzzo indietro rispetto a molte regioni italiane nella riduzione degli infortuni, soprattutto di quelli mortali. Basti considerare, a titolo esemplificativo, che in Italia negli ultimi 15 anni si registra una costante diminuzione degli infortuni mortali denunciati all’Inail passando da 6,5 morti sul lavoro ogni 100.000 occupati nel 1993 a 3,7 nel 2011; per l’Abruzzo lo stesso indicatore mostra un andamento schizofrenico. Come si specificherà più ampiamente nel corso del rapporto, l’indice di incidenza degli infortuni mortali della nostra regione nel 2010 è paragonabile a quello del 2007; quello del 2009 è più alto di quello del 1997; e così via.

Questo scenario già preoccupante non è nemmeno completo. Abbiamo dedicato un paragrafo ad una raccolta dati di osservatori indipendenti. Il confronto tra gli infortuni mortali denunciati all’Inail e quelli complessivamente accaduti è sconcertante. Infatti l’Inail, considerando solo i casi di infortuni occorsi ai suoi assicurati riesce a rilevare solo una parte di tutti gli infortuni mortali che avvengono in Italia e nella nostra regione. E l’analisi dei dati degli osservatori che abbiamo considerato, mostra l’Abruzzo come la regione italiana dove i luoghi di lavoro sono più rischiosi.

Un accento l’abbiamo posto sul fenomeno delle malattie professionali, troppo spesso sottaciuto o ignorato. In questo caso, seppure è vero che in tutta Italia i casi di malattie professionali manifestatesi e denunciate nel corso degli anni è in continuo aumento, il caso dell’Abruzzo è unico: in rapporto al numero di assicurati Inail, in Abruzzo rispetto all’Italia vengono manifestate e denunciate il quintuplo delle tecnopatie. Si sta insomma formando un esercito di lavoratori malati che oltre ad essere un fatto moralmente intollerabile, è nei suoi costi sociali ed economici a carico della comunità.

A fronte di un quadro così drammatico, abbiamo in conclusione avanzato delle proposte, alcune delle quali immediatamente praticabili. Si tratta, in estrema sintesi, di mettere in pratica politiche attive di stimolo e sostegno alla messa in sicurezza dei luoghi di lavoro ed alla diffusione di una reale, concreta ed efficace cultura della sicurezza; aumento degli organi ispettivi; costituzione di un osservatorio regionale della sicurezza sul lavoro. Si tratta di interventi che stante la drammatica situazione regionale sulle condizioni di sicurezza e salute dei lavoratori, non possono essere ulteriormente rinviati.

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