(Mala)gestione dell'acqua in Abruzzo

Paghino i responsabili, presentato esposto alla Corte dei Conti e Magistratura ordinaria

I fiumi sempre più a rischio “fogna”. Riorganizzare immediatamente il servizio idrico: trasparenza e partecipazione dei cittadini elementi fondamentali.
3 aprile 2013
WWF e Abruzzo Social Forum

Il Presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio e il Portavoce del Forum Acqua Renato Di Nicola firmano l'esposto davanti ai giornalisti

“Intervengano immediatamente Corte dei Conti e Magistratura ordinaria per verificare i danni per la collettività e accertare le responsabilità sulla malagestione dell'acqua in Abruzzo” così i rappresentanti del WWF e del Forum Acqua dell'Abruzzo Social Forum commentano i dati diffusi ieri dal Commissario Straordinario Pierluigi Caputi sullo stato del servizio idrico integrato (con 300 milioni di euro di debiti). Le due organizzazioni hanno firmato durante la conferenza stampa l'esposto poi inviato alla Corte dei Conti e alle procure abruzzesi competenti.

Per le due organizzazioni l'indignazione che deve giustamente provocare la lettura del dossier del Commissario sulla gestione attuale non deve risolversi in un mero scontro di potere. I cittadini rischiano di subire e pagare una riorganizzazione del servizio idrico realizzato dall'alto, dove al clientelismo e alla lotta tribale tra fazioni partitiche che hanno spolpato il sistema e di conseguenza i cittadini si rischia di sostituire un potere verticistico e, nel medio e lungo periodo, altrettanto opaco, inefficiente ed inefficace in assenza di una radicale svolta che permetta la reale partecipazione dei cittadini alle scelte e una forte iniezione di trasparenza.

Ricordiamo che il Commissario Caputi in 5 anni non ha promosso ma, anzi, ha ostacolato ogni forma di partecipazione dei cittadini, che hanno dovuto, tra l'altro, promuovere ben due ricorsi al TAR su altrettanti piani d'ambito elaborati dal Commissario senza alcuna forma di partecipazione, né formale, attraverso la Valutazione Ambientale Strategica, né sostanziale, attraverso la promozione di incontri pubblici. Inoltre ricordiamo che il principale strumento di programmazione e pianificazione del settore, il Piano di Tutela delle Acque, avviato nel 2001 dall'assessorato diretto da Caputi, per quasi un decennio è stato tenuto nel cassetto con la partecipazione ridotta a pochi incontri realizzati alla fine del processo di adozione e a scelte già fatte, peraltro fortemente criticabili e dilatorie rispetto agli obblighi comunitari in materia di gestione e qualità delle acque.

Dichiara Renato Di Nicola, portavoce del Forum Acqua dell'Abruzzo Social Forum “Il movimento per l'acqua pubblica denuncia da anni assieme al WWF il completo fallimento della gestione del servizio idrico integrato in Abruzzo. Il tutto senza essere commissari né dirigenti di lungo corso del settore competente della Regione, che pure aveva da decenni il compito di coordinare e sorvegliare il sistema idrico abruzzese. Per anni le nostre fondate e circostanziate analisi circa le criticità del sistema non sono state tenute in considerazione e non possiamo dimenticare che nello scandalo dell'acqua contaminata di Bussi, così come in tante altre vicende problematiche collegate alla gestione, dal tentativo di vendita dell'acqua alla Puglia ai potabilizzatori, dal Piano di Tutela delle Acque alle tariffe, la Regione stessa ha giocato un ruolo non marginale che solo l'azione dei cittadini dal basso ha fatto emergere e rintuzzato. I cittadini rischiano di rimanere vittime per la seconda volta se si apre esclusivamente uno scontro di potere invece di ripensare il servizio basandolo sulla trasparenza e sulle forme di democrazia partecipata che da anni propugniamo. Le stesse norme europee, come la Direttiva 60/2000/CE “acque” obbligano gli stati membri ad assicurare un costante coinvolgimento del pubblico nella gestione dell'acqua perché solo così si possono raggiungere risultati concreti e positivi. La grande partecipazione al referendum dimostra che i cittadini vogliono incidere costantemente sulle scelte che riguardano il loro futuro; sarebbe l'ennesima occasione persa non tener conto di questa grande forza democratica. Purtroppo dobbiamo constatare che la nostra proposta di legge regionale di riordino, promossa dal basso proprio dalle forze sociali che in questi anni hanno dimostrato di avere veramente a cuore le sorti del servizio idrico, non sta ricevendo l'adeguata attenzione. Una gestione veramente pubblica, trasparente ed efficiente è possibile come dimostrano tanti casi in Europa e nel mondo: la partecipazione dei cittadini è l'elemento chiave senza il quale non si ottengono risultati”.
Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo “Stamattina abbiamo inviato alla Corte dei Conti e alle 6 procure interessate il comunicato stampa di ieri del Commissario assieme agli altri atti ufficiali che ha prodotto relativi alla situazione economica-finanziaria e gestionale delle società e degli ex ATO. Auspichiamo che tutte le forze responsabili facciano altrettanto. Qualche amministratore dovrà pagare e rispondere di queste situazione e faremo di tutto affinché non siano le tasche dei cittadini a dover rimettere le cose a posto. Non è più rinviabile il riordino delle società di gestione che può essere realizzato in pochi mesi; da subito, però, ci attendiamo l'avvio di azioni di responsabilità da parte dei Sindaci attuali nei confronti di tutti coloro che hanno predisposto ed approvato i bilanci che presentano tali criticità. Il WWF è estremamente preoccupato per l'impatto di questa situazione su reti e depuratori. I tassi di perdita sono incredibili – circa il 45%. Senza investimenti, per tappare questi buchi, si pensano “soluzioni” che seguono solo la logica dell'emergenza con nuove e diffuse captazioni. Tutte iniziative che non fanno altro che aumentare la pressione sull'ambiente facendo perdere ancora più acqua dalle reti colabrodo lungo il viaggio verso le nostre case. I fiumi abruzzesi già oggi non rispettano gli obiettivi di qualità fissati dall'Unione Europea, visto che ben il 65% delle stazioni di monitoraggio dell'ARTA non è nella classe “buono”. L'assenza di investimenti sulla depurazione non farà che peggiorare tale disastro”.

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