Terremoto L’Aquila: assoluzione manifestanti, pretendere ricostruzione è un diritto
Accogliamo con soddisfazione e in maniera positiva la piena assoluzione dei manifestanti che nel luglio 2011 hanno protestato a Roma chiedendo una vera, reale e immediata ricostruzione de L’Aquila e dei Comuni colpiti dal terremoto del 6 Aprile 2009. “Il fatto non sussiste” è scritto nella sentenza, a Roma non ci fu la calata di barbari e devastatori (come, anche in Abruzzo, qualcuno affermò in quelle ore) ma l’esspressione di una democratica e civile indignazione di chi, dopo aver vissuto il dramma e il lutto vedeva (e vede tutt’ora) un futuro incerto, ingabbiato in speranze tradite e in una ricostruzione che tarda a concretizzarsi. Perché anche la ricostruzione, la rinascita de L’Aquila, non sussiste ancora.
Nel luglio di quest’anno dichiarò in un’intervista rilasciata al mensile Casablanca Lilli Centofanti, sorella di Davide (uno dei ragazzi morti nel crollo della Casa dello Studente) “Dopo il terremoto ci siamo ritrovati a L'Aquila, uniti nel dolore e nel cercare di capire. E anche su questo abbiamo visto l'inadeguatezza dello Stato e delle sue strutture di cui parlavo all'inizio. Ci siam chiesti varie volte in quelle settimane "dov'è lo Stato?". Siamo stati completamente abbandonati per 72 ore dall'incapacità ad ogni cosa. Solo dopo le nostre vibranti proteste ci hanno portato del cibo. In sacchi della spazzatura...” (è possibile leggere l’intervista integrale al link http://www.peacelink.it/abruzzo/a/38735.html )
Quel giorno a Roma i manifestanti subirono la violenza della repressione “su via del Corso due ragazzi sono stati manganellati sulla testa e hanno avuto bisogno di ricorrere a cure mediche” “su via del Corso fui colpita dall’ impugnatura di un manganello allo stomaco. Mi sono accasciata e ho vomitato” sono solo due testimonianze di quella giornata. Una violenza che non ha fermato la protesta in questi anni, che non ha impedito il continuare la lotta per la rinascita de L’Aquila. Siamo alle porte di un nuovo Natale, un altro Natale con il centro storico che porta i segni e le macerie di quella notte, un altro Natale senza ancora certezze sulla ricostruzione, i fondi e il futuro della città. L’assoluzione di oggi non può essere circoscritta ad una mera notizia di cronaca, doni ancor più forza a chi non si arrende all’inerzia del tempo che scorre e al fatalismo di chi teme non rivedrà mai L’Aquila splendere. Anche oggi torniamo a chiedere che si avvii la ricostruzione, che L’Aquila sia interamente ricostruita e restituita alla cittadinanza, che i diritti di chi continua a vivere e a subire la tragedia di quella notte sia definitivamente riconosciuti. Esattamente come nel luglio di 3 anni fa torniamo a gridarlo, a pretenderlo sempre più forte.
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