Capodogli spiaggiati: ora la mobilitazione istituzionale si rivolga a Sblocca Italia, Ombrina, Elsa, Rospo Mare e fermi le trivelle

13 settembre 2014
Alessio Di Florio (PeaceLink Abruzzo, Ass. Antimafie Rita Atria, Ass. Culturale Peppino Impastato)

cetacei spiaggiati in Tasmania nel 2004

7 capodogli che si arenano su una spiaggia, arrivando alcuni anche a morire ed altri ad avere fortissime difficoltà a riprendere il mare, sono una catastrofe ecologica di notevole portata. La mobilitazione di oltre 150 cittadini che, accanto ad associazioni, istituzioni, enti scientifici, si sono prodigati per ore ad aiutare i capodogli è stata una commovente espressione di sensibilità e impegno civile. La commozione di un momento, passata l’emergenza immediata, ora deve lasciare spazio alla consapevolezza e ad un impegno verso le possibili cause.  Il Presidente del Centro Studi Cetacei Onlus di Pescara Vincenzo Olivieri è stato netto e preciso: “il disorientamento che porta i cetacei a spiaggiarsi solitamente è dovuto a diversi fattori tra cui sicuramente l’uso in zona di sonar militari e le ricerche petrolifere” aggiungendo subito dopo in un’intervista che non crede sia possibile per i 7 capodogli arenati a Vasto la prima ipotesi. E’ disponibile anche sul web una numerosa documentazione che acclara quest’affermazione. Cercando sul più noto e diffuso motore di ricerca su internet questi sono solo alcuni dei primi risultati:

http://www.joniandolphin.it/wordpress/wp-content/uploads/2013/12/CETACEI.pdf

(fonte: associazione di ricerca scientifica Jonian Dolphin Conservation)

 

http://www.enpa.it/it/salviamo_il_mare/Ricerca-idrocarburi-Cetacei.pdf

(studio a cura di numerose associazioni scientifiche e ambientaliste)

 

http://www.maremag.net/biodiversita/petrolio-mediterraneo-limpatto-sui-cetacei/

(studio a cura della redazione del sito stesso, composta da “un gruppo molto vasto di professionisti, studenti ed appassionati del mondo delle Scienze collaboriamo, all’unisono, con la rivista scientifica Scienze Naturali”)

Le nostre coste sono da anni luogo di ricerca ed estrazione idrocarburi mentre il decreto “Sblocca Italia” (il cui testo è stato firmato dal Capo dello Stato proprio nelle ore in cui si tentava di salvare quanti più capodogli possibili sulla spiaggia di Punta Penna) prevede addirittura che alle “attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi” venga riconosciuto “carattere strategico” per delineare procedure “chiare ma commisurate alla natura di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità”. Quindi progetti come Ombrina ed Elsa, il cui iter in queste settimane e mesi potrebbe concludersi positivamente (a cui ci permettiamo di aggiungere “Rospo a Mare” proprio al largo di Vasto, il cui provvedimento è in via di definizione e contro cui quindi la prima azione di contrasto – per la quale finora solo il Comune di Vasto si è impegnato – è un ricorso al TAR appena tale provvedimento sarà definito), verranno agevolati e avranno una via preferenziale.  

Appena diffusa la notizia moltissimi esponenti istituzionali di ogni livello si sono immediatamente recati sul posto e si sono attivati per l’emergenza. Per rispetto della tragedia del mare, dell’impegno civile di oltre 150 cittadini che si sono prodigati perché i capodogli salvati possano tornare liberi a vivere nei nostri mari e non a vedere soltanto rinviata nel tempo la loro agonia, bisogna fermarsi il prima possibile. Lo “Sblocca Italia” venga fermato, così come (rispettando così anche i 40.000 della manifestazione dell’anno scorso a Pescara e il solenne impegno ripetutamente preso nei mesi scorsi da numerosi esponenti istituzionali) l’iter autorizzativo per Ombrina Mare ed Elsa, mentre per “Rospo a Mare” il ricorso al TAR non veda protagonista solo il Comune di Vasto.

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