Gestione pubblica rifiuti: in Abruzzo periodicamente è emergenza. Non si può continuare così!
Era il 4 Agosto 2008 (più di 6 anni fa!) quando sulle cronache abruzzesi leggemmo una fortissima denuncia da parte del Comandante Provinciale di Pescara del Corpo Forestale dello Stato Guido Conti: entro la metà del 2009 la nostra Regione rischiava di piombare in piena emergenza, criticità presenti in tutte e quattro le province. In questi anni abbiamo visto varie emergenze in molti territori dell’Abruzzo. Dopo la fortissima denuncia del Corpo Forestale dello Stato varie in questi anni sono state le denunce, i dossier, i comunicati, le fortissime prese di posizione di ambientalisti e non solo (anche da parte nostra). Così come anche la magistratura si è interessata di varie situazioni, come riporta anche la cronaca di questi ultimi giorni.
Nell’ultimo anno e mezzo alcune notizie positive ci sono state ma ancora una volta ci si è trovati a rischiare una gravissima emergenza, passano i mesi e la situazione resta sempre la stessa. La gestione pubblica appare ancora arrancare, penalizzando i cittadini e i lavoratori, così come i Comuni virtuosi che sono riusciti con grande impegno a raggiungere importanti risultati nella raccolta differenziata. Una situazione che favorisce, e permette il consolidamento, soltanto del mercato e di forti posizioni private. In tutto questo, se si scorrono le cronache, uno dei pochissimi dati certi e ripetuti è stato il tentativo, reiterato spessissimo (soprattutto sotto le amministrazioni Del Turco e Chiodi, una sorta di “larghe intese” di fatto…), di avviare in Abruzzo l’incenerimento dei rifiuti, una tecnologia considerata da moltissimi (non solo ambientalisti) obsoleta e inquinante, oltre ad andare contro gli obiettivi previsti dalla legislazione italiana ed europea. La direttiva Europea 98/2008 impone agli Stati una gestione virtuosa e ambientalmente sostenibile del ciclo dei rifiuti, stabilendo già nel Preambolo che "la priorità principale della gestione dei rifiuti dovrebbe essere la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali", che "dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti", mentre le leggi nazionali stabiliscono precisi obiettivi nella percentuale da raggiungere di raccolta differenziata (il 65% alla fine del 2012…). Non si può continuare così, è inaccettabile mantenere questa situazione. E’ necessario cambiare immediatamente rotta, mettendo il solo interesse collettivo al centro, eliminando le criticità esistenti così da cancellare ogni rischio di future possibili emergenze, realizzare efficienti impianti pubblici, incentivare (e non penalizzare di fatto!) i Comuni virtuosi e spingendo i Comuni rimasti indietro a recuperare il prima possibile i loro ritardi.
La gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti dev’essere pubblica e tutelare gli interessi della collettività, senza che dominino il mercato e forti posizioni private!
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