Fermate Ombrina non il Parco Nazionale della Costa Teatina
“14 anni non bastano? Ne servono ancora altri? Dove potrà finalmente fermarsi il record dei record ormai blindato dalla (ex) Regione Verde d’Europa?” erano le domande poste il 16 luglio. Incredibilmente la risposta è che 14 anni non bastano e l’incredibile balletto sulla Costa Teatina andrà avanti. Settimane? Mesi? Anni? Questo (forse) lo sanno solo nei Palazzi le cui dinamiche, ancora una volta, spazzano via tutto.
Sgomento e rabbia non bastano a descrivere quel che questa settimana ha inaccettabilmente regalato all’Abruzzo: su Ombrina si prosegue come una locomotiva (probabilmente settecentesca a vapore …) mentre ancora una volta la conclusione dell’iter del Parco Nazionale della Costa Teatina viene rinviato. Su Ombrina il Governo Renzi non ha voluto ascoltare ragioni, si è ignorato tutto e tutti, spazzando via persino provvedimenti legislativi regionali e 100.000 presenze in piazza in due anni (40.000 a Pescara nel 2013 e 60.000 a Lanciano quest’anno …). Mentre sul Parco Nazionale della Costa Teatina c’è sempre l’opposizione buona per rinviare ancora. Per l’Abruzzo che si continua a vantare di essere la “Regione Verde d’Europa”, e i parchi esistenti come una grandissima ricchezza (lo ha fatto anche in queste ultime ore il Presidente della Giunta e massimo esponente di quelle istituzioni locali che nel luglio scorso hanno chiesto al Governo di non firmare il decreto istitutivo del Parco), è una realtà di fatto che come minimo dovrebbe far riflettere amarissimamente: per i petrolieri larghe praterie, per la tutela e la difesa del territorio solo corse a ostacoli sempre più alti.
Nel luglio scorso si chiedeva al PD di scegliere definitivamente da che parte stare. Le cronache di questi giorni danno risposte dure come macigni. Le minacce ambientali, il dissesto idrogeologico e l’erosione, il pessimo stato dei fiumi impongono un deciso cambio di rotta ad una politica che non vuol abbandonare l’epoca dei favori, senza respiro alcuno sul futuro ma legata solo al presente dell’algebra della ricerca continua di voti e consensi, che continuamente sacrifica il bene comune sull'altare degli egoismi di pochi e delle lobby dei piccoli interessi. Di tutto questo i responsabili se ne dovranno assumere la piena responsabilità, davanti a tutta la Regione, ad ogni disastro e minaccia e a tutto quello che metterà in pericolo le future generazioni. Senza se e senza ma. Basta con gli indugi nelle dinamiche di palazzo e di partito, di potere e di clientele, i proclami e le passerelle. Ombrina Mare, come ha ricordato in questi giorni il Coordinamento No Ombrina (al quale partecipano e le cui battaglie sostengono PeaceLink e l’Associazione Antimafie Rita Atria), non è ancora alla battuta finale. E le carte in tavola sono ancora tante, nello stesso verbale della Conferenza dei Servizi si afferma che l’istituzione del Parco Marino Regionale non è stato considerato. I 14 anni trascorsi nessuno li potrà mai restituire all’Abruzzo e alla sua cittadinanza, ma l’inaccettabile balletto sulla perimetrazione può essere fermato in ogni momento. Da subito, ora, adesso, senza se e senza ma.
In conclusione un’ultima annotazione: Confindustria protesta, dopo l’approvazione del Parco Marino Regionale, affermando che la sua approvazione va a “scardinare i principi della certezza e del rispetto delle regole”. Peccato che: 1) se le regole non fossero state cambiate dal decreto Passera, Ombrina (e non solo) sarebbe già stata bocciata definitivamente; 2) come già ha ricordato il Coordinamento No Ombrina c’è un qualcosa che si chiama democrazia (può sembrare strano, ed è sempre più raro effettivamente, ma anche in questa nostra derelitta Italia a volte mostra ancora dei sussulti … ) e quindi se la cittadinanza si esprime, sarebbe dovere di chi amministra (in nome e per conto loro) ascoltarla e cambiare anche le “regole”; 3) la stessa Confindustria da anni si sta battendo contro il Parco, chiedendone anche l’abolizione. Perché per Ombrina non sarebbe possibile nulla di nuovo e per il Parco si? Impedire ad una legge nazionale di essere concretizzata, non va a “scardinare i principi della certezza e del rispetto delle regole?”
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