Sgombero mercatino senegalesi. Non si può liquidarlo parlando solo di legalità
L’imponente blitz di questa notte, con il quale è stato sgomberato il mercatino dei senegalesi a Pescara, con un dispiegamento di uomini e mezzi a dir poco mastodontico (i cui costi, dalla trasferta dei reparti giunti da Napoli e Bari agli straordinari di operai e vigili di Pescara, sono a carico della collettività) suscita profonda amarezza e molta perplessità. Non aggiungiamo nulla alle prese di posizione già prese in questi anni, dai sit in di solidarietà al comunicato dell’estate scorsa nel quale abbiamo fatto riferimento anche allo sgombero annunciato nei caldi giorni del ferragosto (di un’estate che moltissimi pescaresi ricorderanno per la questione, ancora oggi d’attualità, della “salute” del mare…). Quanto accaduto non si può liquidare, secondo la nostra associazione, come una mera questione di legalità e di ordine pubblico. Ci sono interrogativi, politici e sociali, che non possiamo tacere:
- Come è possibile che ci fosse chi sapeva già (tanto da essersi preparato ad una presenza al momento dello sgombero) che sarebbe arrivata l’ordinanza? Come già abbiamo scritto nell’estate scorsa, soprattutto in coloro che si sentono “rappresentanti della sinistra cittadina”, un atto nei confronti di una comunità di migranti che suscita soddisfazione e plauso dall’estrema destra e “una città militarizzata per ore, manco fossimo nella Bologna o nella Roma degli Anni Settanta” non suscita “nessun turbamento nello schieramento che sostiene l’amministrazione? Il vessillo della libertà non si sventola?”
- Come si può parlare di “soluzione” e di “ripristino della legalità” per lo sgombero di una “soluzione provvisoria” che le stesse istituzioni cittadine avevano individuato qualcosa come 20 anni fa? Oltre che mostrare il volto della repressione nei confronti di persone inermi e pacifiche, la “politica” dovrebbe interrogarsi su se stessa e fare una profondissima autocritica, di cui non si vede traccia alcuna in queste ore
- Se veramente vogliamo parlare di legalità, come qualcuno ha fatto l’anno scorso e in queste ore, allora ci dobbiamo aspettare che i reparti speciali giunti da Napoli e Bari non lasceranno molto presto Pescara e l’Abruzzo? Partirà quindi già nelle prossime ore un enorme giro di vite nei confronti delle centrali della contraffazione? Se, come riportato da dichiarazioni ufficiali, merce contraffata c’era da dove proveniva? Chi sono i fornitori? Almeno dalla notte tra il 5 e il 6 ottobre 1991 la cronaca ambientale e giudiziaria di questa Regione è colma di corruzione, mafie, speculazioni illegali, devastazioni dei territori. Senza dimenticarsi, come già abbiamo ripetutamente denunciato e documentato negli anni, che Pescara è ai vertici nazionali delle classifiche sulle estorsioni e quella che vien definita la maggiore organizzazione della mafia romana ha origine nella nostra regione, dove continua a mantenere legami ben saldi e ramificati. Sta quindi partendo il più vasto giro di vite, la più massiccia operazione anticrimine della storia d’Abruzzo?
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