Mafie in Abruzzo, il ventre oscuro dei colletti bianchi. Mentre la politica smarrisce spesso la polis …
Mentre il ventre oscuro, fatto di droga, mafie, ecomafie, prostituzione, estorsione e altro – in Abruzzo non ci facciamo mancare niente, neanche il terrorismo neofascista su cui (sempre nel disinteresse totale) si sta celebrando un processo penale, https://issuu.com/casablanca_
Per inefficienza e fallimento della gestione pubblica. O per l’avanzare di corruzione, clientelismo, pronismo a interessi privati più o meno leciti. Perché passano gli anni ma l’Abruzzo resta la regione in cui 15 comuni hanno appaltato la raccolta rifiuti a Gaetano Vassallo negli Anni Novanta e negli Anni Ottanta l’appalto per la costruzione di alcune barriere frangiflutto viene vinto da Gaetano Graci, nella costruzione di un lotto universitario a L’Aquila è coinvolta una società che riconduce a Carmelo Costanzo ( secondo Pippo Fava erano due dei “cavalieri dell’apocalisse” mafiosa), della ex fornace di Tollo e dei rifiuti poi stoccati in altri territori non distanti, della mega discarica di Bussi e di quelle di Scurcola Marsicana, di ex capannoni industriali diventati discariche abusive e di tanti, devastanti, traffici di camorra. Clan che per anni e anni hanno concluso in Abruzzo il tour di rifiuti di ogni tipo (https://www.peacelink.it/
E, intanto, i colletti bianchi, le cricche e le cosche si insinuano e proliferano. L’ultimo rapporto della DIA, relativo al secondo semestre 2017, nella ricostruzione post terremoto pone la propria attenzione sulla fornitura del calcestruzzo e il “nolo a caldo” (un particolare tipo di noleggio che coinvolge non solo un’attrezzatura ma anche il personale per manovrarlo), settori nei quali le infiltrazioni mafiose possono agire. Il rapporto dedica molta attenzione al fronte del riciclaggio di capitali illeciti. Nelle 386 pagine del rapporto l’Abruzzo è citato almeno 14 volte, le maggiori su indagini e inchieste nell’ambito del riciclaggio e della finanza. L’operazione Omphalos, partita nel luglio 2017 da Napoli, è esemplare nel documentare la connessione della nostra regione con le reti nazionali del riciclaggio e dell’attività finanziaria della camorra. Il provvedimento del GIP di Napoli ha colpito “un’attività di riciclaggio realizzata essenzialmente attraverso investimenti immobiliari, con la complicità di funzionari di banca e amministratori comunali” che ha visto coinvolti i clan Mallardo, Puca, Aversano, Verde, Di Lauro e Amato- Pagano e che ha portato al sequestro di un patrimonio stimato 600 milioni in varie regioni tra cui l’Abruzzo. Due mesi dopo un nuovo sequestro sempre contro attività di reinvestimento di esponenti del clan Mallardo in Toscana, Abruzzo, Molise e Puglia. Il clan Mallardo è attivo nel territorio di Giugliano in Campania ma uno dei dati delle due inchieste che colpisce è che l’unica Regione coinvolta in entrambi è l’Abruzzo, non la Campania. E il fenomeno è molto più vasto di quanto si possa immaginare. Nel 2017 secondo il rapporto della DIA le operazioni finanziarie sospette sono state 189 mentre sono state oltre quattro volte (767) le operazioni relativa a “reati spia”. I “reati spia”, riporta la DIA nel rapporto, sono “reati ritenuti maggiormente indicativi di dinamiche riconducibili alla supposta presenza di aggregati di matrice mafiosa, tra i quali sono ricompresi impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, usura, estorsione, danneggiamento seguito da incendio”.
La Direzione Nazionale Antimafia già nel 2007 scrisse che l’Abruzzo è una regione “in cui la criminalità organizzata aveva trovato terreno fertile per il riciclaggio di denaro sporco”. Un terreno fertile coltivato già vent’anni fa anni quando la stessa DIA evidenziò la ricerca di nuove frontiere per il riciclaggio. E la prima inchiesta risale addirittura alla Prima Repubblica: era il 1989 quando la Procura di Palmi dispose l’arresto di quindici persone tra Calabria, Abruzzo, Campania e Sicilia, accusate di associazione mafiosa. Gli arrestati furono accusati di riciclare soldi dei sequestri di persona, assegni rubati ad istituti di credito, proventi di estorsioni attraverso collegamenti con il mondo finanziario e immobiliare.
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